Teatro Giuditta Pasta, Saronno | LELLA COSTA in OTELLO di precise parole si vive- regia Gabriele Vacis, drammaturgia Lella Costa e Gabriele Vacis
Di acqua e di respiro
di incerto movimento
di precise parole si vive
di grande teatro
di oscure canzoni [tratto dalla canzone Disincanto – Ivano fossati]
Sì. Di precise parole si vive. E di grande teatro.
Lo spessore di una grande donna e di una densa attrice come Lella Costa trova piena rispondenza nel Bardo che tutto ha già scritto come se fosse in qualche modo ben più di un precursore, di una avanguardia dei tempi, di un anticipatore: Shakespeare forse è esso stesso un oracolo. Osservando, studiando, incontrando profondamente le sue opere riconosciamo le sfumature umane nelle più intime viscere.
Shakespeare con le parole scelte, attente, misurate nella loro piena potenza le offre con l’arguzia di un alchimista. Ogni volta che vengono lette, interpretate e lasciate decantare, queste stesse parole lavorano su piani emozionali inimmaginabili. Sono lo specchio di chi siamo. Precise parole che svelano ancora un potenziale inesauribile.
Lella Costa presenta oggi un lavoro nato ventiquattro anni fa, arricchendone il titolo e sottolineando con un tocco di grazia e di eleganza quanto l’apparente economia circolare nel mettere in scena un “classico”, in realtà sia un valore enorme poiché quella storia pulsa sempre di vita nuova: ogni angolatura è un tratto differente da rivelare a chi desidera indagare nel qui e ora relazioni, emozioni che scaturiscono da se stessi o che vengono sbloccate.

Otello – di precise parole si vive è lo studio e il lavoro che Lella Costa con Gabriele Vacis propongono in una visione a più ampio respiro.
“Recitare è gioco” scrive Peter Brook – il quale instaura un rapporto oltre tempo con il Bardo , diventandone un punto di riferimento – ne Lo spazio vuoto. Shakespeare è il modello in quest’alternanza tra profondità e leggerezza del gioco serio del teatro e della vita: “Il suo scopo è sempre il sacro, il metafisico, ma non commette mai l’errore di restare troppo a lungo sul livello più elevato. Ben sapendo quanto sia difficile per noi restare in compagnia dell’assoluto, ci fa piombare sulla terra“.
Lella Costa ha la capacità di unire questi mondi e di ben rappresentare la condizione dell’uomo: ancorato nelle radici terrene, con le braccia tese ad agguantare le stelle.
- Nelle radici i vizi, l’oscuro, le ombre e da qui la fragilità, l’essere senza pensieri, la frivola leggerezza nel concedersi atteggiamenti primitivi.
- Nelle stelle l’ardore di osare il divino, la brama di raggiungere l’estasi che libera, l’amore cosmico, la presa di consapevolezza del discernimento.
- Quando la tensione diventa ossessione, l’uomo conosce le sfumature finite della sua essenza, smarrendosi.
Riconosciamo in ciascuno gli archetipi di Otello, Iago, Desdemona, Emilia.
Quando ci raccontano una storia, Lella Costa ricorda in Baricco questo pensiero: “A prescindere da cultura alta o bassa, è il racconto della realtà che ti incunea la realtà nella testa, e te la fa esplodere dentro. I fatti diventano tuoi o quando ti schiantano la vita, direttamente, o quando qualcuno te li compone in racconto e te li spedisce in testa” [tratto da Barnum]
La storia che racconta Lella è uno stralcio di cronaca: un lavoratore straniero altamente qualificato, un matrimonio misto, una manipolazione meschina e abilissima, un uso doloso e spregiudicato del linguaggio, un femminicidio con successivo suicidio del colpevole.
In questi archetipi le nostre storie trovano corrispondenze, le analisi si sovrappongono. Identifichiamo la natura delle relazioni tossiche, di quanto il tarlo della gelosia si impadronisca dei processi mentali, di quanto l’assuefazione a piccole dosi di “veleno” – non è questa la violenza psicologica?! – possa determinare un torpore ed un lasciarsi andare a quando tutto sarà finito.
Donne e uomini sono artefici in una dinamica relazionale: entrambi, sì, entrambi! Anche gli uomini possono intervenire nel sanare un rapporto che inizia a scalfirsi, a provocare ferite. Senza questo accorgersi, in mancanza di interrogativi inesorabile diventa il finale.
Otello, lo straniero “nero” che ha imparato le parole. Iago, il “bianco” che impiega le parole con un’astuzia rivestita di invidia, gelosia?! Dove sta il confine tra una personalità e l’altra? In quel sottile filo confuso la tempra dei due si mescola: l’animo umano non è così?! Ciascuno di noi è se stesso in molteplici forme.
Desdemona ed Emilia, una “bambina” ancora ingenua nel rapporto con il maschile e l’altra, una donna naufraga, conscia di una dimensione violenta, folle, insana. Desdemona affranta, muore in qualche modo del suo stordimento, dopo che ogni senso le viene annientato da Otello. La sua fiamma già è spenta. Emilia non fa in tempo a gettare un tizzone che possa infiammarla di vita nonostante dichiari:
“Sappiano gli uomini che le donna hanno sensi precisamente come loro: veggono, odono, odorano, hanno il palato per il dolce e l’amaro.”
Le parole creano il pensiero. Una parola quando viene forgiata ha in sé la chiarezza, l’attenzione e la responsabilità. Usare le parole è un atto di coraggio, di saggezza, di virtù.
Shakespeare ha davvero regalato parole che sono gesti, azioni, forze creatrici universali, condensando il tutto e il nulla, avvicinandosi alla perfezione. L’omaggio, la presa di consapevolezza dell’uomo e della donna di oggi sta nel riconoscere questo e muovere il proprio sé coraggiosamente e liberamente verso la sostanza di cui siamo fatti.
VENERDÌ 11 APRILE 2025 | ore 20.45 LELLA COSTA in OTELLO
Si ringrazia il Teatro Giuditta Pasta di Saronno; per informazioni su biglietti e prenotazioni cliccare qui il link.
erica g
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