Incontro con Chiara Giroldi e Elena B. | Tematica di sensibilizzazione su ipoacusia e sordità
<Non saprò mai se è stata la meningite o la cura antibiotica, so che in quei fatidici trenta giorni, ho perduto l’udito.> cit. Chiara Giroldi

La sfida posta a Chiara Giroldi dalla malattia, la mette dinanzi ad un percorso ben più lungo di nove mesi per poter nascere di nuovo ed arrivare ad essere la brillante ragazza dall’accento europeo che oggi la contraddistingue. Ma, prendiamoci del tempo, intratteniamoci e lasciamo che gesti e parole affiorino sulle labbra, attraverso le dita.
Solitamente affinché un bambino possa entrare a far parte di questo mondo, occorrono 40 settimane, una figura maschile ed una femminile, il ventre di una donna pronta a diventare genitrice, una buona dose di pazienza così da permettere ai sottili processi fisiologici di accadere.
Si segue settimana per settimana lo sviluppo straordinario della vita, se poi la Luna offre la sua benevola influenza, il primo vagito, godrà di un sostegno celeste.
Ripensando oggi a tutti gli ostacoli da oltrepassare e, completare, affinando, il proprio sviluppo oltre i canoni della biologia, Chiara, sa quante risorse interiori ha dovuto interpellare, facendo leva sull’incoraggiamento e sull’amore di chi le stava accanto.
La vita è burlona e mischia carte, regole a suo piacimento. Offre la possibilità di giocarsela, la partita, alle sue condizioni. A questa ragazza ha dato l’opportunità di aprire delle porte: per farlo ne ha dovute chiudere necessariamente altre.
Chiara, con non poche difficoltà, è riuscita a strappare lo scacco matto, vincendo con la vita. Ed ora, nonostante vi siano ancora questioni legate a pregiudizi, scaramucce capaci di piovere nella quotidianità, Chiara emana solarità con un suono da scoprire perché prodotto con i gesti, con il corpo e gli occhi. Non c’è una sillaba stonata ma tantissimo calore e positività.
La lingua dei segni (LIS) non è la simultanea traduzione del linguaggio verbale, scende nel profondo, nel para-verbale, abbracciando uno spettro espressivo, molto più incisivo e d’impatto. C’è un sentire ed un collegamento tra pupille, sguardi, si entra in quella sfera che la formalità generalmente vieta.
Si cercano le mimiche sottili sottese al più piccolo movimento muscolare e nervoso.
Chiara porta una piccola protesi invisibile (apparecchio endoauricolare) che le permette di ascoltare i suoni e di poter sentire per come intendiamo noi questo verbo. Essendo un apparecchio amovibile di dimensioni ridotte, quando la giornata è conclusa, può levarlo, distaccandosi dal mondo. Chiara si proietta in un antro profondo, introspettivo, in cui ci sono altri strumenti per accorgersi di ciò che accade attorno a lei. All’inizio si adoperava ad allenarsi, praticando esercizi di apnea sonora, ora è tutto molto diverso! Si accosta al momento serale come ad un rituale, ritrova sé, si accorge della direzione e della rotta che nel quotidiano traccia.

Nella routine di Chiara troviamo tantissimi stimoli percepiti dagli speciali “auricolari”, una novità spiazzante per gli anni in cui lei con i propri genitori, caparbia, optava per una strumentazione lontanissima dai classici protocolli, in cui era previsto l’impianto cocleare.
La musica, il recupero del linguaggio attraverso proposte motivanti, capaci di stravolgere ogni categorizzazione, approdare alla gestualità ed infine alla lingua dei segni, tornare ad assaporare la parola: una missione impossibile ed impensabile per gli anni Novanta. Eppure!
Era necessario accomodarsi in questo “ventre” ben diverso da quello disegnato nelle illustrazioni di enciclopedie e manuali. Si dovevano investire molto più energie, altro che nove mesi in placida tranquillità, dormienti, affaccendati solo a nutrirsi, girarsi e concertare ogni passaggio di sviluppo al momento giusto.
Qui occorreva aggrapparsi agli appigli ed alle ancore pronte ad innalzarsi, salpare verso mete più o meno sconosciute, il vento delle parole e dei suoni si identificava come ricordo, ne si doveva trovare un altro. Così Chiara emerge nella luce, costruendo fondamenta d’avanguardia, scavando per trovare la propria sorgente ed emettere il suo unico e personale suono.
La sfida ha ribaltato qualsiasi classifica ed esito.
Oggi Chiara è una ragazza piena di energie, dolcissima, determinata, impegnata nell’educazione di giovani, ragazzi, adulti verso questa tematica. La lingua dei segni non è qualcosa di marginale, accessibile a categorie “speciali”, “diverse”, è una forma di apprendimento, una competenza linguistica che dovrebbe essere trasversale a tutti. I traguardi ci sono: la Giornata Mondiale dei sordi il 18 Settembre, la divulgazione e la sensibilizzazione di questa tematica attraverso la comunicazione, l’arte, l’impegno di un maggior numero di istituzioni ed enti che guardano con favore, impegnandosi a livello culturale, pedagogico, economico. Sono esempi, trampolini necessari ad espandere sempre di più un argomento che vuole abbattere i confini per i non udenti.
Hanno le medesime possibilità, qualità, anzi! In un certo qual modo il loro senso del suono è possibile viverlo, sperimentarlo, secondo forme sensoriali, percettive più appaganti. Attraverso di loro, è possibile ricevere un suono dal mondo e dal quotidiano più incisivo, forte, chiarificatore.
Il buio sonoro attraverso la testimonianza di Chiara mostra una vera e propria aurora.
Non mancano le difficoltà: il bisogno di cercare le labbra negato in questi ultimi anni ha costretto a dover decodificare solo gli occhi e le sopracciglia, cogliere nelle mani e nel corpo i sentimenti, le emozioni di atteggiamenti e tradurli nella mente, il rifiuto e le porte bloccate.
Il riscontro di tanto impegno e di aver avuto la gioia di realizzarsi come donna e educatrice, in Chiara, ha portato ad arricchirsi, ad aumentare l’attaccamento ad una vita “alta” e “abbondante”. Tra i vari aneddoti che confida, vi sono l’esperienza del laboratorio teatrale realizzato introducendo la LIS, i workshop con personaggi che hanno trovato nella sordità una motivazione di crescita interiore unita alla volontà di condurla e trasmetterla. Si pensi al cantante RAP Brazzo (Francesco Brizio) ed a Andrea Falanga.

Persone, figure, anime che hanno un suono ed una nota per cui solo un grande compositore come Beethoven potrebbe indovinarne il giusto collocamento sul pentagramma. A noi resta la bellezza positiva da loro emanata, dobbiamo essere capaci di coglierla e diventare con loro testimoni attivi.
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Suo figlio e sua figlia si accorgeranno di questa musica che circonda Chiara, la ragazza determinata, dall’accento straniero ed i lineamenti nordici?
La risposta è che i fanciulli sanno sorprendere, oltre ogni comprensione razionale!
I traguardi raggiunti da Chiara e da tutti coloro che “sentono” con altri sensi sono incorniciati dalle seguenti date:
- 19 Maggio 2021 è il giorno in cui in Italia si è riconosciuta la LIS
- 23 Settembre (I° Annualità 2017) Giornata mondiale della Lingua dei Segni
Portando la mano al cuore, c’è tanta gratitudine verso questa testimonianza! Grazie Chiara ed un riconoscimento altrettanto speciale ad Elena B, liceale di Scienze Umane dell’Istituto Maria Ausiliatrice di Varese.
erica g.
grazie a voi per la diffusione di questa sensibilizzazione che spero possa toccare cuori ancora “impreparati” sull’argomento.