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L’Antigone di Silvia tra Donne e Mito

da | Nov 24, 2024 | Arte & Teatro | 0 commenti

Première Nazionale Antigone | Teatro Blu di Cadegliano – Testo di Mario Bianchi – con Silvia Priori, Arianna Rolandi | Foto in evidenza Ph Stefania Nocca

Eravamo in quattro: Polinice, Eteocle, Ismene ed io, Antigone.

Le braccia che si muovono dirette, sferzano l’aria densa, le nubi che s’alzano e poi si diradano. Indicano per fare appello e poi ammenda. Sono quattro braccia e appartengono a due donne. Pure la voce è doppia, appartiene a due donne.

Una Nobile ed una Ancella? Sangue di stirpe reale e sorellanza d’animo? Oppure una donna comune, normale che sceglie liberamente e per questo è ancora più grande, ancora più immensa perché dà ascolto alle sue ombre, le sue luci, il suo spirito più profondo.

Non è una Ancella colei che si muove a fianco di Antigone, è l’aura che ha preso forma, carne, consistenza. È la donna Antigone nel suo sé profondo, così forte, così femmina ebbra di grazia e coscienza.

Ma seppur l’occhio vede la rappresentazione della sola Antigone, attraverso Lei conosciamo i suoi fratelli, sua sorella, <la> sua carissima e casta madre Giocasta, suo padre Edipo, l’irreprensibile zio Creonte, il dolce Amore Emone.

Sullo sfondo il Monte Citerone, le mura della città, le sette porte di Tebe. Antigone evoca la sua fanciullezza, le risate con i fratelli, i giochi, la spensieratezza. Polinice ed Eteocle facevano a gara affinché Antigone fosse gaia, vestita di sorrisi e amore.

Lo si percepisce dal magnetismo appartenente ai suoi dipinti, la ricerca del bianco sintesi di ogni colore riflesso. Pura nell’anima, vira in ciascuna nuancè restituendo l’avorio, il candore di un opale latteo, lo statuario  sguardo della pietra nivea, la genesi di una perla.

Antigone che prende altri colori appena incontra Emone. Si abbracciano e… quando uno prende a ballare, si balla insieme; quando uno sorride, si crea un’eco sonoro di gioia; quando uno piange, ci sono quattro occhi colmi di acqua. Infine, quando si muore, si muore insieme.

Così vive Antigone, in sintonia con il proprio cuore, fondendosi col suo amore nel giallo delle ginestre, nel blu e oro del cielo. Fino a che l’oracolo di Tiresia non vide il proprio compimento. Antigone lo ascoltò, conobbe la verità dei fatti. La voce diventa un acuto stridente, le braccia supplici, l’evocare quell’amore compassionevole, misericordioso.

Grida Antigone dalle mura di Tebe, non più gaia. Le dita non arrivano ad aggrapparsi alle stelle, alla luce, sono quasi inghiottite dal sangue. Edipo suo padre, si strappa gli occhi dinanzi all’oratorio compiuto. Quel padre sposato inconsapevolmente al Fato. Giocasta, madre affettuosa, ventre da cui furono generati lei, i fratelli, Ismene. Culla amabile e conforto nei disagi. 

Antigone solleva i veli, appare avvolgere un bimbo, sono le membra di una santa e materna regina, la cui bellezza non stava negli ori ma nelle parole e gesta di grazia.

Eteocle e Polinice. Due fratelli inseparabili fino a che il potere non li divise. Un destino intravisto nei duelli da adolescenti. Infine il patto revocato. Avrebbero potuto diventare grandi, essere giusti, incarnare una reggenza senza uguali. Invece le loro carni giacevano al cospetto delle sette porte di Tebe.

Uno contro l’altro: le grida strozzate di Antigone e della propria Ancella fedele mostrano la densità di un sangue insozzato da azioni imputabili a due uomini divenuti barbari. I suoi fratelli. Le loro carni coperte dalle polveri, dal degrado del tempo, dagli escrementi dei randagi.

Antigone sceglie, dipinto dopo dipinto, tela dopo tela. Sceglie di essere audace come il suo cuore, di essere regina delle proprie leggi, di essere l’oracolo dei giusti, di essere amore totalizzante,  riassumere ogni parola greca da agape a eros a pietas, facendosi serva di misericordia, di libertà.

Polinice, il suo buon fratello bandito anche da morto. Antigone si reca presso il suo corpo, in gran segreto, lo ama fraternamente, monda con il velo di sua madre la pelle di Polinice, lo profuma con rose rosse di forza e passione, lo profuma con la sua tenerezza. La luce di Antigone non vacilla nemmeno dinanzi all’impietà di suo zio Creonte. 

Lei accetta il suo destino, lei sceglie. Non importa né di prudenza, né di temperanza. Lei è giustizia e grazia.

Il suo respiro terreno esala tra la pietra. Ma la sua anima è accompagnata dagli sforzi e dalla grinta di Emone, è accompagnata dal tardo pentimento di Creonte.

Ci sono molti volti di Antigone, scritti da Sofocle, scritti da Euripide e non solo.

Questa è l’Antigone di Silvia Priori sul testo pieno e nello stesso tempo fatto dalla medesima sostanza delle nubi di Mario Bianchi. Un monologo che in realtà ha molte voci poiché ogni personaggio ha il suo spazio e il proprio colore riflesso nelle tele di Luigi Bello. Il candore di un bianco da cui emerge la viva pietra capace di scolpire il nome in greco antico della bella fanciulla, paladina della giustizia, avversaria dei totalitarismi, delle disparità, delle violenze.

L’Antigone di Silvia è una nuova scrittura che completa la trilogia di donne e mito. Riassume la donna Elena che finalmente si libera in una lunga confessione da cui emerge la fragilità, il desiderio di una bellezza libera… solo i segni del tempo diventano un mantra liberatorio: noi siamo la nostra anima!

Riassume la donna Cassandra inascoltata e derisa. Qui pure lei trova la dimensione salvifica in Tiresia, in quegli occhi offerti all’Ade e in Antigone sulle mura della città. Antigone che si rende eco di sacerdotessa profeta, specchio di una bellezza implorante del silenzio. Antigone donna che presso un fiume, lava i veli con ceneri di pensieri versando acqua da brocche ramato.

Silvia è Antigone, capace di definire un cerchio evolutivo che ricapitola lo sviluppo della donna, del femminile e della grazia, in una magistrale e raffinata proposta che ben aderisce ai giorni nostri.

Si ringrazia Silvia per la sua profonda connessione che restituisce con dolcezza, Teatro. Si ringraziano le istituzioni tutte, l’assessorato alla Cultura di Varese, il Cinema Teatro Nuovo di Varese.

erica g

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