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Chiara Zangarini e l’incontro con la Storia nei paesi nostri

da | Mar 31, 2022 | Libri & Cultura

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Si passeggia tra le stradine del centro storico e alcuni si soffermano incuriositi dalle targhette di “Attività Storica” se presente da più di 40 anni senza interruzione di attività.

Ma c’è un’altra Storia che fa vibrare e richiede un’attenzione minuta, una insaziabile sete di sapere: quel portone perché è stato costruito così? Perché c’è questa foto nell’Archivio, perché c’è quel rilievo e a cosa si riferiscono i nomi appena sotto?

Chiacchierando con una delicata, appassionata e minuziosa “indagatrice di Storia”, Chiara Zangarini, ci si lascia trasportare dalla corrente degli Avvenimenti.

E si ascolta, e si ascolta.

Una precisione che porta a generare quesiti attenti, spunti per sani dibattiti, senza la pretesa di dover aggiungere insegnamenti e nozioni, bensì, suscitare quegli innocenti dubbi che permettono di aprire squarci di luce nel tempo della Storia.

Questo è il fil rouge che caratterizza Chiara, così metodica, puntuale e attente osservante, tanto è possibile tratteggiare queste caratteristiche nel suo quotidiano.

È insegnante di Storia e Lettere, laureata in Lettere Moderne, nel suo parlato sono presenti le date, è vero, eppure il timbro con cui vengono enunciate, fa dimenticare il concetto di “imparare a memoria” i fatti storici, diventano un lieto sotto-testo, affinché ogni descrizione sia rappresentata nelle giuste cornici, abbia una forma che adombri correttamente la sostanza. Le date smettono di essere un sintomo da “sindrome di interrogazione” e acquistano un valore di tutt’altra natura, sono le estensioni di una Storica, come il violino appartiene, come estensione del braccio, al proprio strumentista.

Già dai suoi lavori di tesi, ci si accorge dell’interesse che Chiara ha verso la Storia, in particolare alla storia sociale, quotidiana, del piccolo cosmo, che poi va a confluire in ciò che è descritto e riportato nei testi, nei documenti, negli archivi, nella Grande Storia!

Desidera far vivere momenti speciali andando a raccontare quella storia un po’ tralasciata, un po’ trascurata. Chiara vuole portare alla luce le cose del passato. Per creare domande, quesiti, interrogativi, possibili deduzioni, non vuole insegnare nulla.

Già sin d’ora è importante ricordare la dedizione e l’attenzione che l’editore, un uomo dallo spessore straordinario, ha nei confronti della storia varesina, l’impegno nell’acquisto di numerosi archivi storici, con lo scopo di raccogliere, proteggere, recuperare ogni preziosa notizia.

Parallelamente all’indagine storico-artistica, la quale vede la pubblicazione nel 2012 di “L’Addolorata e la Madonna delle Grazie nella Basilica di San Vittore di Varese. Storia, miracoli, devozione e arte”, Chiara si impegna nel lavoro su Gianni Rodari giovane. Anche qui, è possibile scoprire tanti aneddoti, molti dei quali andrebbero perduti, se non scritti e promulgati! Nel periodo 1936 – 1946, il Rodari, si dedica alla stesura di racconti giovanili e, in “Gianni Rodari e la signorina Bibiana. I racconti e gli scritti giovanili”, Chiara interpreta questi annicon Pietro Macchione e Ambrogio Vaghi (2010);

Rodari ha vissuto a Gavirate, lo sapevate?

E sapevate che nel 1943 Rodari prende il quaderno di un alunno, lo intitola “Quaderno di fantastica” girandolo a rovescio e, sarà la la base della Grammatica della fantasia che pubblicherà 30 anni più tardi?! Questo quaderno è conservato nell’archivio della Scuola di Uboldo dove il Rodari ha insegnato!

In più, il buon e astuto Gianni, curatore della Rubrica “Poesie di nostra Terra” de il Corriere Prealpino (la nostra Prealpina attuale), invitò i lettori ad inviare le leggende del territorio. All’epoca ne giunsero diciannove: Chiara le reinterpreta e le offre con la pubblicazione di “Poesia di nostra terra. Le leggende del Varesotto scoperte da Gianni Rodari”, 2010.

Inserisce i bollini verde, arancione e rosso per i bambini: si sa, le leggende non nascono per essere lette ai bambini! Bisogna prendersi cura di questi piccoli lettori!

In Chiara si avverte, ricerca dopo ricerca, l’urgenza di far convergere il prima possibile molti elementi: la ricerca storico-artistica, la storia sociale, le tradizioni e le leggende che col passare del tempo confondono la crudezza del fatto storico, specie nei paesini piccini, tra i contadini…

Pensare che sono state trovate e pubblicate foto uniche e rare relative all’arresto ed alla deportazione degli ebrei in Italia, proprio nel Varesotto! È stato infatti recuperato un diario della guardia frontiera tedesca che documenta quotidianamente lo scenario di guerra del Varesotto tra il settembre 1943 e il febbraio 1944. In queste foto si evince la drammaticità della Battaglia di san martino combattuta dai partigiani – che hanno perso – contro i tedeschi, nelle giornate del 14/15 novembre 1943.

“I giorni della merla – Leggende di animali”, 2014;
“Il segreto del mulino della Valganna”, 2016;
Ma qualcosa la spinge a congiungere questi vari elementi affrontando un tema molto dibattuto, quello relativo alle streghe. Presenti nelle leggende già pubblicate, diventano le protagoniste di un volume dedicato ad una città del Varesotto, Venegono SuperioreLe streghe! Fanno leggenda, fanno tremare: quale tema più delicato, controverso che ancora oggi cade in accesi dibatti, tabù, divide e genera sconforto pensando alle atrocità umane compiute, oggi impensabili!?

Dal Tredicesimo al Sedicesimo secolo prende forma il concetto di stregoneria, si colgono numerosi segnali in vari testi (non solo quelli biblici) e da varie fonti di notevole rilievo (San Tommaso d’Acquino ad esempio). L’Inquisizione – nata per combattere l’eresia – acquisì il compito di processare, indagando, donne e uomini incolpati di stregoneria.

Il libro pensato e generato da Chiara, “Elisabetta deli Oleari – Strega“, si presta a due livelli di lettura: storico e umano. Pensiamo alla vita quotidiana che caratterizzava la gente del 1500, uomini e donne di campagna, dove la guerra era la normalità, i soldati scorrazzavano indisturbati, le donne bisticciavano tra di loro così come i vicini.

In un contesto di rumorosi battibecchi, “la mattina di venerdì 20 marzo 1520, alla porta della chiesa di santa Maria di Venegono Superiore, viene affisso l’Avviso Generale dell’inquisitore, frate Battista da Pavia, in cui si invitano gli abitanti a denunciare “gli eretici”, cioè le streghe. Pena la scomunica e la perdita dei beni. Ci sarà indulgenza e perdono per tutti, solo se collaboreranno. Poche ore dopo si presentano al castello tre uomini. Sotto giuramento, depongono che Margherita e Caterina dei Fornasari, Maddalena del Merlo, Elisabetta degli Oleari e Tognina del Cilla sono streghe, malefiche e donne di malaffare.

Sullo sfondo la guerra tra Francia e Impero per il possesso del Ducato di Milano, quando soldataglie e mercenari senza scrupoli depredavano le campagne, stupravano, assassinavano.” (tratto dall’incipit del libro)

Tre punti di vista emergono:

  • L’Inquisizione: Chiara riprende gli atti del processo (trascritto nel 1999) tal quale, cambia necessariamente la sintassi, adattandola ad un lettore moderno e, ricostruisce l’ordine cronologico. Mostra il lato di Frate Giacomo, l’Inquisitore e l’applicazione del Manuale che racchiude i segnali della presenza del demonio.
  • Elisabetta: personaggio inventato ma reso verosimile, ha conoscenze erboristiche apprese nel convento dove è cresciuta.
  • Caterina: una vedova che vive con i suoi genitori.

Nel libro Chiara inventa i retroterra delle vicende delle streghe narrati nel processo.

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