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Varese all’Opera con i talentuosi del Barocco

da | Apr 15, 2022 | Arte & Teatro

Apollo_Chasing_Daphne

La fusione di Enrico Pagano – e la Sua orchestra Canova – Serena Nardi, Sabrina Cortese, Giacomo Nanni con l’aria barocca che trabocca dalle opere rappresentate, divenendo un tutt’uno con Livietta e Tracollo prima, Apollo e Dafne infine, prendendo ogni spettatore.

Un fondersi che significa tendere verso il sacro le proprie braccia, i fili dell’anima, come se all’inizio ci fosse un seme colto per caso, a forma di moneta, dalla strada che si vorrebbe evitare pur di non incontrare i mendicanti. Ma è quella più veloce, si è sempre di corsa, si viene attaccati da getti di frenesia, spasmi di panico perché non si ha un momento dove ritagliarsi spazi in cui respirare la bellezza dell’amore.

Amore è quel che rappresenta il granello luccicante verso cui ci cingiamo, lo raccogliamo lungo quella strettoia. E’ un giorno qualunque. Un giorno come sempre. Quel seme che pare una moneta dimostra che non è così, finisce in tasca di chi ne diventa proprietario. Ne assorbe le energie. Chi lo porta con sé, sa che presto lo deve condividere, c’è un solo modo per farlo: affondarlo nella terra. Ma non si ha il pollice verde, perciò lo si getta alla bell’e meglio, si spruzza un po’ d’acqua e quel che viene, viene.

Litigarello, chiacchierato, superstizioso, capriccioso, sottile, impercettibile, leggero. Lo dicono quei due, Livietta e Tracollo, dopo un ingresso alquanto strampalato: povero Enrico! Come orchestrare strumentisti e attori che dimenticano la puntualità?

Nulla è lasciato al caso, la brillante mente di Fulvia (Serena) ha pensato ad un grande scrigno, il baule del Mago, da cui è possibile estrarre qualsiasi cosa.

Ad Enrico bastano le note, i suoi fidi orchestranti non deludono le aspettative: tutto compare e le trame vengono ordite, disfando le truffe di Tracollo, interrogando le stelle, mostrando l’astuzia di Livietta, approdando al giuramento di eterno amore.

Una testa che spesso è scrollata, quasi incredula dinanzi al diniego della bella ninfa Dafne. Un racconto mitologico che però è emblematico, rappresentativo, prototipo di quegli amori non corrisposti, impossibili. Amare senza essere amati. Rincorrere, protendere i propri fili, proprio come descritto all’inizio, per realizzare una fusione piena con il sacro, meta dell’anima.

L’energia di un furente e passionale Apollo verso un’altra bolla di luce, più tenue, mansueta, placida che si spaventa e rifugge. Dafne ed il suo onore, che vuole custodire a tutti i costi, pregherà per essere trasformata in un albero, diventerà alloro.

Quante volte siamo Apollo, vittoriosi, con un profumo leggermente acidulo di presunzione, certi della nostra infallibilità di fronte agli altri, persino ai Maestri?!

Apollo spesso volge lo sguardo ad Enrico, lo incalza, avverte che c’è fascino e bellezza, ecco, si rivela Dafne. Ed ancora incita affinché le note le siano propizie, drammatiche, piene, quasi da trattenere il respiro in attesa di un esito affermativo. Nulla, tutto ricomincia e il dio si decide a correre. Ma nulla varrà questo dispendio d’affanno. Dovrà godere delle sole foglie d’alloro, pegno di sacralità e purezza.

Quante volte siamo Dafne, capaci di rinuncia verso ciò che non conduce al cuore pulsante che muove tutte le cose? Devoti a se stessi, ai dettami che scandiscono il battito di cuore, saldi in una forza che non ha altro nome se non fede. Fugge Dafne da tentazioni, rifiuta chi non può amare, non per rancore o altri nefasti sentimenti, solamente per un profondo rispetto verso sé, i suoi principi, il suo credo.

Nel cingerle la vita, quasi fuoriescono dalle braccia possenti i muscoli del dio Apollo: ecco dal corpo di lei spuntano radici, cortecce e alloro.

Enrico eleva e trasporta, i suoi gesti muovono gli orchestranti. A lui si agganciano e prendono il volo le voci dapprima mondane di Livia e Tracollo, poi quelle intrise di dramma di Dafne e Apollo.

Due mimi ed un baule magico completano, con significati ben accorti e studiati, una dinamica fusione.

Si ringrazia Cinema Teatro Nuovo di Varese, Serena Nardi e Teatro Giorni Dispari, Mara Grisoni, Sabrina Cortese, Giacomo Nanni, le istituzioni e coloro che hanno permesso la realizzazione di questo evento di valore inestimabile per chi crede alla bellezza della cultura

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