Teatro Giuditta Pasta – Saronno | Dall’omonimo romanzo di Roberto Vecchioni “Il mercante di luce”, una prosa intima e delicata, interpretata da Ettore Bassi |
Caro Papy,
ti chiamavo così sai? Fino a che – chi lo ricorda più? O forse lo ricordiamo entrambe! Preferisco dire che traendo ispirazione da ‘L’importanza di chiamarsi Ernesto‘, da tempo, prediligo l’uso del nome proprio, reso più gradevole da un simpatico vezzeggiativo.

Non sapevo cosa regalarti per la tua festa in virtù di un paio di circostanze: quando si tratta di di doni e di pensieri da incartare siamo due frane! In più, non ci piace incrementare l’economia di queste feste. Se proprio vogliamo essere pignoli (il tuo segno zodiacale lo è, mancava solo una riga con la bolla – il famoso livello – nella tua culla ed il gioco era fatto) bisogna prendere atto della circostanza palese che tu sei padre ed io figlio ogni benedetto e controverso istante, fino a che orbitiamo sulla Terra. Con questa consapevolezza ci guardiamo, dapprima seri e impettiti, poi iniziamo a ridere di gusto, tu mi chiedi se voglio assaggiare una fettona di formaggio alla brace, io ti domando se vuoi unirti ad un Gala serale.
Comunque caro Papy, siamo entrambi originali e rivoluzionari, moderati giammai!
Non sono riuscito a trascinarti con me per farti coccolare da un’altra coppia di padre e figlio, un professore (Stefano) sognante, epico che forse ha l’ego di un Peter Pan ed un ragazzo (Marco), la cui età non si legge né sul documento anagrafico, né sul suo corpo, la mappa delle rughe è già troppo fitta, il cuore cade di proposito per misurare quanto sia vicino l’auto-goal. Questo ragazzo ha paura, quel terrore che attanaglia i giovani; suo padre gli consegna ciò che ha, il suo tutto, la sua Grecia, Saffo, Fedra, Aiace.
Ecco, ti rendi conto Papy! Questo nostalgico, furiosamente immenso e piccolo uomo, ambizioso ma nello stesso tempo dolorosamente umano, dà a Marco, suo figlio, la potenza e la bellezza di Aiace, gli parla della Luna e delle Pleiadi. Confida il senso dell’<estrema ratio di chi non ci sta a sottostare alle leggi del reale.> cit. tratta dal libro “Il mercante di Luce”.
Questa intera poesia, resa magica dalla chitarra viva di Massimo Germini, è stata possibile grazie a chi l’ha scritta, Roberto Vecchioni ed interpretata, Ettore Bassi.

Ettore, proprio come l’eroe greco. Un uomo di cui innamorarsi, lo avresti accettato Papy? Lo avresti misurato con la tua solita pacca sulla spalla o con l’abilità artigiana?
Quanto vorrei che ascoltassi estatico i canti di Ettore, lasciar fluire la sua nobiltà esclusivamente umana, forse per questo ancor più preziosa, legato agli affetti, pronto a combattere e resistere per loro. Chi meglio di un attore dalla levatura profonda, trovabile in Ettore Bassi, l’uomo che porta l’omonimia nel nome, confermata nel cuore, poteva interpretare e rendere onore alle citazioni, al sapere ellenico e a Stefano capace di stregare, perfino se stesso?!
Papy, leggerei con te la dolcezza di questo racconto e dei versi, condenserei come ha fatto il professor Quondam per Marco un’intera Lirica in un verso!
Ma devo farti divertire un poco, perciò davanti ad un falò, ricordiamo i tuoi canti, quelli degli alpini, sorridiamo nei tentativi canori! Ad un certo punto però attacco ‘Ridere, ridere, ridere ancora, ora la guerra paura non fa […]‘ cit. tratta da Samarcanda di R. Vecchioni
Perché sai Papy, vorrei che potessimo insieme smussare la mia paura, contemplando e tenendo accese le Pleiadi e La Luna, imparando il mestiere del mercante senza borsa e senza carovana, perché ha un solo bene da elargire, la Luce.
[…] ma io lo amo / questo divino vivere … / che mi donò / luminosa passione di sole / e la bellezza. cit. tratta dal libro “Il mercante di Luce”.
Si ringrazia il Teatro Giuditta Pasta, Ettore Bassi, Massimo Germini, la regia di Ivana Ferri e la produzione da parte di Tangram Teatro
erica g
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