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Mara Terzi: Donna di Flamenco, realtà e sogni

da | Feb 7, 2023 | Arte & Teatro, Testimonianze & Racconti | 0 commenti

“Sin Sombrero” uno Spettacolo con la Compania Ballet Y Flamenco Mara Terzi | In scena a Saronno al Teatro Giuditta Pasta | 11 Febbraio ore 21.00 | Dialogo con Mara Terzi

<Nei miei quindici giorni in Spagna non ho visto nulla, credimi, nulla che riportasse alla memoria il periodo di Francisco Franco, non un accendino, non un francobollo, nemmeno un tombino. La sua figura è come cancellata.>

Il cucchiaino si posa, mescola il tè, avrebbe dovuto essere intinto in una calda cioccolata ma gli imprevisti della quotidianità fanno convergere verso altro le necessità. Talvolta può essere un peso, un sentirsi troppo crudi verso le condizioni da affrontare, assumere quel velo di realismo che per molti offusca.

Ebbene, questo peso è una risorsa.

<Perché nelle difficoltà ne sento il peso. D’altronde Dio non dà mai pesi che non si possono portare.[…] quando si interpreta un ruolo di profonda introversione e cruciale sostanza rievocare i pesi aiuta> cit. Mara Terzi

Le parole di una grande Donna, emblema del Flamenco in Italia ma, soprattutto simbolo di coraggio, coerenza, sintesi di quei segni che la vita può lasciare, fiera di averli tramutati sin da bambina in un linguaggio emozionale e in movimento: la danza, la <sua> danza lo consente e lo fa vivere a chi incontra Mara stessa.

Volontà, tenacia (da lei definita addirittura testardaggine che risuona come sana virtù), l’obbiettivo è centrato, sempre, comunque, a costo di qualsiasi ostacolo, variabili quotidiane permettendo s’intende. 

Eppure dialogando con Mara Terzi si ha la certezza solida della riuscita, della vincita come persone che raggiungono un’apertura di cuore e mente, offrendo suggestioni, nonostante la fatica. Danzare è allenamento, fatica, a volte accettare lavori per un riconoscimento così infinitesimo, soprattutto nel panorama artistico odierno. 

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Ascoltando Mara Terzi, osservando e godendo la sua missione, ora più incentrata sull’insegnamento e sul formare giovani talenti, si vede quella luce, quella fiamma che ha il timbro del flamenco.

Sin da bambina, anzi forse già quando era nel grembo della madre, fa il suo ingresso nel mondo pensando di danzare.

Mara Terzi nasce in punta di piedi!

Inizia con la danza classica voltando lo sguardo a ciò che la attrae, la Spagna, l’Andalusia e le sue movenze. A quattro anni la madre l’accompagna al Teatro Donizetti di Bergamo (città natale) e assiste alla Carmen.

<In quel momento mi sono detta che un giorno sarei stata Carmen> cit. Mara

A teatro, in quello stesso teatro Mara Terzi porta la sua Carmen e non solo! Compie, con tale spettacolo due tournée in Giappone e in altri punti di riferimento per la danza e le arti. La sua formazione classica dapprima, contemporanea successivamente, porta Mara a studiare e proporre il Flamenco su un panorama più ampio, cerca un linguaggio di fusione per dare suggestione, emozione.

L’obbiettivo di ogni produzione, esibizione di danza è far arrivare il sentimento, l’emozione, smuovere. Ballare significa questo: prendere chi assiste e scrollare il suo corpo e la sua mente con il fascino, la sensualità, la carezza di movimenti e di cuore. A tutto questo si aggiungono voci.

Sin Sombrero: un lavoro minuzioso e tecnico quello di Mara insieme alla Compagnia di Ballo, ai musicisti e agli esperti di montaggio audio-video.

Ci sono artiste, donne che meritano il ricordo, vissute prima di Francisco, amiche e compagne di altri artisti come Federico Garcia Lorca, Rafael Aberti, Dalì, che meritano un ricordo, un tributo, un’ancora affinché possano essere icone, testimoni. Loro non meritano l’oblio di Franco. Le loro voci originali si intersecano alla voci recitante, i passi del Flamenco rinvigoriscono le loro membra, la musica dal vivo è Alito per il loro spirito.

Il Flamenco di Mara Terzi fa dono di queste donne meravigliose vissute verso il 1927.

Un ballo che è memoria e restituisce speranza, testimoniando.

Flamenco, una etimologia doppia.

Da un lato significa contadino senza terra, individuabile come forma canora tra i gitani dell’Andalusia. Dall’altro flamencos indicavano i vestiti coloratissimi di questi medesimi gitani, associate alle tonalità vivaci dei fenicotteri. Dal canto si sono attribuite le figure e i passi, sino ad arrivare all’immaginazione attuale del flamenco.

<Si viaggia quando è tempo. Ora sono stabile per lo più in Italia. Seguo ragazzini, giovani. C’è un tempo per tutto>

Così Mara Terzi con le sue mille attività ha ricalcato l’antologia di questa danza.

Sovviene l’immagine di me ragazzina intenta a provare le coreografie delle lezioni registrate da Mara Terzi nei 33 videocorsi fortunatissimi usciti nel lontano 1992, distribuiti sino al 2006 nelle varie edizioni. La figura di questa Ragazza e donna così delicata, strutturata e decisa, ha accompagnato gli anni, l’occasione di poter avvicinarmi ad una grazia e bellezza cosmopolita, infonde slancio, propositivi, energia.

Mara Terzi collabora con Roberto Bolle per lo spettacolo Ondance e, nel ruolo di giornalista, realizza per La Repubblica e l’Espresso la consulenza editoriale per la rubrica sulla danza in accompagnamento al DVD.

Una personalità aperta, con ben oltre cinque sensi, accorta, determinata, consapevole di essere guida educante ed eco di voci di Arte e Storia. Ha scelto il cuore, in punta di piedi per dimostrarlo.

Si ringrazia con gratitudine e profondo rispetto Mara Terzi. Un ringraziamento caloroso alla Sua Compagnia e al Teatro Giuditta Pasta.

erica g.

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