flexile-white-logo

SID – Fin qui tutto bene

da | Gen 24, 2024 | Arte & Teatro | 0 commenti

Teatro Giuditta Pasta Saronno | 23 Gennaio 2023 | SID – Fin qui tutto bene | con Alberto Boubakar Malanchino – Scritto e diretto da Girolamo Lucania – Musica live e sound design Ivan Bert e Max Magaldi -Produzione CUBO TEATRO

Alberto Malanchino vincitore premio UBU under 35 come miglior performer dell’anno presenta al Giuditta PAsta il monologo denso e ritmato, per batteria e voce: “Sid, fin qui tutto bene

In Dialogo con Elisa Comandù di Cubo Teatro e Alberto Malanchino – la semplicità, la professionalità unita alla delicatezza di trattare ogni quesito emerso dai ragazzi e dal pubblico a fine spettacolo, toccano la parte sensibile e aggressiva che convivono dentro ad ogni essere umano. Provocano e danno risposte, tendono la mano e ci rendono consapevoli che il nostro io interiore è teso, desideroso di guide, luci, sperimentazioni e contaminazioni.

Il teatro permette innumerevoli approcci e angolazioni differenti. Scegliere una esposizione cruda, quasi violenta, denota il coraggio di un rischio volto a creare attivamente un inizio fecondo per chi non si accorge più delle possibilità. Il suono frantumato, vivo sulla scena, ci fa porre attenzione sulla scelta, propria, sola, indispensabile. Sid è anche questo e…

Sid è uno spettacolo a più livelli, adatto al palco, contiene elementi cinematografici, risulta un podcast crime. Sid è una maschera, non il personaggio. O forse si rende conto che per sostenere il personaggio deve indossare una maschera che la “mente collettiva” gli addossa. Finisce per crederci, ritrovandosi poi sdraiato a percorrere brandelli di vita, in una stanza, imprigionato. Lo è sempre stato?

Con Sid non si ha la presunzione di ripercorrere una intera esistenza ma solo alcuni scatti. – queste le parole di Alberto Malanchino, interprete di Sid, emozionato e al contempo capace di discernere quello che accade sul palco dal lavoro che è stato portato avanti per produrre un monologo d’impatto.

La volontà di Cubo Teatro, una associazione che si pone l’obbiettivo di osservare e dare voce alla realtà in cui si è installata e per cui propone uno sguardo attivo e concreto, azioni che vogliono lasciare quanto meno una riflessione, è proprio quella di smuovere, dare una spinta, forse per alcuni uno schiaffo.

Dal monologo di Sid la conferma arriva: i giovani desiderano porre domande su questa figura, su questo ragazzo assolutamente colto, con una grande padronanza di linguaggio, con una voglia di ricerca del bello, dell’estetica nella forma e nella sostanza, per sconfiggere i cliché che incontra nel suo quotidiano. La sua mente pare ricordare in parte il personaggio di Grenouille di Suskind?

Con Sid si è andati oltre la costruzione di un personaggio da prosa, ha un profilo, quoziente intellettivo altissimo e disturbo della personalità borderline. Ha una grande dimensione interna ed esterna di apatia con bolle empatiche in cui tenta di connettersi alle persone. Solo un attimo dopo recide il contatto, lo taglia, <cut>, una delle parole chiavi del testo e della scena. Sid è evocativo, dà una visione quasi macabra di una realtà che ci appartiene: ricadiamo nei pregiudizi, ci alieniamo attraverso la realtà virtuale, non conosciamo il nome del vicino di casa e siamo spazientiti dopo un iniziale momento di compassione dinanzi agli immigrati in coda al medesimo sportello. Sfociamo il nostro malessere nella navigazione virtuale, ben protetti su uno schermo.

Sid si muove agganciando le persone per esprimere il suo gusto fatto di griffe, di voglia di successo, di noia, di affermazione, scartando quello che è inutile, fastidioso, in eccesso. Usa sacchetti di plastica firmati. Uccide.

Un’intelligenza seriale, colleziona nozioni filosofiche quanto vittime. Che importa se è europeo di nascita con radici africane? Potrebbe essere ariano, con capelli biondi e occhi azzurrissimi. L’impatto che Sid ha su se stesso e sugli altri sarebbe il medesimo. Sid è vittima e colpevole in virtù di una <condanna> della mente occidentale.

Nelle poche connessioni che Sid ha verso l’esterno con la propria ragazza, la professoressa, recise nel momento in cui l’altro provoca nella mente clinica del ragazzo un <cut>, abbiamo in fondo delle chiusure. Dinanzi ad una richiesta, lAltro, l’esterno ha un atteggiamento di esclusione. Perché quando si vedono dei mostri fuori non ci si accorge di quelli che si ha dentro.

Sid è pericolo, emana questa energia. Allora si esclude. <cut>. L’educazione dei sentimenti è perduta. Senza che si abbia una giustificazione per questo. L’intento di tale produzione è lasciare ogni personaggio senza giustificazione, aperto alle possibili reazioni di ogni singolo.

Tutti possiamo essere vittime e colpevoli per aver partorito un mostro. Sid è emblema del disagio collettivo. La società riversa su lui l’insieme dei peccati. E così il ragazzo non può far altro che lasciare uscire tutto, come un vaso di Pandora, senza che però vi sia concessa la speranza. Quella è onere di ognuno di noi costruirla, produrla attivamente.

C’è un po di SID in tutti noi?

Il teatro ha la bellissima funzione di mettere in scena archetipi e di rivelare dinamiche forti. Sid e il malessere della società. Cosa è possibile fare attivamente per spezzare il loop vittima – colpevole?

Sid, in una delle sue repliche, al Teatro Franco Parenti di Milano. Vi era un padre presente. Al termine, confessa che il monologo ha sbloccato qualcosa in lui. Da tempo non parla con la figlia ed ha compreso chiaramente il perché. C’è una incompatibilità di comunicazione tra le generazioni. Da lì avrebbe lavorato per colmare la distanza.

La speranza non è nel testo perché ci sono molti elementi lasciati senza finale. Ciascuno ha la possibilità, se desidera di dare un nuovo inizio a questi spunti. Il testo è volutamente crudo, capace di mettere a disagio, generare piccoli fastidi. La forza è notevole, le parole sono mostruose. Questo tratto però è bene sottolinearlo, è assolutamente umano.

Nell’umano c’è anche questo, c’è il demone: per esorcizzarlo ci si avvale del gioco artistico e teatrale, senza presunzione, solo con il desiderio di provocare delle riflessioni, degli smottamenti emotivi.

Non esistono verità assolute, qui è possibile evidenziarlo con maggior enfasi. Esistono però degli strumenti e dei gesti che si possono fare per interrompere degli schemi sociali e individuali distruttivi. Ci vuole ascolto, bisogna avere più cura e sensibilità nella salvaguardia dell’essere umano: quando una persona domanda aiuto, non denigrare o sminuire il contenuto di quanto sta manifestando.

Il bisogno è legato alla necessità di una guida, di un appiglio. In Sid è palese: c’è un’assenza di “padri”, siamo la generazione dei figli dei figli. Manca assolutamente la figura genitoriale causando assenza di empatia, di direzione, di responsabilità.

Sid nasce dall’idea di chi lavora a Cubo Teatro, realtà presente in un quartiere di Torino, fatto da case popolari, da racconti di ragazzi della seconda generazione che hanno messo a nudo il loro vissuto. Raccogliendo le testimonianze, ispirandosi al libro di “Alì il magnifico – Paul Smaïl”, Cubo Teatro grazie ad una collaborazione attiva, ricca di fermento, di contaminazione positiva, è riuscita a teatralizzare scorci di realtà quotidiana, generatori di uno stupore, uno schiaffo emotivo indispensabile per dare ascolto, favorire uno sviluppo individuale e collettivo.

Tra i progetti di Cubo teatro prossimamente vedremo la realizzazione di Molly Russell, la ragazzina 14enne vittima dei Social; per quanto riguarda Alberto Malanchino, egli sarà la voce di Bob Marley nell’atteso “Bob Marley One Love” nei cinema a febbraio; prossimamente farà parte del cast di Fedra regia di Tiezzi prodotto da ERT.

Si ringraziano l’accoglienza e la dedizione di Elisa e Cubo Teatro, la disponibilità e umanità di Alberto nel conversare con squisita trasparenza d’animo, l’attenzione alla sperimentazione e l’ospitalità del Teatro Giuditta Pasta di Saronno

erica g

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Related Posts: