
Un braccio levato, apparentemente ingessato in un tessuto inamidato, bianco, il profilo cupo attorniato da penombre. In realtà è il richiamo della concentrazione, è l’invocazione alle note che debbono vibrare ad un unisono equilibrato, in un preciso istante. Le dita diventano vettori, un loro appena rilevabile movimento, trasforma un adagio in un andante. L’inclinazione del volto rivela un ragazzo, sì, proprio un ragazzo, giovanissimo, dirige l’orchestra, è Enrico Pagano.
Voci di corridoio, un accenno da parte di una studentessa liceale dotata di grande sensibilità, circa un Progetto scolastico presso il Liceo delle Scienze Umane Maria Ausiliatrice di Varese, la locandina di un Concerto di Natale (link di prenotazione): tutti indizi che portano a voler scoprire di più. E non si resta delusi.
Prima di chiacchierare con un Interlocutore di così ampia profondità d’animo, dalla cultura erudita e da un cuore predisposto all’ascolto ed all’integrazione di tutto ciò che arriva dall’esterno, con il solo scopo di armonizzarlo e restituirlo purificato attraverso gestualità e mimiche peculiari, si è soliti dare una veloce “sbirciatina” alle notizie pubbliche.
Immancabilmente dopo un paio di dozzine di secondi, si abbandona il proposito e ci si affida all’improvvisazione. Conoscere un Artista, un discepolo dell’Arte non può basarsi su elementi cronologici o tappe canoniche, specialmente se di fronte a sé, si ha un giovane talentuoso che ben conosce il sacrificio del lavoro.
Essere direttori d’orchestra oggi non rappresenta un traguardo bensì un punto di partenza.
Il concetto precostituito sull’anzianità di figure preposte alla direzione di strumentisti e musicisti, pian piano si va sgretolando. Certo, vi è una convinzione radicata circa la questione su chi dovrebbe dirigere una orchestra, eppure, ultimamente, sono presenti aperture e nuove prospettive che scardinano il preconcetto del binomio “età – maturità”; dirigere non è l’apice della carriera oramai consolidata, è una prospettiva, un punto diverso da cui intraprendere altri possibili sentieri.
Enrico Pagano, 26 anni, Direttore dell’Orchestra da Camera Canova, sa cosa desidera, e non teme il dover rimboccarsi le maniche, anzi! La sua devozione (termine voluto che viene calzato magistralmente da Enrico) per la Musica, pur non essendo figlio d’arte, nasce in parte dalla passione che i suoi genitori hanno per la musica classica e in parte dalla volontà di scoperta verso un richiamo: lo stereo diffondeva sempre le composizioni dei più grandi virtuosi che hanno lasciato impronte profonde non solo scrivendo spartiti, ma pagine di Storia.
Enrico ha studiato al Conservatorio Violoncello, pianoforte, composizione e direzione d’orchestra.
Il Conservatorio è un percorso “obbligato”, al pari della strada intrapresa da un medico che ben è consapevole della meta auspicata. Ci sono alcuni punti fermi ed uno è proprio questo. Altri punti invece sono dinamici, evolvono, corrono assieme ad un tempo che non è mai abbastanza.
Nel riconoscere la matrice di un pezzo classico, studiarla fino a conoscerne risvolti, pieghe, andare sino alla mente genitrice di quella fila di note: l’esame di un direttore d’orchestra verso l’esecuzione di una sinfonia è molto diverso rispetto a quello che occorre allo strumentista.
Enrico ascolta e comprende, analizza come portare il gruppo dinanzi a sé, gli strumenti, i musicisti, le voci all’espressione pura durante un concerto: l’aspetto è posto nella dimensione psico-relazionale.
Una sensibilità che crea un continuum nel quotidiano, nel lavoro, nel personale, non potrebbe essere altrimenti. Ci sono gli amici, qualche momento sportivo e una decina di giorni rosicchiati eppure quel bisogno di relazione per evincere, estrapolare il meglio dall’Altro è imprescindibile.
La musica è veicolo, è un mezzo che sottende a questa grande responsabilità: servire l’Arte e portarla, diffonderla a chiunque.
L’artista è tale perché c’è un pubblico, non si deve mai scordare questa verità. Così come è fondamentale ricordare quanto i giovani cerchino la musica, l’arte, ne hanno un bisogno estremo.
Investire in una educazione verso il repertorio classico è un profondo segno di volontà di cambiamento. Ascoltare un concerto di musica classica, opportunamente presentato, diventa tanto piacevole quanto partecipare a qualsiasi altro evento culturale. Sono sufficienti pochi ma efficaci elementi introduttivi. Il linguaggio è universale ed è inconscio, inscritto in ciascuno di noi. Può apparire capzioso, in realtà, con un pizzico di allenamento, si viene aperti ad un orizzonte inimmaginabile, tant’è la sua vastità.
La fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento sono i periodi che più influenzano il repertorio e lo studio di Enrico, immancabile Mozart (Don Giovanni, Le Nozze di Figaro), Beethoven con la Sinfonia n.7 che traccia momenti fondamentali nella giovane esistenza del Direttore d’Orchestra.
La chiacchierata ha preso le sue ali e ci consegna tre splendidi doni!
Il primo è l’ascolto di una musica dolcissima, dal forte potere calmante, nonostante racchiuda “una vena melodica”: si tratta del Trio No. 2 Opera 100 Andante con moto di Shubert.
Il secondo dono è incarnato nel proseguimento del lavoro di ‘contaminazione’ della Musica Classica già iniziata con Baricco (la Parola incontra e sposa la musica per approfondire l’animo di Beethoven), svelerà nella prossima Primavera collaborazioni con stili e generi capaci di suscitare aspettative che troveranno conferme sia da attenti ascoltatori che da neofiti.
Il terzo dono promette un incontro dal vivo con Enrico, rivelatore di dettagli e nuovi orizzonti con persone, Anime regali -e non è una esagerazione data la loro delicata grazia verso la missione per cui sono chiamati dall’Arte stessa- che si muovono nel campo teatrale, musicale e didattico.
Si ringrazia per la preziosa conversazione, Enrico Pagano a cui sono rivolti i più calorosi auguri affinché il vento dell’Arte gli sia sempre favorevole.
Si ringrazia il fondamentale supporto “psicologico” della ragazzina liceale, per la realizzazione di questo articolo.
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