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In compagnia di un nuovo anno il rigore si farà?

da | Gen 1, 2020 | Tempo libero | 0 commenti

Ed eccoci qui, davanti al caminetto a sorseggiare un buon tè caldo in compagnia di un Giovane baldanzoso e fiero che pare un po’ bambino e un po’ adulto. Abbiamo camminato e affrontato già piccoli saltelli per una prova ad ostacoli in miniatura: in fondo è il primo giorno dell’anno e bisogna già sperimentare le nostra tempra ed il nostro coraggio. Scherzo con questo Giovane suggerendo di andarci piano, si hanno davanti altri trecentosessantacinque giorni (eh sì, quest’anno è bisestile, non scordiamolo!) per testare questa capacità. Lo vedo alzarsi e farmi un buffetto sulla guancia, si muove verso di me, quasi spaventandomi e abbozziamo due passi di valzer. Sorrido e ripenso ai giorni trascorsi ed ancora tiepidi, carico di emozioni lo sguardo e rivolgo tutto al Cavaliere che è di fronte a me: comprende al volo ciò che sono le mie paure ed i miei dubbi. Mi prende la mano e mi fa accomodare sul divanetto. Estrae dalla tasca una foto ed insieme evochiamo il solo ricordo che a lui può essere concesso, tutto il resto non può conoscerlo poiché Egli è il 2020!

Il grande e poetico narratore, un uomo apparentemente irraggiungibile per la sua conoscenza e la sua memoria, eppure una persona semplicissima e dal cuore di un gigante, racconta quei secondi che intercorrono tra il fischio dell’arbitro ed il piede “del rigore”: sarà davvero rete? L’angolazione è sufficiente? E se fosse stato calciato col destro?

E se Garrincha, stella dell’ala destra e un asso nei dribbling, non avesse bevuto tutto quell’alcool e non si fosse dato così tanto alle donne? Forse sarebbe volato in cielo in modo diverso, non tra stenti ed abbandono, forse avrebbe giocato di più, forse…

E se nella giornata del 28 Settembre 1918, durante la seconda battaglia della Marna, il soldato britannico Tandey avesse sparato ad Adolf Hitler caduto ferito sul terreno? Ci sarebbe stato il dolore della deportazione e di quegli anni terribili?

E se Nelson Mandela non avesse resistito con fede e costanza e coraggio 27 anni dietro le sbarre di una cella, osservando solo una briciola di cielo che ne sarebbe del Sudafrica?

E se Wernher von Braun non si fosse scontrato con la lettura del “Die Rakete zu den Planetenräumen” (n.d.r. – Il razzo nello spazio interplanetario) scritto da un certo Hermann Oberth si parlerebbe di allunaggio? Avrebbe conosciuto il temibile progetto di Hitler e sarebbe passato poi sotto la bandiera americana?

Ecco il dubbio che assilla l’uomo e non consente di vivere appieno e di vivere liberamente! A volte il temibile “e se” ci fa ritrovare in un limbo: porta rossa o porta nera?

Eppure bisogna essere quello che si è senza interrogarsi sui differenti “e se”: il pianista un po’ stralunato continua a suonare e lo speaker assillato dalle fatidiche ipotesi forse si da tregua. Federico Buffa? Lui, con la sua poetica e la straordinaria dialettica che incanta e fa ascoltare per ore intere, addirittura giornate, le piccole e grandi storie di campioni noti e altri meno, continua a raccontare, seduto su una panchina, alle cui spalle c’è un murales raffigurante la copertina di Sergeant Peppers dei Beatles…

Ed eccoci qui, Scherzoso Giovane che mi riavvii i capelli e mi incoraggi di già! Su, ti preparo qualcosa e poi camminiamo, abbiamo tanto da fare e da scoprire! Sei così giovane e mi fai già l’occhiolino, mi incanti e sei consapevole che mi sorprenderai con sorrisi e qualche lacrima, lasciami fare… So che tu mostrerai pazienza e coraggio, lascia che ogni tanto scherziamo ed insegnami a danzare per affrontare gli ostacoli. So che mi farai gustare il sapore amorevole delle cose semplici, vero balsamo dello spirito e del corpo…

Ma ora andiamo che facciamo tardi! Ecco, sono pronta, un paio di scarpe, il sorriso e la porta si apre, il rigore comunque è già fatto!

Si ringrazia il Teatro Auditorio di Cassano Magnago

Si ringrazia Federico Buffa e tutto il cast de “Il rigore che non c’era”

Buon Anno

 

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