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Gl’ Innamorati a Saronno tra Goldoni e Vanoni

da | Feb 16, 2024 | Arte & Teatro | 0 commenti

Teatro Giuditta Pasta Saronno | Gl’Innamorati – regia di Andrea Chiodi | Adattamento Angela Demattè – con Alessia Spinelli, Gianluca Bozzale, Gaspare Del Vecchio, Riccardo Gamba, Elisa Grilli, Cristiano Parolin, Francesca Sartore, Leonardo Tosini e Ottavia Sanfilippo

Gelosia e tempesta, sono le cose da cui sono voluto partire per raccontare questi innamorati, per raccontare gli sconvolgimenti anche irrazionali che accadono o possono accadere nell’anima umano e soprattutto nell’animo dei giovani. – Andrea Chiodi, regista e direttore artistico del Teatro Giuditta Pasta di Saronno

Gl’innamorati di Goldoni, un classico che rivela le piene potenzialità comunicative ancora oggi, confermando l’attualità e la modernità che trascende le epoche. Come una commedia in tre atti scritta nel 1759 può essere un meraviglioso vocabolario di quel che è affine o contrario ad amore e all’innamorarsi?

Semplicemente esaltando i personaggi e le relazioni, facendoli muovere in un gioco di parole, gestualità, intrecci, mantenendo intatto il canovaccio e pure l’ambientazione.

Le differenze che permettono l’adeguamento temporale alla modernità e impreziosiscono i passaggi sono gli elementi di modernità, questa la definizione data dal regista Andrea Chiodi, durante l’incontro presso il foyer. Un aspirapolvere, le cuffie per ascoltare la musica, le canzoni di Ornella Vanoni, sono piccoli dettagli indispensabili per dare il collegamento temporale a tematiche trasversali e presenti, anche in modo fastidioso, nella quotidianità: quanti litigi per gelosia? quanti dubbi per inutili sotterfugi? quante esplosioni di violenza per il troppo amore?

Il rapporto controverso, antagonista quasi, tra Eugenia e Fulgenzio è la trama macroscopica che si ramifica in sfaccettature e atteggiamenti che emergono da ogni personaggio. C’è amarezza, crudeltà, avarizia, astuzia. A ciò si contrappongono però anche movenze di compassione, di bene, di aiuto all’altro quasi caritatevole se non fosse che debba sconfinare anch’esso in un eccesso.

C’è del narcisismo, dell’egoismo. Nonostante una esasperazione a volte strabordante, troviamo sempre la figura dei camerieri (emblematica in Goldoni) che tengono le fila e aggiustano, spostano i nodi e i garbugli, creano lo sfogo.

Le pareti delle stanze nella scenografia molto minimale, hanno una tonalità gialla, sbiadita, evocativa di epoche passate, della gelosia, dell’inganno. Molto accade nei labirinti creati dai muri, impossibile da vedere. La restituzione è nella stanza centrale, palcoscenico dove vengono fuori le emozioni, le tempre, gli eccessi, le manifestazioni che talvolta per il doloroso entusiasmo si accasciano e si rivampiscono quasi immediatamente.

I personaggi sono folgorati dagli stessi sentimenti a cui danno corpo e parola. Quando vi sono questi elementi allora la scena ha solo bisogno di essenzialismo, è l’ascolto a risaltare i passaggi chiave e l’intera commedia.

Andrea Chiodi offre una regia che sa centrare un obbiettivo comune, facendo riflettere sui vari tipi di amore, sulla pietà a volte elemosinata, a volte negata, sulla pazza gelosia, sull’approfittarsi delle emozioni altrui, eludendole. Poi ci sono quegli amori e quelle tenerezze che fanno sfinire, che portano alla rabbia, che mettono dinanzi l’uno all’altro/altra e schiaffeggiano perché in fondo è come guardarsi allo specchio. Gli interpreti, attori giovani, talentuosi, capaci di palesare il loro essere <dentro> al personaggio, portano su una timbratura marcata l’intero processo inscenato dalle battute e dalle situazioni.

Uno specchio sulle pareti della stanza c’è. Quando Eugenia, Fulgenzio, Flamminia, Fabrizio, Lisetta, Succianespole, Ridolfo, Roberto ad esso si rivolgono, quasi bisognosi di avere una restituzione della propria immagine finalmente appagata nell’aver trovato un senso, Clorinda entra in scena la seconda volta. Prima di dare via alle danze e a svegliare da una sorta di catarsi tutte le altre emozioni virtuose e viziate, stimola i pensieri. Quanti si specchiano in questa cornice? Quante consolazioni ancora da ottenere? Quante esplosioni ed eccessi per amore e innamoramento debbono essere modellate senza che vi sia violenza? , senza che occorra amputare il nobile esistere dell’amore?

<Sapessi com’è strano

Darsi appuntamenti a Milano
A Milano
In un grande magazzino
In piazza o in galleria, che pazzia
Che pazzia
Eppure in questo posto impossibile
Tu mi hai detto “ti amo”

Io ti ho detto “ti amo, ti amo, ti amo”
Ti amo, ti amo, ti amo> [Innamorati a Milano – Ornella Vanoni]

La compagnia del Teatro stabile del Veneto ha portato in scena questa produzione in modo delicato, elegante, esaltando un classico goldoniano che offre una visione poliedrica di cosa è l’amore e quello che ne deriva, quello che ne è causa.

Il testo è stato scritto durante uno dei viaggi di Goldoni, l’autore stesso dice:

“Avevo ascoltato più di una volta le loro baruffe, le loro grida, le loro disperazioni: i fazzoletti lacerati, gli specchi spezzati, i coltelli sguainati. I miei innamorati sono esagerati, ma non sono meno veri; c’è più verità che verosimiglianza nella commedia, lo ammetto; ma sulla certezza dei fatti, credetti poter ricavare un quadro che faceva ridere gli uni e spaventare gli altri…..e così fu”.

Sappiamo amare gratuitamente? Oppure ci muove il mero bisogno a qualsiasi età? La necessità di possedere, avere la si confonde con amore? Quanto questo può portare ad una discesa di sé, in un limbo davanti ad uno specchio, afferrando una lama… quanto possiamo essere capaci di amare liberamente?

Metteremo in scena questa gioventù sconsigliata al limite degli enfants gatès, un incrocio di umanità disperate e divertite dentro un decadimento dell’anima, un decadimento dei valori forse, ma che nasce dalle colpe dei grandi, una generazione che non sa amare ma invidiare, che vuole essere altro da quello che è e dove aleggia anche una strana confusione tra l’amore vero, il sesso e il desiderio di potere. – note di Regia di Andrea Chiodi

Si ringrazia per la disponibilità e attenzione Andrea Chiodi, l’accoglienza del Teatro Giuditta Pasta, la professionalità della Compagnia di Attori e Attrici

erica g

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