Dialogando con l’Autrice Elena Magnani | La Segnatrice | Una conversazione sulle tracce della Storia, chiedendo permesso alla Natura
<Non avere pregiudizi! Sii aperto e lascia che ciò che deve arrivare, accada. Non alzare alcuna barriera il cui perno affondi nel preconcetto. Ahimè, perderesti occasioni e molte porte potresti trovarle chiuse poiché nei tuoi occhi abita la cecità razionale.
Pensa, se io mi fossi accontentato di ciò che offriva il mio pregiudizio, tu non saresti qui e non ci saremmo nemmeno conosciuti> – cit. anonimo

La riflessione che accompagnò tale puntualizzazione non era scevra da riconoscenza, rabbia e una nota di smarrimento. Attuare la ricerca verso qualcosa che potesse alleviare il rimprovero, portò ad innescare un meccanismo consolidato ed efficace. Nei libri, nel conforto della magica carta parlante, di quei maestri a cui ho affidato la mia educazione, avrei recuperato né risposte, né chiavi di lettura, solamente spalle su cui poggiarmi un poco e limitarmi ad utilizzare il solo senso dell’udito.
Nei libri avrei trovato una casa, una dimora.
Sempre più infatti, il “finalmente a casa” è una proposizione dissociata dal ritrovarsi tra le proprie mura domestiche; il luogo e il tempo dove si è completi pur avendo salda la propria integrità, nulla ha a che fare con abitudini, radici, alberi genealogici, lavoro.
Ecco che tra le isole e gli scaffali della libreria, gli occhi si posarono su “La Segnatrice” di Elena Magnani.

La curiosità prese a dimenarsi divertita al pari di una pallina da volano. Sentivo che dovevo saperne di più. Il fato, il destino, Dio, le divinità dei boschi, qualsiasi forza soprannaturale desideriate interpellare, ha permesso che due strade si incrociassero, facendo nascere un dialogo che attraversa secoli, tradizioni, quotidianità, maturando la straordinaria potenza di rivelare la Grande Storia.
Elena infatti, sin dall’inizio afferma la volontà di voler essere credibile come scrittrice e donna, dando una consistenza a ciò che va scrivendo. I libri pubblicati sono romanzi ma, la narrazione – nella visione dell’autrice -, deve essere a servizio della Storia. I fatti e le vicende perciò sono inserite in un contesto credibile anche quando alcuni passaggi necessitano di invenzione.
Ogni storia ha bisogno del veicolo e dello stile migliore perché possa essere raccontata. L’importante è che il lettore arrivi in fondo, sino all’ultima pagina, senza che abbandoni la lettura. Questo è l’obbiettivo di Elena, anche a costo che l’interlocutore o chiunque abbia tra le mani il suo manoscritto, possa esprimere un’opinione contrastante. Il valore vero sta nel fatto che abbiano affrontato tutte le pagine.
Non solo! La meta per Elena è confezionare una sorta di “visore” che il lettore inconsapevolmente indosserà, per intercalarsi nella vicenda, nel romanzo stesso.
Come molti professionisti digitali e terapeuti d’avanguardia, mettono a punto sistemi di realtà integrata, virtuale al fine di far vivere esperienze immersive ai propri clienti e pazienti, così Elena, arriva a costruire con inchiostro, storia ed elementi connettivi immaginari, un apparecchio invisibile che conduce nella Grande Storia. Questa è la potenza di un efficace narratore storico: sa immergere l’interlocutore in un tempo ed in una condizione tangibile. Ben diverso così è il rendersi conto di eventi passati, tralasciati dai testi scolastici, di studio, dove vige sia il distacco emotivo che la necessità di riportare tratti salienti, evitando più o meno inconsapevolmente aneddoti certamente utili.

La Storia si comprende nei dettagli, nelle minuzie quotidiane. Ne “La Segnatrice”, Elena parte dal ritrovamento di una sveglia appartenuta ad un militare tedesco. Questo oggetto si trovava nella soffitta della casa di famiglia del marito. Da lì, si snoda la vicenda in cui l’impianto storico è assolutamente veritiero, basato su fonti accertate. Le protagoniste, le donne partigiane sono realmente vissute: tanti punti derivano da testimonianze orali! In Garfagnana – regione in cui è ambientato il romanzo – è ancora diffusa l’usanza di tramandare i fatti dinanzi al focolare. Non manca l’evocare quanta resistenza gli uomini hanno posto sui monti e quanta altra ne hanno mostrata, nelle dimore, donne e bambini.
Il materiale raccolto era così tanto che la scrittrice ha dovuto scegliere. Se da un lato c’era a tratti il rimpianto di dover mettere a parte alcune nozioni, dall’altro c’era la consapevolezza di districarsi in un filone storico capace di metterla a proprio agio, ossia quello del Novecento!
Un periodo che sente affine al pari di una sorgente a cui abbeverarsi per poi cantarne le rivelazioni! L’importanza di una oculata ricerca consente ad Elena di arrivare alla piena padronanza di tale genere, sperimentato nel 2016 con “Come il Cielo di Belfast“.
Elena, scrittrice, editor e correttrice di bozze, aiuta gli aspiranti scrittori a collocarsi e trovare la propria identità, i giusti obbiettivi, le modalità per arrivare a pubblicare con tranquillità e soddisfazione le proprie idee (per maggiori dettagli cliccare https://www.scrittorifelici.me/). Ella cura moltissimo la parte psicologica oltre che tecnica, anche qui l’obbiettivo è portare un autore a diventare tale, terminando il proprio racconto.
Ricorda i suoi primi libri: un Urban fantasy (Lucifer – la stella del mattino) ed una narrativa attenta al tema del riscatto femminile (Il quaderno di Eva), senza cadere in luoghi comuni!


Ed ecco che insieme ad Elena torno alla prima argomentazione, i pregiudizi, a ciò che ha permesso di conversare con una donna fortemente connessa alla Natura! Lei che è di Genova, trova la sua piena unicità nella Garfagnana, nelle passeggiate immersive nel bosco con i suoi pets, in profumi e odori che prendono il via dalla tazza di acqua tiepida aromatizzata con scorzette di limone e qualche grano di sale rosa himalayano. Abbraccia i propri alberi sentinella, chiede loro permesso e coglie la mano delle fronde che la invitano a non proseguire, tornare sulla via di casa: ha accolto ciò che era necessario per quel momento.
Non può che essere naturale in una straordinaria e delicata femminilità, trovare il dono delle segnatrici, trasmesso dalla nonna, in cui si manifesta la volontà di equilibrare con il Bene, le forze contrarie, tra sacro (si recitano preghiere) e profano (si compiono simboli). Nelle zone appenniniche è una pratica quotidiana, non c’è giudizio.
Ciò che deve essere è, la storia che racconta Elena parla di dono e vuole essere letta sino in fondo, con occhi limpidi.
Si ringrazia, omaggiando con i profumi della Natura e le voci sottili dei boschi, la donna e scrittrice Elena Magnani
erica g.
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