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Letter to Menotti

da | Mar 6, 2023 | Arte & Teatro | 0 commenti

Il Telefono e La Medium di Gian Carlo Menotti | Regia di Serena Nardi | Direttore Enrico Saverio PaganoOrchestra Canova | Varese ReLive | Cinema Teatro Nuovo Varese

“Carissimo Menotti, come ci si rivolge ad un Maestro?

Difficilmente si ha modo di colloquiare con un artista ed un genio del Tuo spessore! Eppure come tacere, come non confidarti quello che è successo solo poche sere fa?!

Ne sono convinta: saresti rimasto colpito anche tu, anzi, avresti faticato a credere che la grandezza e la finezza di quelle due opere derivassero proprio da te!

Immergersi nella tua mente, Maestro Menotti, è stato facile, una abile alchimia prodotta da una attenta regista – Serena Nardi – ha permesso di vivere e godere di attimi intensi, sospesi tra l’assoluta certezza del ritmo quotidiano che non guarda in viso nessuno, procede incessantemente e, il desiderio di occultarsi mascherandosi, non riuscendo interamente nell’obiettivo.

Frivolezze e scatti di Noir, ironia e una suspense interrotta da un singhiozzo disperato rivelato con dotta astuzia. Dapprima la scena luccicante e l’ilarità, la spensieratezza quantomeno apparente, si fa impalcatura di un ritratto attualissimo. L’identità è veicolata da un telefono: si può ancora parlare perciò di io, sé? Oppure si deve prendere alla lettera il termine persona che contiene la derivazione latina associata alla maschera?

Menotti, che intuito nel carpire la potenza manipolatrice del Telefono!

C’è chi ne è inghiottito da tale strumento, quasi fosse uno specchio che si insinua tra la volontà, l’anima e l’atteggiamento da mostrare: ne risulta una distorsione, il volto è così visibile solo per metà.

C’è chi ne resta impressionato, quasi si lascia sopraffare, non riesce a sradicare la violenza seducente dell’apparecchio prodigioso nel connettere, diabolico nel disgregare l’autenticità delle emozioni.

Se con Il Telefono, il fragile sorriso resiste e i pensieri sono capaci ancora di trovare amaro giovamento, ne La Medium, quella panacea apparente si disfa, il dualismo a cui ogni giorno siamo sottoposti non da tregua; quanto spesso timidi e immaturi sentimenti sono soffocati, quali attimi sono scevri da pathos e ombre?

C’è il progresso e la tecnologia che impone procedure, tutto deve seguire una automazione (che è ben diversa dalla metodologia di Galileo!), l’uomo si accorge di nubi di oppressione e si smarrisce in una ricerca, nella caccia alla soluzione, accorrendo ad altre maschere truffaldine.

Cosa resta Maestro Menotti?

  • Colpi d’arma da fuoco che sbriciolano i propositi millantatori d’una medium satura dei suoi stessi inganni.
  • Suoni di pallottole conficcati in germogli sbocciati troppo presto e arsi da una gelata impossibile da anticipare.
  • L’amarezza e la certezza che la vita, l’esistenza abbia la forma di Mani di Forbice, sensibile, delicata, contemporaneamente assurda, sfidante, graffiante.

Nelle note di Regia si legge che c’è una fine a tutto. Menotti, Maestro, siamo entrati nella tua filiale creazione, abbiamo compreso quanto forte fosse il tuo desiderio di rappresentare il genere umano.

C’è una fine sì, perché appena avanti, il tempo di un respiro, di un voltarsi, di un battito di palpebre, c’è anche un inizio. Un clic può essere il colpo di un cecchino e, lo scatto di una serratura. Alla Medium veniva chiesto di udire e vedere le voci di persone care nell’al di là.

<Mamma, mamma dove sei?>

Indossando, nascondendo metà di ciò che siamo non stiamo forse domandando di liberarci da questo climax di tensione? Non stiamo chiedendo un clic?

Si ringrazia con gratitudine e affetto Serena Nardi, Mara Grisoni, Enrico Pagano e la Sua Orchestra Canova, Giulio Rossini; si ringraziano tutti coloro che hanno permesso questa produzione che avrà anima oltre i confini di Varese (per maggiori informazioni cliccare qui il link)

erica g

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