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50 volte Teatro: il suono che risveglia l’uomo

da | Lug 21, 2019 | Arte & Teatro | 0 commenti

Un pianoforte riempie lo spazio. Ne è capace, è nelle sue potenzialità. La sua forza espressiva è sufficiente a risvegliare il senso dell’udito, di questo vogliamo parlare. I tasti neri e bianchi si alternano, attendono frementi che dita affusolate possano esercitare un’armonica pressione e produrre il suono che fa tremare.

Il nostro udito è abituato ad ascoltare dialoghi infiniti, lamentele, informazioni superflue, parole di indubbio valore. Brama un altro suono! Arde di gioia quando finalmente viene scosso da rumori saggi, sublimi e deliziose giravolte sonore. Il pianoforte è uno strumento eccellente, in esso tanti cuori hanno vissuto, tanti sogni sono stati realizzati o infranti. Dinanzi al pianoforte quante storie sono state svelate e rivelate.

D’altronde qualsiasi mano vorrebbe tentare l’impresa del suono, ottenere finalmente qualcosa che sconvolge, che “graffia”. Graffiare, aggrapparsi, afferrare, attraverso il suono, quello che è l’Uomo. Poco importa cosa è diventato, ciò che conta è arrivarci. Scoprire la definizione di uomo attualmente ci porta a constatare i passi che egli ha compiuto: si è arricchito, si è impoverito, è divenuto terreno fecondo o arido?

Cosa riesce a fare l’evocazione di un pianoforte e di note che viaggiano su binari invisibili scontrandosi con pensieri, ideologie, emozioni e vite quotidiano più o meno significative.

Il pianoforte è un punto di ritrovo in cui si raccolgono i lembi di se stessi sino ad arrivare al cuore centrale: una nota musicale fa esattamente questo percorso.

Riesce ad indovinare i veri pensieri, quelli che vengono confinati quasi sempre nell’inconscio.

Un inconscio che diventa un groviglio, una matassa da sciogliere. Basta davvero poco per riuscire in un’impresa così…semplice! Basta prendere una cena, tre fratelli, le rispettive mogli e la segretaria di uno dei tre: il mix perfetto per arrivare ad un cocktail esplosivo e graffiante, stile tipico del regista francese Eric Assous. In “Cognate” si sperimenta una commedia studiata, meditata. La risata c’è ma cela una riflessione ed un sottile dramma. E’ la condizione dell’uomo che vuole nascondersi in stereotipi ed è ciò che fanno le protagoniste di questa storia brillante e ricca di colpi di scena.

Ma le parole diventano note di un brano suonato al ritmo di tasti bianchi e nere, portate che si alternano, scandendo cambi di scena e posizioni; gli equilibri si scompongono e si ritrovano in altri livelli. Sin dove arriva l’uomo? Quanto profondo o quanto superficiale è?

I sensi ci aprono al mondo ed alla vita, un’avventura meravigliosa e straordinariamente bella, un kaleidoscopio di eventi e di istanti che possiamo colorare ed intensificare a seconda del nostro gusto. E poi accade che qualcosa di incontrollabile mischia le carte, ci arrabbiamo, riusciamo a scavare per trovare lacrime di consolazione o disperazione ma, alla fine, sorridiamo perché in fondo, il nostro cuore lo sa, è giusto così. Non possiamo controllare la vita, non è nella natura umana.

L’uomo ha il compito di essere davvero tale, con radici terrene ed ali che sfiorano il divino. E nel teatro, in questa grande famiglia, viviamo e sperimentiamo tutto ciò come se ci trovassimo in un laboratorio. Dopodiché tocca a noi, nel quotidiano, trasportare i cinque sensi con il nostro estro per fare qualcosa di eccezionale: dipingere la vita!

N.d.R “50 volte teatro” per il 50° Anniversario del Teatro Auditorio di Cassano Magnago

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