Le persone stra-ordinarie gustano cocktail in cristalli vintage, prendono appunti su bigliettini del treno, dimenticandoseli in un libro, compongono note di sopravvivenza, passeggiano con le dita intonando canti a cappella, per poi lasciare scivolare le articolazioni, su tasti bianchi e neri del pianoforte, posto in un angolino arricchito da pregiati ninnoli degli anni Trenta.
Le persone stra-ordinarie vivono di momenti, per istanti, senza che cada nulla nella banalità di un limbo.
Ci sono dei momenti imprescindibili.
Sono quegli attimi in cui ci si accorge della vita, del respiro, del primo vero vagito e della caducità della propria esistenza.“Sì, esisto e nel contempo sono effimero.”
Sono quei momenti – anafora voluta – che non rispettano l’ordine cronologico del tempo stabilito dagli umani, piuttosto scompaginano il senso logico e lo mescolano, sembrerebbe che si divertano a prendersi gioco di chi tenta di starci dietro a questo tempo! Così, in un ragazzino di 7 anni che arriva ad ultimare i compiti di scuola, preparare lo zaino, godersi le occhiate di luce e le prospettive che realizzano su palazzi e angolature, sul finire di una Domenica pomeriggio, vediamo accendersi la consapevolezza che un giorno, i suoi occhi terreni, non vedranno più né affanni, né bellezza. Sono le 17.30 di una Domenica pomeriggio qualunque, il Sole fa il primo sbadiglio sulle strettoie del centro storico di Como e questo ragazzino di 7 anni, sa che nella vita, c’è la morte. Quanta filosofia può starci in una proposizione simile? Non basterebbe una vita e nemmeno sette miliardi di vite per rispondere a tale domanda! Il bambino – un ometto in verità! – né è cosciente in qualche modo. Ed inizia il suo percorso nel mondo, conoscendo, prima della saggezza, prima della vera verità della vita (e tutt’oggi sa di non averla ancora incontrata), gli eccessi, le storpiature, i paradossi. Così fino ai diciannove anni, il lungo (o breve?) periodo che è multiplo di tre, vede questo ragazzino – adolescente, impegnato a sperimentare le goliardiche avventure del quotidiano. Ed in condotta riporta un otto, escogitando fantasiosi rebus per assicurarsi questa garanzia e proseguire, senza intoppi, una carriera scolastica che non sente propria. Fino a che non c’è un obbligo. I genitori di questo prodigioso essere vivente desiderano per lui una brillante esistenza terrena, lo iscrivono ad un percorso in cui lo studio è fondamentale: incontra così il pianoforte, mediante una imposizione! Un obbligo che fa nascere l’amore. Quanto è giusto che i figli siano lasciati liberi? Quanto vale un imperativo se fatto per il bene? Domande che aprono incendiosi dibattiti eppure, grazie a questo obbligo conosciamo oggi, un Maestro innamorato dell’Arpa, la sua sposa, con il quale insegna, conduce gli spiriti all’estasi, li fa impressionare, recuperandone il senno, riportandolo nel corpo caduco eppur affamato. Con questa sua sposa, ordina le note, recupera passaggi che la musica si è dimentica, li getta con maestria sul pentagramma e li diffonde, come impollinatore dell’Arte. Quanti aneddoti sono deposti nella sala da Te Lopez [Sala da Tè – Gioielleria – Tea Room Lopez], un museo e un circolo di pensieri e culture! La voce di questo bimbo oramai cresciuto e divenuto uomo, fa scorgere la nobiltà e l’umiltà: potrà mai essere un compositore, un ragazzo così naturale, per nulla toccato da maschere o barriere? Potrà mai lasciare che questa vulnerabilità ammaliante invada chi lo incontri? Il sorriso e la gentilezza sono i medesimi per gli altri artisti presenti e per i comuni ascoltatori, incuriositi e assetati di ricerca. Perché per questo artista, Fabius Constable, fondatore della Celtic Harp Orchestra, è giunto il momento di condividere lo straordinario tesoro raccolto sino ad oggi, donando un manuale di sopravvivenza per persone stra-ordinarie. Ne ha incontrate molte, ne conosce altrettante, sono forse in ombra eppure esistono, sono capaci di nascondersi ma il loro ritmo cardiaco permette di distinguerle. Custodite negli appositi e occulti “vani” energetici di Fabius come cassette di sicurezza, queste persone – forme vibrazionali di luce – stra-ordinarie, sono auscultate, curate, coltivate, con devozione e attenzione. Ecco che i brani di questo manuale, le note suonate in questa preziosa e densa sala da tè, arricchita da un gusto vitale, ottocentesco, a tratti barocco – di questo la gratitudine va all’attenzione arguta di Maria Grazia Lopez -, raccolgono e restituiscono il riscatto per chi vive il quotidiano tra le righe. La voce di Fabius, il pianoforte, le storie dal grande potere maieutico, consegnano una profonda leggerezza, un testimone! C’è un Principe e un maggiordomo. L’uno non può essere che l’Origine Prima d’Amore e l’altro non può che essere la mente, razionale e talvolta presuntuosa. Altri hanno approcciato diversi pareri sul maggiordomo ma in fondo, ciascuno vede le proprie incongruenze e le proprie virtù nella simbologia delle storie.- Ho visto la mente, infreddolita se lasciata dis-accordata.
- Ho visto una strada aperta dal Principe, aveva la mano tesa, un fiume e un albero posti all’inizio di un varco: da lì la Prima Arpa.
- Ho visto tre note cadere sui palmi delle mani, assurde, un Fa maggiore, un Re alto, un Sol: chi ne scrive almeno un passaggio?
- Forse è il simbolo dei miei sette anni, in cui so che c’è un ultimo respiro?
- Forse è il battesimo che apre alla filosofia?
- Forse è il passo indietro con cui mi trovo sempre a fare i conti, avendo dinanzi il capitano della nave, lui sì Principe Stra-ordinario… ed io, pronto a scardinare il mio Ulisse?
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