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Di Rose, di Artista, di Donna: boccioli

da | Set 16, 2020 | Testimonianze & Racconti

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Si entra in questo luogo tanto vicino alle nostre abitazioni e si scopre un gioiello ed un tripudio di rose. Il Castello dei Cento Tetti (per un poco di storia, un assaggio di informazioni, qui), ah! Già nel nome vi è una coincidenza che si ispira al significato di tale numero: sviluppo, creazione della realtà, l’indicazione della totalità dell’Universo (l’Uno e lo Zero), il richiamo a Dio essendo un numero perfetto; Cento è il quadrato di dieci: la figura geometrica ricorda i quattro elementi! Cento è indice per cui di progressi, nuovi inizi e realtà. Cento ed oltre sono i quadri dipinti da una Donna, una Mamma, una Artista incontrata proprio presso questo Castello, la cui storia commuove perché reca in sé la potenza di tante altre piccole vicende quotidiane, vere, concrete, pure, con qualche spina. Una rosa, cento rose, la bellezza che resta. Manuela Carnini, Donna di Rosa, eccola, presso l’Albero di Fico a sorridere, e gettare pennellate di luce, vita e possibilità di speranza, di amore, dopo momenti storici complessi e provanti.

L’Albero di Fico, rigoglioso, pieno di verde, grondante nei suoi rami di linfa che scorre, è la Vita! Una pianta che incarna esattamente tale significato: l’esistenza giorno dopo giorno! Spunta su ciascun ramo un quadretto: rose, una civetta, una colomba, una croce, rose, sfondi rosa e celesti. Ciascuno durante il peregrinare in questo mondo abbisogna di guide spirituali, orientamenti ed ancore. Manuela racconta dei suoi tre, mi si conceda la terminologia, angeli terreni mandati dal Dio in cui crede fortemente, poiché nulla è per caso! Quel Dio tanto buono che non ci ha lasciati soli nemmeno un istante, sin dal principio. Quel Dio che ha pensato proprio a tutto, anche a regalarci la Madre delle Madri, la Donna che ci abbraccia, lo ricorda Manuela in uno dei suoi dipinti e si emoziona…la Madonna, a lei tutti possiamo abbandonarci sicuri. Quest’abbandono non è vano però, rappresenta il viaggio concreto e spirituale di ciascuno nella ricerca dell’amore, della pace interiore: un lavoro personale faticoso, come lo è la vita, come molti sperimentano, come duramente ci è stato posto dinanzi agli occhi proprio in virtù di Covid-19, di una chiusura che ci ha obbligati ad una “prigionia” silenziosa. Eppure Manuela indica in questo silenzio la nostra arma potente verso la cosa che più di tutte l’uomo necessita! L’amore, l’amore salva e rende liberi, pieni di speranza, di armonia. L’Amore ti salva, il titolo scelto per esporre la sua mostra di opere (oltre 160) create in questo periodo di chiusura forzata. Opere di rose, di vita vissuta, di storia come donna, madre, chirurgo, amica.

Manuela pittrice contemporanea, scoperta per caso? Oh, no! Non dopo questi cenni somiglianti a quei boccioli da lei stessa dipinti e posati come confetti su sfondi celestiali! C’è un tempo per tutto, un tempo che sa cosa deve fare. Il tempo che ha fatto innamorare la sua carissima amica al mondo degli ingranaggi degli orologi antichi, tanto da essere inseriti, con nuova vita e senso, nelle sue creazioni di gioielli. Con Simona Della Bella vi è un incontro tra donne nato da tempi immemori, dalla condivisione dello stesso sport fino ad oggi, fino al gioiello di rosa creato per l’occasione, suggello di amicizia eterna.

Manuela è madre e durante il periodo di chiusura dedica tempo al gioco con i suoi bambini. Si inventa, si colora, si imparano cose nuove. Alla sera però, quando tutti vanno a letto, perché riporre tutto? Perché ri-ordinare e pulire teli, pennelli e plastiche di protezione? Un poco di tempera è avanzata, ma sì! Facciamo qualche schizzo, una rosa, due, tre, cento rose, perché no?! Ecco come sono nati i dipinti di questa donna, atleta, medico, madre, amica, lottatrice! Eh sì, per fare una mostra personale costruita sull’amore, sulla ricerca di sé per poi darsi agli altri, offrendo aiuto e un pezzetto di cuore, si deve essere dei lottatori! Manuela lo è! Lo si percepisce nei suoi quadri di donne africane, a testimonianza dei suoi viaggi come medico in missione. Lo si comprende con forza inattesa e sconvolgente dalla commozione nel descrivere due sue opere.

Nel silenzio della notte, i bambini dormono, nel silenzio che ci è imposto, si ascolta. Ha iniziato a disegnare cose semplici, dettate da un sentimento genuino ed innocente, l’amore. I primi quadri sono infantili e poi Manuela si accorge che le sue produzioni sono più complesse, opere materiche.  La necessità di un cammino verso la luce, la rinascita, la bellezza di una rosa, il ritrovarsi a vedere e contare le ferite di una donna, la mortificazione, l’isolamento, la violenza (parte del ricavato della mostra verrà devoluto ad E.va Onlus di Busto Arsizio). Eppure è da queste ferite, questi pezzi scomposti lungo la vita che scorre, lungo una strada che ricorda la colonna vertebrale… da qui nascono piccole feritoie da cui spuntano le ali. Rose, confetti gettati amorevolmente su prati, confetti di gioia e amore e benevolenza. Rose, e si giunge alla pace, a quell’essenza in cui si è, centrati, in equilibrio. Vi è il bagliore, l’emozione, la sorpresa di scoprirsi pieni di vita e colori. In queste rose Manuela c’è, un pezzetto di lei pulsa e freme. Dalle ferite si descrivono quotidianità, tinte, viaggi terreni e spirituali, le orme sulla strada di tutti i giorni e le orme di un viaggio più profondo. Le rose, il giardino, il tempo finito e quello eterno. L’amore ti salva. E’ la chiave per una porta che si apre sul mondo fatto di sfide sì, ma visto con occhi pieni di luce, rinascita, bellezza.

L’amore ti Salva: nel silenzio con se stessi, parlando con un “Io” da ricordare, con quel Dio che nulla fa per caso, altrimenti due quadri per notte in tre mesi, sarebbe tanto bizzarro e astruso, l’amore ci restituisce alla luce, alla purezza di una Madre, alla bellezza di una Rosa. Rosa, rosa, come lo è Manuela Carnini.

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Annibale quel mattino decise di andare al lavoro in treno, pioveva e non voleva utilizzare la propria automobile. Alla fermata dell’autobus, lungo la via per recarsi alla ferrovia, vi erano delle mamme con i propri bambini; ah che tenerezza e strazio vedere quelle creature affette da disturbi spastici. In più l’acqua scendeva a catinelle! Annibale su due piedi e senza pensarci si reca con loro presso l’ospedale di Varese per capire le cure ed i protocolli che vengono utilizzati. Durante il suo rientro a Busto Arsizio decide di fare qualcosa: nasce così AIAS (Centro Riabilitazione AIAS Busto A “Annibale Tosi” – parte del ricavato della mostra verrà devoluto al Centro). Oggi più di ottocento Bambini con differenti patologie vengono assistiti. E tutto è nato così: dalla pioggia ed il cuore coraggioso e generoso di Annibale. Perché quel mattino è andato in treno?

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Pensiero di una ragazzina quattordicenne presente alla mostra: “L’arte, una delle bellezze più grandi, non è solo visiva, è anche morale, l’arte può chiamare, e le parole che pronuncia possono essere molteplici: una semplice parola di aiuto, un richiamo all’essere e alle proprie origini, altre all’amore; tutto può essere, tutto può cambiare, anche con un semplice sorriso”

 

Si ringrazia il Castello dei Cento Tetti, le Autorità del Comune di Busto Arsizio, AIAS Onlus, E.va Onlus e tutti gli Ospiti e Intervenuti speciali. Un ringraziamento personale alla Dottoressa Rosy Falcone.

Un ringraziamento infinitamente grande alla “Rosa” Manuela Carnini, molto più che un’atleta di nuoto olimpionica, un medico, una pittrice, molto di più… una Rosa!

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