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Da Saffo a Elsa Morante, da Lella Costa a Emanuela Quintiglio

da | Lug 3, 2022 | Testimonianze & Racconti

rosa-rossa-2 ViggiùEmanuelaQuintiglio_ok_ Varese Estense Festival Menotti: in questo Festival si potrebbero presentare tantissime Donne carismatiche, i cui gesti e voci, sono doni che esse fanno per il benessere del piccolo cosmo in cui si vive la quotidianità, per il benessere dell’Altro, per connettere l’uomo – l’uno con l’altro – alla
bellezza di una Natura che offre molto e che l’Arte elogia.

Di queste Donne, incontriamo Serena Nardi direttrice artistica e fondatrice del Varese Estense Festival Menotti, Mara Grisoni imprescindibile e preziosa presenza, Silvia Priori, Lidia Bramani, Gloria Campaner e molte altre figure femminili cariche di densa bellezza e spessore.

Nella conferenza stampa del Festival, l’energia, il brio e la brillante dinamicità dell’Avvocato Emanuela Quintiglio, ha lasciato una traccia, un’orma e così, il desiderio di bussare alle sue porte apre uno scorcio su una donna valorosa.

<Emanuela: Donna, Avvocato, Sindaco, Madre, Amica, Consigliera Provinciale per il turismo, cultura e sport. Un piacere conoscerti e poter confrontarsi con te sul festival, sul suo significato ma anche sul territorio e la necessità di creare rete, connessione, integrare nelle maglie delle necessità primarie la cultura, bene prezioso quanto l’acqua e la libertà, due parole che toccano temi fondamentali. Quali sono le tue volontà in merito, la direzione e la rotta che intendi seguire, i progetti sia come professionista, come donna rappresentante di istituzioni e come, semplicemente, Emanuela?>

<“Qualcuno, io dico, si ricorderà di noi nel futuro” – cit. Saffo

Una delle prime frasi che aprono il libro di Serena Dandini “Il catalogo delle donne valorose”, una piccola enciclopedia che racchiude 34 incredibili storie di donne meravigliose!
Che cosa ne pensi Emanuela di questa citazione? Come si riflette sulla tua personalità e sul tuo quotidiano sia professionale (quando vesti un ruolo istituzionale) che personale?> E: Questa citazione mi ha fatto pensare che, in qualche modo, davvero il mio nome sarà “ricordato” per sempre perché quando qualcuno mai ripercorrerà le vicissitudini della pandemia a Viggiù, primo paese d’Italia a vaccinare l’intera popolazione dai 18 anni in su, inevitabilmente si ricorderà che il sindaco era tal Emanuela Quintiglio!  (Mi gira la testa a pensarci!)
Eh sì, tutti noi che abbiamo attraversato questo periodo saremo, nostro malgrado, ricordati nei libri di storia. Sarebbe interessante poter leggere già ora per sapere come è andata a finire: ne siamo usciti migliori, uguali o peggiori?
La certezza per ora è che stiamo vivendo cambiamenti epocali e dobbiamo sforzarci di adattarci, senza voler a tutti i costi mantenere le abitudini che abbiamo appreso e che, stiamo accorgendoci non essere più sostenibili. <“Con questo parziale inventario, mi auguro di poter ispirare la fantasia di nuovi ibridatori e forse anche a colmare un poco le immense lacune dei compilatori di libri scolastici e non solo; ogni minuscola goccia in questo mare di oblio può servire a ristabilire un millenario squilibrio; […]
Quante donne di valore hanno conquistato almeno sul campo – o meglio nei giardini del mondo – il nome di una rosa. […]
L’elenco di donne che meriterebbero di essere ricordate come valorose è praticamente sterminato e ricco di biografie stupefacenti: questo catalogo non ha la pretesa enciclopedica di fare giustizia dell’amnesia collettiva che ha privato la storia di una parte essenziale del suo albero genealogico ma, vuol solo farvi assaggiare quell’epopea sommersa e magari stimolare la curiosità delle nuove generazioni così a corto di esempi
edificanti” cit. Libro -Il catalogo delle Donne-

Emanuela, come sei giunta ad essere la Donna in tutte le tue sfumature di oggi? Come vedi la bambina di un tempo e ciò che rappresenti oggi? Il tuo fanciullino interiore c’è sempre? Quale rosa ti senti di rappresentare?>

La bambina che ero desiderava crescere in fretta per “fare qualcosa di importante”, “per poter dire la sua”, mi piaceva studiare proprio per il gusto di imparare e di accumulare Sapere.  Sognavo e fantasticavo tanto sulla mia vita da grande ma oltre ai desideri “classici” quindi il principe azzurro, l’abito bianco, ho sempre fantasticato di affermarmi nella vita lavorativa. Dopo il liceo linguistico, la facoltà di giurisprudenza: è stato subito amore per il diritto, le leggi, capirne la ratio, scavare, approfondire, criticare, cercare l’altra faccia della medaglia …. come continuo a fare!
La bambina che ero è soddisfatta della donna che sono oggi, sicuramente le sfuggivano le fatiche che fanno le donne madri, moglie, figlie, lavoratrici ecc., ma è entusiasta del guardaroba e delle borse che può permettersi!
Se potessi rappresentare una rosa, di cui non avrò mai eleganza e bellezza ambirei a rappresentare la regina delle rose, la rossa: rosso amore, rosso passione.
E per concludere, sì assolutamente, il fanciullino interiore c’è sempre, c’è sempre la voglia di crescere, imparare ma anche di prendersi di giro e giocare. <Dal libro di Dandino, nasce l’idea di  Serena Sinigaglia  di espandere, grazie ad una straordinaria Lella Costa, la raccolta enciclopedica, arrivando a quota cento, portando sul palco questa idea folle, dal sapore di un’avventura verniana: “Se non posso ballare non è la mia rivoluzione”.
Quali sono le tue rivoluzioni?

E: Organizzare mostre o concerti senza saper tenere in mano una matita e stonata come una campana rotta così come fare Zumba….. ma senza troppe pretese!

<Quali sono state le donne – o, perché no, anche uomini se ci sono stati – nella tua vita, fondamentali? In famiglia, nel percorso formativo, nei libri o negli incontri?>

E: Più uomini che donne , il mio papà (mancato prematuramente da un anno) che mi ha insegnato a non fermarmi mai alla soluzione più ovvia, né a quella più facile, né a quella che seguono tutti ma a guardare sempre oltre. C’è il mio “primo sindaco”, Antonio Banfi, che mi ha trasmesso un forte senso di rispetto per le istituzioni e la totale dedizione per Viggiù e direi per l’intero nostro Paese.
Una donna la cui figura mi ha recentemente affascinato ed ispirato è Michelle Obama perché è “una di noi”.
Seppur a livelli ben più “altissimi” dei miei, ha dovuto anche lei trovare il modo di conviviare la voglia di famiglia con il desiderio (sacrosanto)  di affermarsi professionalmente.

<Avvocato, sindaco e consigliera: difficoltà, soddisfazioni e ritmi frenetici di questi traguardi che recano in sé l’onore di un servizio volto al benessere del prossimo, della propria città, e anche l’onere di essere in prima linea responsabili: come vivi tutto questo (considerando che l’immaginario collettivo vede tali figure in modo troppo stereotipato)?>

E: La verità è che poter fare un lavoro impegnativo ma appagante, così come avere la possibilità di prendere decisioni che riguardano la collettività è un privilegio assoluto; lamentarsi delle fatiche o delle responsabilità non è, secondo me, rispettoso delle persone che ci danno fiducia: abbiamo preso un impegno consapevoli delle difficoltà (e del mal di fegato?!!) che comportava.
Le responsabilità, le fatiche sono conti che la vita presenta a tutti, quindi non è il caso di pensare che le mie siano più “faticose” o più “importanti” di altre. I problemi si affrontano e si risolvono uno alla volta con tanto lavoro … ma lo l’ho imparato (non proprio!!) passando per tante arrabbiature. E: Alla domanda che mi fanno in tanti “come fai a far tutto?” la risposta è “non faccio!” semplicemente, mi pare di navigare a vista e arrivare ogni giorno fin dove si può.
Hai detto bene, la figura della “donna in carriera” è troppo stereotipata, oggi tutte ci “arrabattiamo”, come meglio possiamo, tra mille impegni: io ho scelto ruoli “visibili” e pubblici ma vivo i conflitti di tutte noi nel conciliare la “propria” vita con quella della famiglia che dobbiamo accudire (figli, genitori, mariti o compagne che siano). Quindi, più che conciliare tutti gli impegni, cerco di sopravvivere all’incapacità di saperli conciliare.

<Parlando di donne spesso si accede all’ideologia di femminismo, come ti poni su questo tema? Credo fortemente che ci debba essere una integrazione, che tutti, uomini e donne, debbano avere il proprio valore, senza eccessi e senza che vi siano perdite di dignità; i temi scomodi riguardano tutti i generi, spesso vengono taciuti. Qual è il tuo pensiero e il tuo modo di agire – professionale e personale – in merito a questo?>

E: Il femminismo è un ideologia che non mi è mai davvero piaciuta o che, per lo meno non ho mai vissuto come qualcosa dei mie tempi, oggi le donne non vanno “tutelate” perché non siamo una minoranza o un diverso, e lo dobbiamo capire noi per prime! Dobbiamo affrontare il mondo del lavoro, la politica, la vita in generale come “pari”. Questo, ovviamente sotto il profilo “ideologico” e come approccio mentale; sotto il profilo dell’operatività, la parità a livello professionale si potrà raggiungere davvero, a mio parere, solo quando anche in Italia garantiremo servizi per l’infanzia davvero efficienti perché la chiave di volta è quella: se il tuo bambino è ben accudito fuori casa con costi e spazi sostenibili, allora la mamma può davvero dedicarsi al lavoro.

<Riuscire ad essere ciò che si è, è la più grande sfida trasversale all’uomo, che spesso si dimentica della sua natura, una natura che viene oltraggiata, dimenticata… nei tuoi obbiettivi c’è la volontà di portare alla luce bellezze nascoste, di salvare e salvaguardare, proteggere le fragilità dell’uomo e di ciò che ci circonda. Sono numerosi i tuoi interventi nel sociale: potresti raccontare qualcosa?>

E: Gli interventi per le persone, quelli fatti nel silenzio, quotidianamente, nella vita di un sindaco, sono la più autentica soddisfazione che un amministratore può ricevere. Non dimenticherò mai le “telefonate Covid”: la paziente 1 di Viggiù, una ragazza incinta, il figlio che mi chiedeva come fare ad organizzare il funerale del padre agonizzante in ospedale perché non poteva neanche uscire di casa … parlavo con loro perché davvero in quel momento non avevano altri cui fare riferimento, cercavo di dar loro coraggio e poi attaccavo e piangevo sopraffatta dalla paura e dalla preoccupazione.

Pensando invece ai tempi di “normalità”, è molto appagante riuscire a realizzare piccoli servizi al cittadino o piccoli eventi che però sono davvero apprezzati, anche se da pochi, per cui però fanno la differenza. Penso al corso gratuito di mini basket fatto per dare un’opportunità di fare sport a chi non ha i mezzi per spostarsi o, al pomeriggio musicale dove magari assistono poche persone eppure, portano a casa un’emozione autentica un piccolo arricchimento. Penso ai ragazzi diversamente abili che suonano come guest star! Tanti semi sparsi che possono diventare immensi campi profumati!

<Il percorso nella vita di Emanuela, una delle molte donne che continuano la lunga lista di Dandino e di Lella Costa, fa domandare se anche lei ha un proprio motto, una frase che la contraddistingue, qual è?>

 

Si ringrazia Emanuela Quintiglio con estrema gratitudine, si ringraziando la Direttrice Artistica Serena Nardi, Mara Grisoni e tutti gli organizzatori, le istituzioni e gli sponsor che hanno permesso il Varese Estense Festival Menotti

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