flexile-white-logo

La Commedia Divina: con Lucilla le Alte Vette in una Narrazione senza Tempo

da | Ott 23, 2020 | Arte & Teatro

lucilla

Nel mezzo del cammin di Nostra Vita

… che è il mio, che è il tuo! Ed in questo cammino sono ferma, sei fermo in questa selva, in codesto giardino. La terra dura è l’alcova di ulivi dalle foglie grigie. Guardo nel buio e getto uno sguardo nel silenzio, ascolto il pensiero della notte che non fa dormire, faccio costruire un muro con pietre di Ardesia. Le parole di una Donna di nome Lucilla riecheggiano nella selva, nel giardino, il mio, il tuo.

L’Ardesia ha in sé il significato di metamorfosi. Un viaggio non è una vacanza, è un’impresa fatta di incontri straordinari. Ed in un viaggio non si deve esser soli, un viaggio nella notte di sé stessi, con le proprie fiere che vengono ed impediscono il passaggio, affamate, gronde di lussuria.

C’è bisogno di un viaggio e di incontri straordinari ma non si deve essere soli, la notte è lunga, se piena di pensieri. Per rivedere le stelle occorre scendere e risalire, conviene fare un altro Viaggio. Si deve conoscere l’Inferno, averlo negli occhi per trovare poi la propria umanità. Virgilio il sommo Vate accompagna Dante. Lucilla accompagna me, accompagna te. Questo viaggio porta ad una metamorfosi per salvarsi dalle fiere!

Miserere di me” grido a te Virgilio, grido a te Lucilla, “qual che tu sii, od ombra od omo certo!“.

Guai invece a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi” Qoèlet 4,10

Quante fiere mi vengono incontro, quante ne incontri tu? Ma il cuore ha un vuoto che deve essere colmato! Il cuore desidera poiché è senza stelle. Dio può colmare! Ma siamo in quell’intervallo di tempo segnato da eventi di grandi cambiamenti. Un Dio si sta addormentando? Sta finendo un’altra Era? L’Era dell’oro, dell’argento, del bronzo e noi ultimi (forse) testimoni di quella che è la nostra di Era, quella del ferro. Un tempo fatto di passioni scevre del tutto della dimensione divina. C’è caos, ci sono guerre, ci sono lotte. Le Ere sono passate in un crescendo di disperazione. Dove sono finite le stelle e dove sono finita io, tu? La fine di un’Era si chiama Apocalisse. Si sciolgono i ghiacciai, il bioma cambia, il Dio che governa il mondo sta abbassando le palpebre e noi presi dall’affanno percepiamo la fine, accadrà come ai tempi dei dinosauri?

Non abbiamo più tempo ci dice Lucilla. Si vuole toccare la luce per un effimero istante ma la luce non si riesce a prendere. C’è troppo mondo là fuori, oltre il muro che si sta costruendo.

Ed un viaggio diverso mi attende se desidero che quel vuoto non rechi più dolore, se desideri che quella luce arrivi nel tuo spazio desolato.

A Te convien tenere un altro viaggio“.

Conoscerò l’inferno, la brama del possedere, della lussuria, del bisogno dell’Io, del consumare le cose delle terra, persino dell’anima e della carne. Conoscerai la responsabilità, la risposta che dai a ciascun evento.

Francesca la risposta l’aveva, la voce ce l’aveva. Lei non ha avuto bisogno di lasciar andare per ritrovare la propria voce. Francesca ha perduto tutto, ha lasciato andare tutto. Ha fatto parlare il corpo attraverso la voce della passione.

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,

Si deve sacrificare un po’ di quel cielo, di quel mare, di quel mondo per ritrovare la propria voce.

Ho visto che è cresciuta l’edera sul muro oramai finito. L’hai vista anche tu? L’edera protegge, è fedele.

Ulisse, l’Uomo con la U maiuscola, l’Uomo nel cui nome Odysseus e Oudeis (Nessuno) c’è il significato nascosto. Infatti Odysseus in greco corrisponde ad “odiato”. L’Odiato Nessuno, il narratore, il viaggiatore, l’ingannatore, il vecchio, il mendicante, il pazzo, il coraggioso. Ulisse, Uno, Nessuno e Centomila. Ulisse che vuole riordinare il mondo, lo ribalta, vuole essere il mito. Ma c’è l’onda, c’è l’Apocalisse che smorza il riso. Ulisse il progredire, l’elevarsi dalla condizione di bestia.

Fatti non foste a viver come bruti,

ma per seguir virtute e canoscenza”

Li miei compagni fec’io sì aguti

[…] infin che ‘l mar fu sovra noi richiuso.

Ulisse il mito della nostra civiltà. Una civiltà che arriva a ribaltare ancora una volta l’equilibrio della Natura. Può un padre nutrirsi dei figli che a lui si offrono pagandone a pieno prezzo la colpa? In una gabbia gli istinti impazziscono. In una gabbia si è prigionieri di sé, delle proprie ambizioni.

Come un poco di raggio si fu messo

nel doloroso carcere, e io scorsi

per quattro visi il mio aspetto stesso,

[…]

Poscià, più che ‘l dolor, potè ‘l digiuno“.

Io ho tradito, tu hai tradito. L’uomo da Lucifero in poi compie l’atto di tradimento perché deve andare oltre, perché devi conoscere la tua identità, devo conoscere la mia identità. C’è il tradimento di Adamo ed Eva, di Caino e Abele, di Giuda…

Lucilla, Virgilio, venite in soccorso!

Separarsi da Dio, dalla Natura per cosa? Per trovare l’Io, consumando ciò che è del mondo! Quando le risorse e le ricchezze sono terminate si consuma se stessi, la propria anima ed è l’Apocalisse. C’è una voce diabolica, una voce pregna di sangue, la disperazione, il vuoto che sovrasta e fa male per davvero. Le stelle, dove sono? La voce di Lucilla è uno strazio ma è necessario. Il dolore del digiuno, la fame che strappa.

Il muro, l’edera ma c’è una cosa che può salvare: la preghiera!

Per uscire dal buio dell’Inferno ci giunge una mano di bambina, una piccola Vergine santa. In Piccarda Donati troviamo grazia, leggerezza, letizia. Troviamo la bontà dello Sposo che ogni bene accetta e, nel Paradiso, c’è la perfetta felicità. C’è quella brezza perenne di Amore a cui confluiscono tutti i fiumi della Terra. Lucilla si fa voce bambina, dipingendo quella Pace che già si è assaggiata da bambini, ognuno, io, tu, ne conserviamo il ricordo.

Per uscire dall’Inferno, è Calvino a tracciare due strade: o ci si adegua o si cerca con una meticolosa attenzione quotidiana chi e cosa non è Inferno. A questo “chi” ed a questo “cosa” si deve dare spazio. Questa è preghiera. La preghiera ad una Donna che è santa quando è vergine e quando e madre. Ed in questo lasso di tempo vive nella Bellezza la propria vita. Questa Donna è la Vergine Madre. Lucilla lo dice con una semplicità disarmante che accende il fuoco di quello spazio che io e te abbiamo da colmare. La mancanza del Principio Primo che può tornare ad essere per intercessione alla Madre Vergine. Non possiamo vederlo direttamente, Dio: ci vuole l’intervento della Vergine Madre.

Lucilla confida che il più Grande dei Poeti non ha parole per descrivere il Principio Primo, Dio.

Lucilla toglie le pietre del giardino, si mette a scavare. Lo fa nella Morgan Library di Manhattan (posta nei sotterranei, contiene i più preziosi manoscritti). Lucilla va lì, dopo i suoi viaggi a raccontar e raccoglier storie, declama con forza le Parole di una Commedia che è Divina!

Come faceva sua nonna Bianca che l’ha cresciuta di pane, preghiere e di pezzi di Divina Commedia, al centro della Terra, Lucilla con una voce densa di preghiera pianta un seme che è:

L’amor che move il Sole e l’Altre Stelle“.

Si ringrazia il Teatro Giuditta Pasta per la meravigliosa opportunità di poter giungere alle Alte Vette. Si ringrazia la potenza di una Donna meravigliosa quale è Lucilla Giagnoni.

erica g.

 

 

0 commenti

Related Posts: