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Stefano ed il racconto di Cenerentola a passi di danza

da | Feb 11, 2022 | Arte & Teatro

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Cenerentola non si può stravolgere, la sua storia merita di essere raccontata così com’è, senza riletture d’avanguardia o chiavi di interpretazione dal gusto troppo modernista.

Questa è l’essenza che anima una produzione dai caratteri freschi e moderni, infatti sempre più spesso si vedono giovani e talentuosi professionisti a tenere le redini di compagnie nate e mantenute per alimentare ciò di cui oggi si ha bisogno e spesso non si ha il coraggio di affermare: bellezza e speranza.

Stefano Arado, ballerino, coreografo e direttore della Compagnia AltroVerso nonché della Scuola Di Danza Cus Insubria, sorprende in quanto con estrema pacatezza, rivela una grinta traboccante di grazia e affermazione di volontà nel voler condurre, passo dopo passo, non solo un gruppo di persone accomunate dalla danza, bensì la forza di un sogno che può creare le condizioni per far germogliare il seme di gioia in chi incontra questo mondo.

Parole forse già dette, scritte ma come si può tacere dinanzi ad un messaggio che vuole essere universale ed inoltre insiste per far diventare ciascuno eco e risonanza?!

La delicatezza di Stefano traduce questa volontà e l’idea di partire con lo spettacolo Cenerentola (la prima di Cenerentola è andata in scena il 25 Ottobre 2019) è quella di raccontare attraverso il linguaggio della danza contemporanea, una storia senza tempo, che affascina tutti, anche chi può abbozzare la prima lamentela ‘ma ancora quella fiaba?’

Sì, c’è bisogno di fiaba e sogno, c’è bisogno di una Fata Madrina che sappia cucire per ogni uomo, donna, giovine un abito da ricevimento. E quanti topolini la aiuteranno?

L’Arte ha tantissimi semi di Luce con cui vestire i propri figli, è attraverso la costanza e la determinazione ferma e quasi leggiadra di Stefano che riesce a fissare punti, asole e cuciture.

Nella “sua” Cenerentola pensata e costruita, raggiungendo il grado di maturazione ottimale, c’è il contatto con gli occhi, il significato del corpo e del peso di ciascun arto nel sollevarsi e tradurre nello spazio un significato.

La coreografia è studiata e modulata su ogni ballerino. Stefano la personalizza conoscendo profondamente chi ha davanti a sé ed il ruolo affidatogli. Montare una scena richiede una profonda concentrazione sull’altro e tanta genialità.

Le parole di Stefano ci conducono in una sala da ballo, con il pavimento in parquet bianco noce, la presenza di busti sartoriali per ammirare abiti cuciti da mani artigiane (la Bottega Creativa dell’Abbigliamento di Beatrice Torresin).

Stefano risponde, introducendo chi a Firenze l’ha accolto nella Centro Coreografico Internazionale Opus Ballet con la ‘domanda chiave dell’esistenza’.

Non ha esitazioni ed è la danza colei che lo accompagna quotidianamente.

Un percorso – quello di Firenze – che lo ha temprato non solo come professionista ma come giovane uomo, regalandogli punti fermi quali il rispetto, la tenacia, la voglia di fare.

Radicamento e motivazione permettono infatti alla passione di maturare, evolvere, confermarsi ed espandersi a tal punto da poter essere diffusa.

Ecco il salto che ha condotto un giovanissimo ballerino a divenire direttore di compagnia e formatore in una scuola.

Frammenti di biografia si accendono negli specchi di questa sala perché si possa avere tra le mani una traccia di Stefano e comprendere come nasce Cenerentola.

Inizia a ballare a 17 anni, la madre dirigeva una piccola compagnia teatrale a Varazze. Dal latino-americano alla danza moderna fino agli elementi di danza classica: questo è il climax di richiamo con cui l’Arte del saper muoversi lo ha attratto.

Qui comprende che la propria missione, il cosa si vuol fare da grandi, non necessariamente prende il via quando ancora si gattona, non serve essere bambini prodigio, semplicemente è sufficiente ascoltare i segnali.

Successivamente la formazione e le esperienze presso scuole, villaggi fino ad arrivare alla Compagnia delle Formiche, ad essere parte del Balletto Nazionale Italiano e raggiungere la consapevolezza di poter essere maestro, evolvere la danza insieme ad altri allievi (con la Scuola di Danza Cus Insubria) ed altri ballerini (con la Compagnia Altroverso).

In questo percorso ci sono persone fondamentali che supportano questa missione (Paola Comolli ed Aurora Bonfante) perché i giorni difficili diventano quei salti non riusciti, quelle dita insanguinate dentro le scarpe da ginnastica, quell’emicrania sottile quando ci sono rendiconti da redigere.

Ecco perché proporre il 25 Febbraio Cenerentola.

Perché dopo una profonda ricerca con il proprio corpo nel difficile periodo storico, in cui si sono create connessioni ancor più autentiche, nonostante la propria dimora fosse la sala prove, bisogna andare in scena. Finalmente.

Ed ecco perché fare della Danza uno strumento di terapia nel sociale.

Stefano è danzaterapeuta, impegnato nel sociale con i ragazzi disabili. Ha contribuito a realizzare una parte del progetto Spin (SPort per Inclusione, avviato da CUSI) con lo scopo di agevolare la comunicazione, l’integrazione di ragazzi diversamente abili, nel quotidiano.

Perché non si può vivere solo di spettacoli, un po’ per esigenza ma forse, conversando con Stefano, per nobiltà verso chi cerca nel proprio silenzio, quel qualcosa o qualcuno che può aiutarlo, può smuovere risorse, nutrire un bisogno.

Stefano con la danza ha capito che può lavorare su tante sale prova e tanti palchi, quelli di ragazzi che necessitano di un’attenzione in più, coloro che chiedono se il loro corpo può imparare a ballare, per avere un respiro più ampio e alzare lo sguardo.

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