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Oltre l’orizzonte, la Montagna e “Il Duca”, l’incontro con Matteo Melchiorre

da | Lug 20, 2022 | Featured, Senza categoria

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[Tratto da “Il Duca” Cap. I]

Tra le mani giro e rigiro “Il Duca“: copertina semplice, bianca, una scala di grigi, ombre ed una sola figura che primeggia e conquista. Una lettura rapida alla trama e uno sguardo veloce alla biografia dell’autore, Matteo Melchiorre. Lì, in quelle poche righe ci si sofferma, dandosi l’obbiettivo di scoprire di più, di entrare in sintonia con l’animo indagatore di chi ha vergato parole e sintassi. La costante ricerca è la chiave di volta di un’esistenza – quella dell’autore – ed appartiene al romanzo stesso.

Spontanea è la prima domanda a Melchiorre, volta a esplorare la realtà abitudinaria di Matteo, di cosa si occupa nel quotidiano, chi è nella routine, chi rappresenta.

Chiaramente il ruolo di Direttore prende spazio sottraendo talvolta tempo per le passioni di Matteo, eppure, è un compromesso più che adeguato, che permette comunque di esprimere la natura di un animo costantemente in ricerca. Accanto a questa figura istituzionale, burocratica, c’è un ragazzo che prova l’esperienza della scrittura, scoprendo un’attitudine che ogni volta, per dire qualcosa, adopera uno stile differente. A Matteo, non piace il termine “genere” perché ciò a cui dà vita è una mescolanza di forme letterarie per cui non c’è categorizzazione: i suoi libri sono “scritture ibride”, troviamo la narrazione accanto ad un accenno saggistico, un resoconto vicino ad un chiaro format d’inchiesta. Matteo lascia che sia la storia, la trama del libro ad incontrare lo stile migliore per essere enunciata.

[Tratto da “Il Duca” Cap. I]

Cos’è per Matteo la scrittura?
Fondamentalmente ricerca, indagine. E’ trovare una modalità per raccontare la Storia tenendo un occhio ben aperto sul presente. Il punto di vista impiegato per studiare i dati di realtà, ricavandone poi gli elementi per i propri intrecci, è franco, autentico, oggettivo, qualora sia soggettivo è necessario che abbia una sorgente, una fonte. Matteo sin da piccolo ha una grande virtù: il suo occhio è un occhio storico, assoluto capace di scavare ed esplorare. Questo implica la necessità piacevole di vergare i risultati ed i profili ottenuti sui fogli bianchi. Nei momenti difficili, la consapevolezza del qui ed ora, è una componente preziosa.
L’altro grande sogno è volto ad un aspetto più pratico e manuale, Matteo lo tiene un po’ nascosto perché ancora non è visto con il giusto apprezzamento l’hobby del legno. Tra gli scaffali delle biblioteche, come si può pensare, immaginare senza perplessità, un direttore intento ad intagliare il legno?! Eppure, a dispetto dell’integrità stereotipata che vige nell’immaginario dirigenziale, questo “passatempo” è una forma di rispetto e di inno verso una Natura ed un contesto che sono spesso descritti in maniera grossolana.

Perché il settore umanistico non dovrebbe inglobare esperienze manuali e pratiche? Il pensiero deve in fondo essere supportato da gesti e lati più pragmatici! Ne “Il Duca” questo emerge: il protagonista ha tratti e momenti in cui esprime concretezza attraverso le mani.

[Tratto da “Storie di Alberi”]

[Tratto da “Il Duca” Cap. I]

Bisogna avere cura della montagna: anche qui troviamo in Matteo Melchiorre la fusione con Cultura e Natura, sempre più correlate grazie a molteplici elementi di congiunzione. Si promuove una sinergia per sensibilizzare, per andare a costituire un rapporto uomo – natura dialettico, collaborativo, in un’ottica evolutiva, non certo di mera devozione.

Quanti elementi autobiografici ritroviamo ne “Il Duca”?
Sicuramente le descrizioni hanno l’occhio di Matteo che vede e registra. Il Duca possiede un archivio e questo è indubbio collegamento con il ruolo di Direttore della Biblioteca!
In più c’è un elemento rapsodico: tante storie provengono da racconti orali ascoltati sin da bambino nei luoghi natali del Veneto.

Leggende che appartengono alle origini… e quelle di Matteo? Un rapporto contraddittorio, in parte risolto con il libro “Storia di Alberi e della loro terra”, in parte ancora frutto di ricerca. Questo risiede nella dualità presente nell’autore: madre veneta e padre pugliese, il piccolo Matteo nasce nelle terre della repubblica marinara pur consapevole dell’altro sapore intrinseco che scorre nella sua linfa, un gusto Mediterraneo, lontano, spruzzato di salsedine. Si sa, essere discendenti di tradizioni, usi, costumi molto distanti, implica la “fatica” di dimostrare qualcosa in più: è una condizione che accomuna le società, il pensiero dell’uomo dinanzi alle novità che scompaginano le abitudini.

Il Rapporto col mare diventa quindi emblematico e presenta due componenti: quella del ricordo della distesa pugliese e delle estati trascorse dalla nonna a Nizza e, l’altra componente detta “B” che però è in fase di esame, Matteo confida solo la profonda connessione all’apparato radicale.

Matteo è un ragazzo dal forte accento veneto, la cui giovinezza è tanto evidente quanto la tempra della Natura e della storia che si manifestano appieno nella sua voce e nelle sue righe.

[Tratto da “Il Duca” Cap. I]

Si ringrazia con un sorriso colmo di empatia, per la medesima passione verso la Natura e le Alte Vette, Matteo Melchiorre

 

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