Varese – Fontana dei Giardini Estensi | Varese Estense Festival Menotti 2023 | La Traviata – Regia di Serena Nardi; Orchestra Sinfonica delle Terre Verdiane, diretta da Stefano Giaroli; Coro dell’Opera di Parma, diretto da Emiliano Esposito
L’Amore è croce e delizia: lo sperimentiamo ogni singolo giorno, anche se evitiamo di ammetterlo dinanzi agli altri, specialmente a noi stessi, i più crudeli giudici la cui formazione deriva dal profondo disagio che percepiamo nell’affanno impiegato per vivere.
D’altronde preferiamo accorgercene poco di questo Amore, vocabolo abusato e violentato. Parliamo di bene, affetto, accordiamo tributo a situazioni e accadimenti ma, siamo in grado di sostenere lo sguardo di Amore quando si posa su noi stessi?
Follia, Follia, odi alla libertà, atti spregiudicati: tutto ma non vogliamo gli occhi al Vero amore neppure quando ci è di fronte. Ne siamo spaventati. D’altro canto, la maggior parte nemmeno desidera concedere troppo terreno a sentimentalismi e verità. Vivacchia, si appresta a condurre una sorta di esistenza pacata, placida, senza smottamenti.
Ma la bellezza della vita non sta nel cercare la felicità senza turbamento, la pace dei sensi, il nirvana terreno! E’ affrontare il disagio e scoprire il gusto di meravigliarsi nonostante il fango mobile che inghiottisce, nonostante la distruzione, il non-essere sempre assetato di purezza.

La sfida è aprire gli occhi e concretizzare il disagio, mettendolo al servizio di quello per cui siamo chiamati ad essere. Essere e basta, vite nella vita, uomini e donne tra gli uomini, senza sfarzi, lussi e incanti, semplicemente presenti nell’umanità.
Qui si inserisce Verdi con l’opera più rappresentata al mondo “La Traviata” (cliccando qui si può vederne un assaggio della produzione varesina – fonte video La Prealpina) . Inizialmente intitolata “Amore e Morte” racconta una storia plausibile, comune, ordinaria. Parte della Trilogia Popolare insieme al Rigoletto e il Trovatore, scandalo per la censura e la borghesia dell’epoca, emblema di un pensiero attualissimo ancora oggi. Quanto è cambiata la visione nei confronti di cortigiane, opportuniste, donne che osano la mondanità, uomini che vogliono conservare l’onore, puniscono l’onta, smorzano i figli?! Uomini che dichiarano quell’Amore croce e delizia, tardi nell’ora della comprensione.
Donne malate, contraddistinte dal vigore della volontà, quasi orgogliose con un cipiglio forse di superbia nel saper intrattenere con affabile letizia coloro che giungono sul cammino. Chi si accorge che tutto, in queste donne, è un accorato grido verso l’Amore sacro!
Alfredo è quell’uomo capace di Amore e di un temperamento impulsivo, acceso da furori, plasmato da lacrime, benedetto dall’ultimo desiderio di Violetta.
Violetta è un cuore che deve disgregarsi o forse lo è già, ha in mano le fila dell’intera storia e dei co-protagonisti, persino del padre di Alfredo. Lei, il fulcro, la leva della mondanità, consapevole del destino che grava su di lei, ancora inconscia circa il fardello che l’attende. Perché di tisi ben distingue le sorti infauste, ma dell’amore, la bella cortigiana cosa sa? Follie e delirio! Ecco cosa conosce lei, libera, fino a che punto?
Violetta interpretata da Renata Campanella, donna virtuosa, ricca di grazia, una assoluta conferma per tali interpretazioni, sconfina e mostra ben più della artista che è in lei. Procura brividi e commuove, mettendo in moto il luccichio degli occhi.
La vediamo condurci nel brulicare di mondanità, lusso, cultura e fermento della Varese Liberty degli anni Venti. Ci consegna il suo sogno che finalmente matura, trova redenzione e si libra. La crisalide è pronta per offrirsi, lucida nel donarsi completamente, diventando un testimone fecondo nei cuori presso cui ha trovato la vera dimora.
Questo vuole Verdi? Questo desidera Serena Nardi, direttrice artistica del Varese Estense Festival Menotti?

La produzione Lirica è una palestra in cui tutti liberamente possiamo esprimerci, educarci alla bellezza della vita capace di piegarci, forgiarci, temprando la dignità di uomini e donne quali siamo, soprattutto consegnandoci la brezza dell’Amore sacro.
Tutto è una sfida, comporre la Traviata nell’epoca di Verdi, riprodurla ai giorni nostri in una città bisognosa di ri-svegli, sentiamo le due voci:
- All’amico scultore Vincenzo Luccardi che lo aspetta a Roma raccomanda di fargli trovare un ottimo pranzo, un pianoforte come si deve e soprattutto uno stato d’animo che si convenga: «Ricordati che vogliamo ridere» ammonisce scherzoso. L’allegra ironia accompagna Verdi anche nei momenti di astio. Rivolgendosi ancora a Luccardi lamenta l’intervento della censura sulla Traviata, che per l’improbabile riscrittura di anonimi e grigi burocrati era diventata Violetta. Ecco allora il maestro annunciare che non andrà alla prima romana: «Non verrò a Roma per più motivi. Il primo perché l’Impresario è uno spilorcio: il secondo perché la Censura ha guastato il senso del dramma. Han fatto la Traviata pura ed innocente. Tante grazie! Così han guastato tutte le posizioni, tutti i caratteri. Una *cortigiana deve essere sempre *cortigiana. Se nella notte splendesse il sole non vi sarebbe più notte. In somma non capiscono nulla.” [qui la fonte]
- Serena Nardi afferma (qui un interessante video a cura di TgR Lombardia) il merito della consapevolezza di Violetta, di guardarsi allo specchio riconoscendosi sempre. Violetta è tabernacolo consacrato sull’altare dell’amore, è donna prima di ogni altra cosa. Questo destino auspica Virginia Woolf per tutte le donne. Ambientare la storia di Violetta e Alfredo negli Anni Venti Varesini, anni di avanguardie sociali, artistiche e storiche è la sfida nel voler ridare al territorio questo medesimo gusto di rinnovamento e creatività.
L’intento di entrambi è colto, apprezzato e partecipato densamente da chi ha vissuto “La Traviata”. Sono stati innalzati i calici, verso una promessa lunga un anno, l’appuntamento è con la Turandot di Puccini nel 2024. Nel frattanto ciascuno di noi è chiamato operosamente a coltivare bellezza, sfidando i comunque ed i nonostante!
Si ringrazia la sensibilità spiccata di Serena Nardi, l’attenzione di Mara Grisoni, tutti coloro che hanno realizzato e contribuito alla produzione di tale Opera
erica g
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