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Tra fiori di Ibisco, candore di pavone e vocalizzi da Saloon: il Maestro Morricone

da | Ott 19, 2020 | Arte & Teatro

EnnioAlterGiuditta_5 E come emozione.
E come Ennio Morricone.
E come empatia. Si sente la paura ed il timore aleggiare in una sala di teatro ‘piena’, nonostante l’aggettivo debba passare per il filtro delle norme vigenti garantendo un numero adeguato di persone.
Una serata di inaugurazione di una stagione. Che bellezza sentire parlare di stagione di teatro, oggi. Una sfida su tutto e su tutti. La gente ha paura e lo si percepisce ma ha anche un forte desiderio di vivere e di sognare. Perché ai sogni bisogna crederci!

È necessario condurre fuori questa voce, assaporandola dentro il teatro e facendola conoscere di nuovo a tutti. Il teatro e chi ne costituisce le membra è vivo! È bello sorridere tornando qui, a ‘casa’, accogliere, fare sentire gli uni in armonia con gli altri, perché poi la si porterà con sé, questa sintonia, rientrando nelle proprie dimore.

Il teatro non abbandona, come del resto non ci ha abbandonato il Maestro Morricone, che ha lasciato un pezzo del proprio spirito in tantissimi artisti, ispirandoli, e credendo possibile che la realtà ed il sogno non siano su due binari paralleli, bensì intersecati. Morricone nel Teatro Giuditta Pasta di Saronno, ci guarda attraverso sei bellissime e bravissime Donne-Muse.

Gli elementi aria, acqua, terra e fuoco prendono vita in quattro ninfe che dell’Ibisco e della Gerbera ne fanno un tessuto vestendosi con i loro colori. Esse prendono il violino nato dai quattro elementi e, con la grazia, la bellezza di cui sono dee rivelano le note di Morricone tracciando con l’arco colonne sonore, sguardi, espressioni, lineamenti. Ne danno carattere grazie alle vibrazioni, modulano quelle immagini, stralci di film – musicati dal Maestro-, che scorrono dietro loro. Esse sono fibre muscolari la cui risultante è l’espressione, il carisma di Morricone e di cosa egli ci vuole raccontare. Queste quattro ninfe sono le Alter Echo String Quartet.

Morricone diventa musicista per volere del padre. Non c’è una vera e propria missione. Il Maestro si “sapeva applicare”. Avrebbe scelto medicina o forse sarebbe diventato un eccellente giocatore di scacchi (li conosceva e ci giocava sin da giovanissimo eppure, seguendo le raccomandazioni paterne, li ripose e si dedicò allo studio della tromba definendosi infatti un “trombista”).

La sua scelta fu seguire la strada del compositore. Il suo vero successo lo trovò nel cinema. A proposito di tale parola è buffo ricordare come “Nuovo cinema paradiso” (del regista Tornatore del 1988 ambientato in Sicilia) non ha avuto inizialmente un grande successo quando uscì nelle sale, tant’è che il gestore del cinema di Messina garantiva l’entrata gratuita ed il pagamento solo se fosse piaciuto. Pensare che in seguito lo stesso film vinse l’Oscar!
La grande collaborazione con Sergio Leone e le musiche dei Western hanno tutto l’imprinting del Maestro. Con il regista Leone è dolce e nostalgico rammentare un dettaglio: hanno frequentato la medesima classe in terza elementare…
Nella musica, con la musica, il Maestro Morricone ci spiega personaggio per personaggio. Sergio Leone, dal canto suo, pone una attenzione maniacale per sviscerare e soffermarsi sulle espressioni del volto. L’aneddoto curioso nella scena “del triello” (da “Il buono, il brutto, il cattivo”) emblema supremo di sinergia musica – regia, risiede nella volontà di Sergio di inserire in una delle tombe del cimitero uno scheletro vero! Lo ha ‘trovato’ grazie al lascito testamentario di una attrice spagnola che desiderava continuare il proprio mestiere anche dopo la morte!
Ancora, nel tema del coyote le due note che il Maestro ha inserito sono in realtà il prodotto di elementi ‘assurdi’, cori maschili sovrapposti, versi di animali da cortile: l’originalità lo contraddistingue e ne spiega l’immensa bravura. Basti pensare che il vocalizzo di “scion – scion” (“Giù la testa”) nasconde in tali lettere il nome del protagonista (Sean)!
Il vocalizzo è un elemento fondamentale nelle colonne sonore di Morricone. Con le ninfe del violino, la voce di Elena d’Angelo e le dita soffici di Hilary Bassi su quei tasti di pianoforte, si sente la tragicità, qualcosa che prende l’anima fino ad arrivare alle lacrime.
‘ENNIO MORRICONE è morto. Lo annuncio così a tutti gli amici che mi sono stati sempre vicino e anche a quelli un po’ lontani che saluto con grande affetto. Impossibile nominarli tutti. Ma un ricordo particolare è per Peppuccio e Roberta, amici fraterni molto presenti in questi ultimi anni della nostra vita.
C’è una sola ragione che mi spinge a salutare tutti così e ad avere un funerale in forma privata: non voglio disturbare. – [n.d.r. da L’ultima lettera scritta da E. Morricone.]

C’è una bellissima incarnazione bianca e dorata del Cosmo, della resurrezione e trasmutazione positiva. Lucenti riflessi bianchi e dorati sembrano le piume di un Pavone pieno di grazia e letizia con il bianco spruzzato di Sole. È seduta al pianoforte ed è devota e fedele a quei candidi tasti bianchi e neri. Hilary Bassi ci porta in una estasi che fa vivere Morricone in ognuno di noi!

La sala si tinge delle musiche di ‘Here’s to you’ nata in un modo così travagliato e bizzarro: l’arrangiamento è giunto successivamente alle parole che sottendono la storia vera di Sacco e Vanzetti, condannati alla pena di morte perché anarchici. Non fu concessa loro la grazia, morirono e solo anni dopo vennero riabilitati. Un grandissimo errore di giustizia caratterizzato dal sapore delle parole di Vanzetti:

“L’ultimo istante ci appartiene: questa agonia è il nostro trionfo”.

Si sente una umida nostalgia bagnata dalla voce del violino, viviamo “La leggenda del pianista sull’oceano” con la triste dolcezza profumata di virtuosismo.

“Saluto con tanto affetto Ines, Laura, Sara, Enzo e Norbert, per aver condiviso con me e la mia famiglia gran parte della mia vita.
Voglio ricordare con amore le mie sorelle Adriana, Maria, Franca e i loro cari e far sapere loro quanto gli ho voluto bene.
Un saluto pieno, intenso e profondo ai miei figli Marco, Alessandra, Andrea, Giovanni, mia nuora Monica, e ai miei nipoti Francesca , Valentina, Francesco e Luca.
Spero che comprendano quanto li ho amati.” – [n.d.r. da L’ultima lettera scritta da E. Morricone.]

La voce, il vocalizzo, il ripetersi di suoni che nascondono tratti forse banali e curiosi per qualcuno ma, in mano al genio del Maestro, rivelano la potenza e l’arte che ha saputo consacrarlo a ciò che egli rappresenta. Il soprano Elena d’Angelo posa le sue corde vocali su quel bancone di un Saloon del Far West con un atteggiamento che nemmeno il più fine Galateo potrebbe spiegare. Ed incanta con pacatezza quei vocalizzi lasciando un compito importante: l’energia di Ennio Morricone deve essere spartita con ciascuno di noi perché possiamo davvero esternarla! Elena cede qualche decibel ad ogni spettatore affinché lo impieghi nel quotidiano!

Infine c’è il Morricone che arrangia canzoni del repertorio Pop. “Se telefonando” per Mina (il suono delle sirene della polizia ha suggerito alla mente di Ennio la base musicale), “Sapore di sale” per Gino Paoli, alcuni esempi!

Una presenza costante nella vita del Maestro, è la moglie Maria, la figura più importante: dalle espressione del volto di lei, Ennio indovinava se la sua composizione musicale avesse c’entrato l’obiettivo!

Ecco cosa le sei ninfe hanno creato sul palco: un viaggio che termina con la pacatezza e la riservatezza di Morricone, tinteggiato dai colori di dee che vendono sogni, emozioni, l’essenza della vita.
Una “estasi di oro” che è possibile sperimentarla già qui.
Elena, Hilary e le Alter ECHO affidano una dedica per ogni spettatore… “di vivere le cose più belle!”.
“Per ultima Maria (ma non ultima). A lei rinnovo l’amore straordinario che ci ha tenuto insieme e che mi dispiace abbandonare.
A Lei il più doloroso addio”. – [n.d.r. da L’ultima lettera scritta da E. Morricone.]

Siamo noi Maria, amati dal Maestro. Noi che, grazie alle dee ed al Teatro Giuditta Pasta, dobbiamo accendere questo amore in ogni istante, metterlo come lievito in ogni nostro dire e fare.

Si ringrazia il teatro di Saronno, il primo a sfidare i tempi attuali, proponendo una stagione e rinnovando la promessa dei festeggiamenti per il 31esimo compleanno nel 2021. Si ringraziando le Alter ECHO, Elena d’Angelo, Hilary Bassi.

erica g.

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