Incontro con l’Autrice | Quando le conversazioni non avvengono per caso | “Blood Sisters Vol I” – Ambra Maltauro – Ed. Edisud Salerno
Sul comodino un libro ed un nome: “Blood Sisters” e Ambra.C’è anche un fiume di immagini, dopo che l’ultima pagina, posata a termine della lettura (avvenuta nel giro di pochi giorni), svela l’incredibile mondo figurativo che vive dentro agli spiriti.
Un fiume che diviene simbolo di un nuovo corso da seguire, indagare, guadare. Il fiume non è tangibilmente presente in questo romanzo astuto, in grado di cogliere vari stili adeguandosi alle necessità dei personaggi, ai loro dialoghi e allo svolgersi delle intenzioni (questo elemento lo si ritrova in diversi autori contemporanei, vederlo trattare con scioltezza da una scrittrice emergente, ne rafforza il rilievo di bravura).
Eppure il sapore del canto del Sand Creek vi è tutto. Quel gusto facilmente eguagliabile all’unico canto che una delle protagoniste (Virginia) offre, un inno alla pioggia, alla disperazione, ad un momento prezioso che inevitabilmente procurerà dolore. La nascita che è gioia, è anche pena perché conservatrice di morte.
Ma tale consapevolezza rende tutto più semplice ed in un certo qual modo gaio, nel tempo che ci è concesso si fanno i conti con sé stessi, con una vita ruvida, con variabili assolutamente estranee ed estemporanee.Eppure ne si ride lo stesso di questa esistenza. Ci si convince che si è folli, malati di ottusità o di frivolezza o di personalità. No, non è così. Con limpidezza, si è allineati alle logiche dell’universo, di questa Via Lattea dove nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma. Gli eventi più macabri di cui siamo artefici o ne siamo vittime, cosa possono? Li possiamo domare? Le donne native avrebbero certamente una risposta ma come Ines insegna, ciascuno di noi decide, fa di testa sua. A quelle donne resta la grazia di inanellare il canto degli indio, di protezione, ci sono nubi ma ci saranno anche soli.
In virtù di entrambi bisogna imparare a circondarsi di cose belle, di ciò che produce amore, di quelle tinte belle evocative. Solo così si attrae sempre il bello, si interrompe il flusso oscuro e se dovesse presentarsi l’ombra?
Una donna, Ambra, svelerà come fare, chiede pazienza, con un’aria sbarazzina, una giovane parente delle sorelle Brontë, catapultata nei giorni nostri, capace di indossare quegli arnesi (verdugali e crinoline) che sostengono gonne ampie quanto la stanzetta dove sono impilati i sogni e i libri impazienti di essere liberati, in costante guerra con il cartellino da timbrare. Una ragazza dal cui corpo escono raggi e vibrazioni del colore ambra, la pietra che guarisce, che ingloba il nettare degli alberi, che muta in fossili piccole vite, garanzie di simbiosi. Un delicato fiore femminile la cui libertà maneggia con grazia una colt, perché se vi sono impedimenti o cadute, non è seguendo essi che si ha la propria rivincita. La colt non le serve per fare una guerra ai suoi simili ma per metterla in mano ai suoi personaggi, gliela hanno chiesta. Così come le suggeriscono quella sana ribellione ai comportamenti usuali, di rito di fronte alle necessità, ai luoghi comuni, agli avvenimenti.
Ed ambra è così, come la linfa, si fa spazio tra le scorze dei tronchi di Nonna Salice, grida al vento i suoi desii ed infine ride.
Ci vuole humour, ci vuole un po’ di noir per essere pienamente una donna degna parente delle sorelle Brontë.In più il clima del Far West, le musiche di Morricone, i disegni degli storici fumettisti di Tex Willer e Kit Carson, diventano garanzia di una mescolanza senza difetti. Cosa è la giustizia? Quando si può parlare di essa e chi si interpella? Un uomo pentastellato o Dio?
- Non siamo diversi da chi è andato al fronte ed è rimasto a fare la guerra, portandosela dentro una volta finita.
- Non siamo diversi da chi si strugge dinanzi ad una lettera d’amore, ubriacandosi per il proprio dolce usignolo.
- Non siamo diversi nel provare una grande ammirazione verso questa pietra preziosa, con un cuore di carne e fibre generose. Ella ride alla vita con una grazia antica, ottocentesca eppure affamata e grintosa nel cercare al tempo del qui ed ora.
Un fiore di ambra che risponde con luce e velluto alla quotidianità. Senza scordare il pizzico di folle noir! Le storie più belle, così come le anime, hanno sempre un po’ di zenzero!
Si ringrazia con tenero affetto Ambra; lusingata di conoscere questo sorriso e questa luce!
erica g.
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