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La Molli di Arianna immagina e diventa parola

da | Ott 14, 2024 | Arte & Teatro | 0 commenti

Immaginazioni – Teatro Giuditta Pasta di Saronno | Stagione 2024- 2025 | “La Molli- divertimento alle spalle di Joyce” di Gabriele Vacis e Arianna Scommegna, regia Gabriele Vacis, con Arianna Scommegna

Una sedia in mezzo ad una stanza.

Un’immagine sicuramente evocata molte volte, quasi si può considerare archetipo per coloro che sono disposti a divenire flusso, a dare corpo ai pensieri, ad essere ingravidati dal silenzio, dalla notte e pro-creare, esperire il compito di portare avanti la specie – in tal caso le emozioni.

Di questi tempi non è cosi innaturale appartarsi in un luogo, abbassare le luci, distendersi seppur a fianco si hanno altre persone, partners, familiari, gente bisognosa di una presenza fisica. La notte si può ottenere in molti modi. L’abbandonarsi alla corrente della coscienza è un passo che diviene un’urgenza. Si badi però, il contenuto che esce dal vagone interiore è ancora giovane, pre-maturo, è storia in una dimensione molto più grande. Ciò che esce è un inizio, una pre-anamnesi, un’operazione che può portare ad un tentativo di ordine, una deforestazione, una bonifica di se stessi.

Il gesto di abbandonarsi consapevolmente ad una sedia vuota è rendersi omogenei al vuoto come ultima ratio. E’ l’immaginarsi completamente aperti, le pagine di sé, della vita svolazzanti per le costellazioni.

Immaginarsi, immaginazioni: questa la parola che ha scelto il direttore artistico Andrea Chiodi per il Teatro Giuditta Pasta di Saronno. Con questo vocabolo potente, la stagione è stata inaugurata mediante una donna capace di sedersi in mezzo ad una stanza vuota e liberarsi di tutti gli aneddoti della propria vita.

Quando ha avuto questi pensieri? Forse in una notte di veglia, stesa di fianco ad un marito scelto per caso o per causa?! 

 “Posso alzarmi presto e andare da Lambes vicino a Findlaters e farci mandare dei fiori da mettere in casa” [tratto dal monologo di Molly Bloom dell’Ulisse di Joyce]

Arianna Scommegna ©serenaserrani

Che importanza ha tutto ciò se non vedere la forza di una donna nel mettersi in discussione esattamente dinanzi a se stessa?! Che altro potrebbe significare?! Anche lei sulle proprie ginocchia ha posato uno specchio immaginario. Ha scelto di non riflettere la sua immagine ma di sostenere il peso di quello strumento così potente.

Così ha raccontato di sè, con ironia, sarcasmo, profondità, canticchiando, rivelando l’esistenza parallela della sua essenza. 

Nessuno sa davvero chi è l’altro fino a che la coscienza più intima non si decide a parlare o a stare in silenzio, semplicemente sedendosi e osservando.

Questo accade sul palco, grazie ad Arianna Scommegna con il lavoro di “La Molly – divertimento alle spalle di Joyce”. Arianna Scommegna indossa i panni di Molly Bloom, moglie di Leopold Bloom, protagonista dell’Ulisse.

In un certo senso può essere la Penelope dei giorni nostri, una donna che incarna i valori, vivendoli, tradendoli, recuperandoli. Molly sa di essere donna in tutte le sue forme, stranezze, opportunità; condensa in un monologo lungo e liberante le proprie insoddisfazioni, le confidenze, confessioni. Quarantacinque pagine circa, otto capoversi, ventiduemila parole circa, senza punteggiatura, inizia con un Sì, finisce con un Sì.

“Dio del cielo non c’è niente come la natura le montagne selvagge poi il mare e le onde sfrenate poi la bella campagna con campi di avena e di grano e ogni specie di cose e tutti quei belle mucche che girano ti farebbe bene al cuore vedere laghi e fiori ogni  specie di forme e colori che spuntano anche dai fossi primule e violette è questa la natura” [tratto dal monologo di Molly Bloom dell’Ulisse di Joyce]

Arianna Scommegna ©serenaserrani

Arianna interpreta una sua Molli, prende le vesti e le adegua con una propria raffinata sartorialità. Questo permette di avvicinare ai pensieri di una donna chi sia disposto a mettersi li, di fronte, come uno specchio ed ascoltarla. Bisogna essere disposti anche a guardarsi dinanzi al medesimo specchio che tutto ad un tratto riflette i propri pensieri. 

Il flusso di coscienza di Molli ci investe, ne produce un altro, ci appartiene. Comprendiamo l’immensità delle nostre immaginazioni che coprono l’arco di una giornata e non si arrestano, proseguono sempre, giorno dopo giorno, 24 ore dopo 24 ore. Esattamente come nel romanzo di Joyce: l’Ulisse inizia alle 8 del mattino del lontano 16 giugno del 1904 e segue le vicende di Bloom e dei vari personaggi per circa 24 ore. Interessante studiare le vibrazioni nascoste delle scelte dell’autore irlandese.

Sediamoci, in uno spazio vuoto e parliamo. Accomodiamoci su una panchina attendendo il treno, aspettando un forestiero che giunge nella nostra vita. Restiamo a giacere per qualche momento su una Kartell trasparente assolutamente impreparati ad un colloquio di lavoro e parliamo. 

“e gli detti quanto più piacere potevo per portarlo a quel punto / finché non mi chiese di dir di sì / e io dapprincipio non volevo rispondere / guardavo solo in giro il cielo e il mare / pensavo a tante cose che lui non sapeva” [tratto dal monologo di Molly Bloom dell’Ulisse di Joyce]

Siamo folli, siamo pazzi? Semplicemente siamo e diventiamo coscienza nella propria Odissea. In seno a noi stessi alberga Ulisse e Penelope e tanti altri. Siamo noi sul promontorio di Gibilterra: diciamo sì? Sediamoci e accorgiamoci come Molli di quanta forza i nostri liquidi hanno; basta un niente per inondare, inzuppare fazzoletti di carta, lenzuola e queste maniche di una t-shirt nera, stinta, sempre stropicciate, pronte ad essere allungate per tamponare occhi, naso e bocca.

Immaginazioni è un benvenuto, una parola passaporto che conduce in un viaggio dove è possibile oltrepassare le Colonne d’Ercole. La prossima avventura riguarda il rapporto dell’uomo con la Natura. In fondo Molli lancia tantissime proiezioni in riferimento a luoghi, terra, lei stessa simboleggia la Grande Madre.

EartHeart parla di vita, natura e umanità come di un unico organismo.

“Il pianeta è immenso, immenso il cielo, nel brulicare delle nostre azioni ancora troppo primitive, attendiamo qualche rivelazione, un messaggio di qui o d’altrove. ” cit. Raphael Bianco

Dopo essersi seduti, è la Natura a manifestarsi in una epifania di movimento, suono e di nuovo, immagini.

Si ringrazia il Teatro Giuditta Pasta di Saronno per la sempre attenta accoglienza e offerta culturale e artistica

erica g

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