flexile-white-logo

“Io Volo” e non solo: uno spazio per sperimentare il Territorio

da | Dic 1, 2021 | Arte & Teatro

83031229_2603447076551488_4258583120502063104_o

Spazio Yak è una sorpresa nascosta nelle zone di periferia.

Come quei corpi che vengono celati da indumenti neri, abbondanti, fuori taglia.

Come quei luoghi improbabili, su cui non si scommetterebbero nemmeno i due soldi citati in un passo evangelico.

Ma quei corpi e quei luoghi colpiscono prepotentemente l’intelletto ed il muscolo che palpita… vogliono avere la forza di un murales dipinto su una facciata del palazzo principale di una città.

Perché il senso di un fine capillare è enormemente grandioso!

Perché uno spazio di cultura ricavato da una zona di caseggiato popolari è una perla: l’incontro di un quotidiano fatto di battaglie, certezze labili, tratti svaniti nelle mura rivestite da carta da parati, si realizza con chi irrompe pieno di vitalità e progetti e iniziative per dare di più, alla gente che svolta l’angolo con in mano la bolletta della luce, all’ometto che arranca sulle scale dopo aver preso l’unica pagnotta rimasta nell’orario di chiusura del negozio d’alimentari.

La cultura è alla porta di chiunque, è uno spazio intimo, un’alcova presso cui ristorarsi, una panchina da utilizzare per allenarsi e non più sedersi.

Karakorum Teatro – così si chiama la compagnia che anima Spazio Yak – indica un possibile percorso!

Si resta quindi impressionati nell’entrare presso spazio Yak a Varese, rendendosi subito conto della gioventù (e non solo in un significato letterale) che serpeggia e anima il foyer, addentrandosi nell’ampia stanza dove si allestiscono gli spettacoli… quel nero penetrante si accomoda docilmente negli occhi, vuole insegnare e non preoccupare, pur sapendo di utilizzare toni taglienti in qualche occasione.

Ma nel nero ci sono tutti i colori, assorbiti uno ad uno. Tutti i colori pronti per essere rilasciati al momento opportuno.

Spazio Yak li ricerca, li propone, ne dà un valore di rilievo, li risalta.

Ecco quindi le direzioni prese e le scelte proposte al pubblico e a chi vuole entrare a far parte di Yak!

Una di queste scelte è stata presentare una produzione speciale, per cui occorre avere un luogo che sembra costruito appositamente per tale evento!

Il teatro di figura per adulti! Tre giovani ragazzi del territorio (Riccardo Trovato, Marzia Pellegrino, Romolo Benati) raccontano una storia impiegando solo due marionette.

“Quegli occhi di ragazzina.

Quegli occhi di donna anziana.

Inquietano, mi guardano, vogliono sopraffarmi.

Due corpi e quattro, l’ombra e il corpo, il senso del tatto e del tempo si incontrano solo dopo aver cercato la Luna, successivamente al mantra cantilenante di non aver paura, al termine di esercizi di distensione per afferrare una stella od un ricordo.

Due sensi che abitano l’animo giovane, curioso e dispettoso della Bambina nonché quello infranto, fragile e rassegnato della donna anziana.

L’una lo specchio Dell’altra?

Oppure due vite che per qualche strano gioco del destino si sono ritrovate a guardarsi negli occhi?

Ogni movimento ha un peso, un valore, ogni parola è misurata.

Eppure il calcolo si mitiga, si stempera come la polvere di un pigmento nell’olio, facendosi colore.

I veri colori non li hanno però né la Bambina, né la Donna Anziana.

Solo il grande baule contenente la dote dei tempi passati li possiede.

Solo la coperta lavorata a maglia esprime le tonalità dello spettro cromatico.

Per il resto ci sono i toni scuri, il bianco, il nero, i suoni di un carillion tanto caro.

La bambina senza una ruga.

La donna anziana così lenta nei riflessi.

Eppure per allacciare la scarpetta nera occorrono quattro mani, è necessario sedersi accanto, l’una all’altra.

Entrambi i corpi sono fragili, alcuni tratti delle due appaiono sciocchi. Sanno ed hanno saputo divertirsi con l’acqua delle pozzanghere.

Difendete questi diritti, il vostro cerchio magico.

Difendete la vostra pelle, ricopre l’anima e quella è giovane, come il bambino che abita costantemente in noi.

Quel senso però di inquieto e tremante disagio di occhi che bramano insegnare i toni di suspense, di piccoli brividi (la nota ‘horror’ del colore nero) è un rumore di fondo sordo e persistente.

Ecco allora che le braccia di stendono ogni fascio di muscolo per unirsi ai fasci di una falce argentea.”

Il titolo di questa eccellente produzione territoriale è “Un’altra notte“: toccante e penetrante.

Tra pochi giorni, il 4 Dicembre, un debutto nazionale per Karakorum Teatro con “Io volo” e l’interpretazione di Stefano Beghi che sarà Antonio Ferrarin. Forse qui in Italia è poco conosciuto ma per gli amanti dell’anime giapponese “Porco Rosso” e per i giapponesi stessi, è un eroe!

Se la curiosità avrà la meglio, oltre alla storia di questo pilota stravagante e sognatore, il 4 Dicembre si avrà la possibilità di conoscere i nipoti di questo uomo stra-ordinario: con un velivolo in legno e tela ha percorso la rotta Roma – Tokyo, impressionando e lasciando ben altro che una scia di kerosene!

Non si svela altro! Solo prendiamo posto e indossiamo gli occhialoni che Ferrarin ci offre!

Un altro progetto legato al territorio, vissuto in occasione del Festival Verdi presso la città di Parma, è stato il promuovere, stimolando, creando, l’esperienza sensoriale di un viaggio reale e virtuale, portando lo spettatore in un’immersione nell’atmosfera parmense, tinteggiata di lirica. Si conduce l’uomo alla riscoperta dei luoghi di Verdi, grazie al proprio smartphone con musica e parole, in uno spazio magico sospeso tra verità e finzione. Non c’è un percorso predefinito, c’è un sentiero, una via che si fa, con le proprie scelte. L’applicazione dialoga con il partecipante, realizzando così un’avventura digitale addentrandosi nell’opera verdiana.

0 commenti

Related Posts: