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Non solo solidarietà: co-housing come nuovo stile di vita

da | Mag 12, 2019 | Nel quotidiano | 0 commenti

Inclusività, cooperazione, sostenibilità (di natura sociale, economica, paesaggistica etc.), sviluppare servizi, recuperare “buone pratiche”, mutuo aiuto, puntare sulla fragilità, ri-generare, condividere: parole chiave ed idiomi che vanno ad identificare una realtà sempre più convincente ed efficace, già attiva in molti Paesi esteri ed in alcune Province e/o Comuni italiani, conosciuta sotto l’appellativo di “co-housing”.

Co-housing letteralmente significa “co-abitare”.

Il binomio è divenuto emblema di un progetto volto a riportare alla luce dinamiche relazionali dimenticate per via dello stile di vita attuale, facendo della solidarietà uno strumento tutt’altro che “buonista”! La solidarietà sottesa ad un progetto fortemente voluto dalla Comunità Europea, dopo i risultati più che soddisfacenti nei Paesi da cui nasce l’idea (Scandinavia), incarna e recupera i valori, le usanze ed i principi esistenti nei cortili condivisi da abitazioni private.

In Italia la community del co-housing è attiva ed è possibile investigare e comprendere i diversi progetti su http://www.cohousing.it/.

Certamente progettare una struttura per sviluppare la realtà del co-housing significa approfondire e studiare i bisogni e le esigenze del contesto in cui si vuole dare il via al progetto stesso. Forme di co-housing prendono spunto da alcuni dei seguenti quesiti:

  • Strutture da risanare;
  • Studenti in cerca di alloggi con un carico di spese contenute;
  • Esigenze di servizi personali che trascendono a servizi per il benessere della città;
  • Persone economicamente fragili;
  • Persone che attraversano un periodo di crisi e non sanno come ripartire;
  • Anziani che non possono restare da soli ma non sono nemmeno “idonei” per una struttura sanitaria come “case di riposo” o istituti equivalenti; tale discorso è valido anche per persone con determinate disabilità;
  • Famiglie o singoli che decidono di abbracciare uno stile di vita tipico dei cortili in cui condividere e collaborare.

Questi sono solo alcuni esempi da cui si può partire per realizzare una struttura in grado di soddisfare i requisiti del “co-housing”.

Due paletti importanti che non vanno mai dimenticati però è che in tale realtà entrano persone attive e non vi sono assolutamente gerarchie! Nel co-housing si impara a realizzare l’equilibrio tra spazio privato e spazio condiviso, puntando l’attenzione sulla dinamicità, sull’ottimizzazione, sul risparmio, il mutuo-aiuto e la collaborazione solidale!

  • Esempio: in una realtà di co-housing vi è una famiglia in emergenza economica perché il padre e la madre non hanno più lavoro. In un appartamento c’è una signora anziana che per ovvi motivi non riesce a sbrigare le faccende domestiche. La logica del mutuo aiuto vedrà la madre senza un lavoro recarsi dalla signora anziana e verrà pagata per le pulizie. Il guadagno sarà inserito nel budget familiare che servirà per sbloccare la situazione d’emergenza fintantoché la famiglia, con l’aiuto sia della direzione del co-housing, sia del Comune, non troverà una sistemazione lavorativa definitiva e potrà addirittura spostarsi in un alloggio a seconda di esigenze e di energie economiche.

Nel co-housing abbiamo la localizzazione di diversi servizi usufruibili non solo dai co-housers ma anche dal resto dei cittadini. C’è lo sviluppo del car-sharing, la possibilità quindi di ridurre l’impatto ambientale di attività che sono rese più fluide e scorrevoli. Ci sono molte attività e servizi in condivisione tra cui lavanderia, palestra, luoghi per il benessere della persona (estetica e fisioterapia), micronido e tante altre realtà.

Per realizzare un co-housing si elegge un’area urbana in cui vi è presente una struttura ampia da suddividere in alloggi privati e spazi per le aree condivise. Solitamente si può parlare di co-housing partendo dalle 20 famiglie sino alle 40, più aumenta il numero, più si ha la necessità di organizzare in cluster i differenti co-housers. Le strutture in questi ultimi anni sono rese sostenibili anche da un punto di vista di energia rinnovabile.

Elementi e principi che vanno di pari passo con fondamenta e architettura sono la garanzia di sicurezza (il co-housing sviluppa un ambinete protetto), il rispetto della privacy, l’assoluta mancanza di gerarchia e ideologia politica.

Su questo ultimo punto è bene specificare che nessuno è un gradino sopra l’altro bensì, si ottimizzano le risorse, suddividendo i compiti tra i co-housers nel pieno rispetto degli altri! Non ci sono ragioni sociali o religiose che fanno da sfondo a questa idea di vita ma semplicemente una mentalità aperta, senza cinismo ma con una buona dose di coraggio nell’abbattere schemi individualisti tipici della società contemporanea.

Una nota temporale indispensabile che varrebbe la pena attuare!

A ben pensarci, nei cortili esistenti tra le varie case private, specialmente qualche decennio fa, la logica del co-housing funzionava senza che venisse progettato nulla. Erano i valori del buon-vicinato, dell’aiuto reciproco. Ancora oggi in molti contesti urbani basterebbe educare al co-housing e si otterebbe lo stesso effetto e risultato, con una riduzione di costi notevoli ed un guadagno in termini di relazioni sociali!

Questa grande opportunità che è concreta per Comuni, Regioni ed altri Paesi esteri, l’abbiamo incontrata Venerdì 10 Maggio 2019 a Castiglione Olona, grazie alla Dottoressa Irma Missaglia direttrice del co-housing sociale di Grandate “Sim-patia” (http://www.sim-patia.it/cohousing.php) e ad il gruppo di candidati alle prossime elezioni amministrative della città guidata da Francesca Porfiri (https://www.piucastiglione.it/) e dal suo programma nonchè nome “PiùCastiglione).

Sim-patia è partner di Regione Lombardia per sperimentare progetti di co-housing e la chiave di lettura che ne dà la Dottoressa Irma è “oltre la fragilità”. La sfida di questo progetto nasce dal prendere le fragilità ed usarle come strumenti di rivincita, scommessa e guadagno personale e sociale. Le storie raccontate da una competente e combattiva Irma Missaglia, fanno comprendere come essere felici, solidali, aperti è fattibile e vantaggioso.

  • Perché portare un anziano solo in una casa di riposo e fargli condurre una vita limitata quando è possibile introdurlo in una realtà di co-housing e dare ancora qualcosa alla società, vivendo bene ed in sicurezza, senza che sia un peso economico?
  • Perché non puntare sul recupero di ragazzi con disabilità, inserendoli in contesti lavorativi adatti al loro handicap e rendendoli economicamente autosufficiente, nello stesso tempo protetti dagli spazi del co-housing?

Ci fermiamo a questi due perché, affinché siano spunti di riflessione per i lettori.

Il co-housing stesso apre ad un turbinio di pensieri.

Due ultimi aspetti importanti ricordati dalla stessa Dottoressa Irma: nel co-housing si accolgono persone fragili ma attive. Casi in cui ci sono malattie o handicap gravi e compromettenti circa la salute e autonomia della persona stessa, le strutture sanitarie sono l’unica garanzia e la sola chance assolutamente da prendere in considerazione.

Nella realtà del co-housing le dinamiche sono più distese ma le difficoltà e le incomprensioni esistono come in qualsiasi “gruppo” di persone: insieme si possono superare, questa è la logica nonché la possibilità di vedere un ponte laddove ci sono differenze… come accadeva nei cortili di tanto tempo fa!

Oltre ad un ringraziamento particolare alla Dottoressa Irma Missaglia ed alla sua formidabile volontà nel gestire dinamiche davvero complesse ma sicuramente stimolanti, un doveroso ringraziamento agli organizzatori dell’evento conoscitivo del co-housing, augurando così a Francesca Porfiri ed alla sua squadra di portare avanti un progetto innovativo ed umano in un Borgo così pieno di possibilità qual è Castiglione Olona!

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