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Francesco III d’Este e Menotti: gli Illuminati invitano all’A-more

da | Giu 16, 2022 | Arte & Teatro

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Erano giorni in cui una cappa sovrastava l’anima, densi cirri e preoccupanti cumuli, imperversavano creando un limbo dove costringere la mente ed i pensieri a ripiegare.

Dinanzi ad un foglio bianco vi era tremore, dinanzi a tante anime belle la paura, il timore di accendere l’ombra della delusione a causa del vuoto vibrante percepito. Un sintomo, un segno, un mal-essere, un silenzio che conservava e mostrava senza apparente pietà i veli di un fantasma, di molti fantasmi.

Il bisogno di apertura, di purezza, di un propulsore di energia che spazza, porta a dileguarsi, ogni straccio di quelle gocciole nuvolose condensate. Dove cercare, dove trovare i balsami, gli unguenti e di nuovo i suoni, le parole, gli accordi?

Nella frenesia di queste ansie e tremori, le proposte di un nobile Principe e di un geniale compositore, possono accompagnarci alla cura per dissolvere quell’oppressione tanto fastidiosa!

Queste due figure – Francesco III d’Este e Gian Carlo Menotti – non prestano minima attenzione al lamento intrinseco di questo limbo, emergono come aurore, hanno atteso la giusta combinazione, l’armonioso incontro tra il Sole – l’Origine da cui proveniamo -, il vento delle vibrazioni cosmiche e la nostra aura.

Ci ritroviamo nella cornice del Salone Estense di Varese in compagnia di chi oggi ha costruito un ponte per migrare nel passato, prendere illustri personaggi e artisti dalla astuta intelligenza, conducendoli a noi, a me, a te!

Per sconfiggere quell’effetto serra che non permette ai sensi di cogliere, percepire, apprendere, godere.

Perché prestare ascolto ad una leggenda che il piccolo Francesco III d’Este desiderava gli fosse raccontata, di sera, prima di addormentarsi?

<Mi conteresti una storia?>

Perché ci si vuole abbandonare all’A-more, a quel sentimento che non muore e consente di entrare nella dimensione dell’eternità, del cosmo perenne, dove si è unici nell’universale, conservando la propria essenza, irripetibilità, originalità. Una fusione con l’Arte che non accetta compromessi ma punta il dito contro l’anima che la cerca, che si batte il petto con i pugni delle mani chiusi “bum-bum-bum”.

Questo tamburo è una forza che preme, che si dimena, che vuole emergere, non tace, fa pressione, pulsano le tempie, le dita sono sul capo, percepiscono il calore delle meningi, dell’urgenza di annunciare, mostrare, portare fuori le note, gli accordi, le parole, la musica, i testi, i suoni.

La gente cerca l’arte, la brama, inconsapevolmente, nell’inconscio, nell’acqua che si versa dopo una corsa verso l’ufficio, nel gesto di tamponarsi con un asciugamano le spalle scottate dai raggi roventi, nel trovarsi con una donna o con un uomo ed ammirare la bellezza delle sinuosità, delle curve, della raffinatezza dei profili della stanza adibita a toilette – la intravedete dalla porta semi chiusa! – .

La gente, pur non ammettendolo, spesso, molto più di quel che crede, desidera solo ascoltare una bella storia, una leggenda, perché ci vuole credere fino in fondo, si vuole perdere, ubriacandosi nella fantasia che scaturisce da un semplice contesto, un giardino, un bosco, un mito nel mito. C’è chi studia, mette a servizio creatività e capacità di espressione, forgiando una statua, scrivendo un racconto storico, sapendo che portare all’attenzione di tutti Francesco III d’Este, è una sfida ed anche un lieto dovere, per la sua regalità e la sua ampia capacità di vedere oltre; non per nulla può essere giustamente ricordato come Principe Illuminato.

In questa “gente” che brama verso un sapere nascosto negli accadimenti quotidiani, ci sono io, ci sei tu. Ci sono stati Francesco III d’Este e Gian Carlo Menotti, due Illuminati. Ci sono coloro che hanno il potere di condurci attraverso l’Arte, all’origine, alla nascita, alla creazione dell’Amore per cui si vive.

Alexandra Bacchetta e Mario Visco hanno portato avanti, con tenacia e determinazione, il progetto che racconta le vicende di Francesco III d’Este, unendo la leggenda del Braccialetto di Bosso ad una ricerca capace di sottendere gli accadimenti di realtà, recuperando documenti storici.

Silvia Priori e Roberto Gerbolès hanno cucito un testo in prosa per il Maestro Menotti, di cui non sono solo devoti eredi artistici! Essi sono legati da un rapporto filiale con il Geniale Compositore, concesso dalla stessa passione per l’Arte. La tecnica ha permesso al Maestro prima, a Silvia, Roberto e gli altri artisti che lo omaggiano poi, di dare espressione al talento, concepito in essi sin dalla loro nascita.

Sono artisti, sono canali in cui l’Arte si esprime con la più alta manifestazione di sincerità, di verità.

Sentono l’impellenza, sentono il “bum-bum-bum” che deve essere diffuso a tutti. Esplorano il proprio sé, il profondo intimo dell’anima, dove si annulla l’io e si emerge, di nuovo, non più come rabdomanti – questa fase è superata – ma come messaggeri di sentimenti, emozioni: tutti, tu, io, le dobbiamo sentire.

  • La penna di Mario, la lavorazione, l’intaglio realizzato da Alexandra, le braccia, i gesti, le espressioni, la vocalità di Silvia capace di volare, di far volare uscendo dalle tenebre, che impedivano ai nostri occhi di assaporare la vita… ah, che stupore, che brivido!
  • Ancora, la bravura di Fabio Bagatin di intersecare al pianoforte brani e arie di Menotti, l’espressione pregnante di Marco Chingari (baritono), diventano i medicamenti imprescindibili per l’apertura di sé.

Anche noi dobbiamo annullare l’io, non per sentirci smarriti. Si tratta di una prova per cui vale la pena mostrare le proprie nudità, pure Francesco III d’Este e Menotti l’hanno sperimentata.

Annullando l’io, arriviamo a fonderci con la nostra essenza, l’origine, il cosmo stesso. Diventiamo perenni e quell’effetto serra finalmente è perduto.

Siamo affetti da una malattia: può durare dai 2 ai 70 anni, si chiama invecchiamento, non c’è rimedio, il finale lo si può ben immaginare, allora perché non tentare?! Siamo folli, siamo vivi, siamo rabdomanti verso l’Arte salvifica, donatrice di bellezza e di messaggeri sempiterni, mossi dall’A-more!

  • Gian Carlo Menotti, l’uomo tra due mondi: un artista diviso tra le sfide terrene e il sogno divino, tra il ragazzino che incominciò a suonare con l’organo della chiesina e l’uomo che si arrovellava per quanta pena recavano le provocazioni (“Io non copio Puccini!”), tra l’impazienza di non poter più aspettare per imparare a comporre e l’emozione di vedere sua madre ad assistere alla prima della sua opera a Philhadelphia.
  • Francesco III d’Este ora vuol riposare, ricorda però i numerosi appuntamenti pensati per consegnare testimoni a chi vuole accogliere il bello, la profondità, la leggerezza di ciascuna sfumatura di Arte. Sono le note di un pianoforte a rimboccare le coltri e a preparare nel contempo provviste ed indumenti per seguire chi ha realizzato quel ponte tra Storia e Quotidiano.

Le nubi si sono dissolte, il viaggio continua! Ci sono sinergie che desiderano danzare all’unisono, sono manifestazioni di anime la cui volontà è generare respiro, bellezza, gentilezza, connessioni feconde per te, per me, per ciascuno. Questo lo scopo del Varese Estense Festival e di Cadegliano Festival – Piccola Spoleto.

Si ringrazia Serena Nardi, Teatro Blu, Mario Visco, le Istituzioni e tutti coloro che credono e sostengono l’Arte

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