flexile-white-logo

Lodi al Sole ed il Ritorno ad Itaca

da | Ago 16, 2022 | Arte & Teatro

299822331_366413062356759_7613333185777457114_n

14 Agosto 2022| Lodi | Piazza Broletto | Odissea: Ritorno ad Itaca di e con Marta Ossoli, Mino Francesco Manni, Musiche di Silvia Mangiarotti (violino) e Francesca Ruffilli (violoncello)

Chi è un figlio? Cosa è un padre lontano da più di vent’anni? Chi è un mendicante? Chi è un fedele servitore che conserva una apparente ed inutile dignità dinanzi al lussuoso sprezzo di avidi pretendenti? Chi è un guerriero? Chi è quella Dea che permette stragi e favori? Chi è quella donna austera le cui pozze fertili un tempo sono anchilosate eppure fiere?

Una tappa di questo viaggio ha lambito il mantello che indosso nella mia mente.

Nemmeno io sono degno di osservare da vicino, la cornice deliziosa, grondante della Grande Storia e della piccola storia, ebbra della volontà di chi ha fortemente voluto la rappresentanza di un percorso che appartiene a tutti e a nessuno. Non è così in fondo l’Odissea?
Chi appartiene in modo perentorio ed esclusivo alla propria terra? Tutti e nessuno. Qualche volontà irrazionale, di natura divina può proteggerci ed elargire la propria benedizione oppure, può scaraventarci a mangiare polvere nel limbo, nell’anticamera dell’Ade senza trovare pace.
Ma in tutto questo vi è un significato che scardina la razionalità e riunisce il concetto di tutti e nessuno, così che i due termini possano apparire equivalenti.

Cosa fa la dea Atena? Una bellezza che brucia con occhi di ghiaccio, che carezza e trasforma. Una stanchezza indicibile si accusa dopo la sua venuta, un’aura odorosa, dai sentori di stalla si appropria delle membra colme di rughe, la voce, gli occhi lattiginosi entrambi. Il colpo inferto da una sedia sbattuta per villania si accusa mordendosi le nocche. Ma non si chiede il perché, la cagione ad una Dea. Offre la sua protezione, da qui all’eternità. Tanto basta per fidarsi, per scegliere di proseguire.

Non serve che parli la nostra lingua. È sufficiente osservare lo scalare e l’inerpicarsi delle tonalità e dei timbri di una formula, di un sortilegio. Si arrampicano come edera alle pareti della Chiesa e del Municipio, si aggrappano alle vesti non riconoscendone le fatture… da millenni esistono quei canti e non hanno bisogno di conoscere mode e altri costumi. Loro sono sempiterni. Così come lo è l’essenza di quella Donna: Atena è chiamata.

Eppure il suo incarnato svela una identità più profonda, ancor più potente seppur scevra dell’immortalità. La fierezza, non l’orgoglio, alimentano la scaltrezza e la tenerezza della regina Penelope, madre e sposa. La speranza, quotidianamente violentata dai codardi adulatori, è intatta, attende, non ancora del tutto sterile. C’è un lamento, una ode che il vento traduce a modo suo e fa bruciare gli occhi. Ma l’incanto questa volta produce pathos, non pietà, produce carità, caros, l’amore che si muove.

Sta per giungere il momento.
L’apice in cui tutto e nessuno si riveleranno. Lo ha colto Argo prima di qualsiasi altro, spirando felicemente, dopo la venuta del suo messia.
Lo ha colto Penelope, ancora guardinga, Eumeo e Telemaco.

E sì, l’ho colto io, nel medesimo angolino dove riposano le spoglie della fedeltà canina, per un appiglio, un granulo di tempo. Quello stesso tempo che ha condensato in un solo uomo la sfrontatezza di Odisseo, la clemenza e saggezza di Eumeo, l’acerbo desiderio di prode coraggio di Telemaco. In quell’uomo per cui ci si può perdere, tanti sono i labirinti onde scrutare e sondare se stessi, c’è la fanciullezza, la maturità, l’anziana lungimiranza, lo sdegno e la foga, l’arte di mentire per sopravvivere, la finta ignoranza per mescolarsi e apprendere arte e mestiere, l’ardore di protezione verso la propria donna, la sottomissione dinanzi alla lontananza evidente e di primo acchito incolmabile.

In un solo uomo ho visto con meraviglia la capacità di concepire dentro la propria voce la vita di un giovane destinato ad essere principe, ad amare, a temere per l’incolumità della madre senza avere i mezzi per offrirle sostentamento e sicurezza. Quel concepimento, quella gravidanza lunga un ventennio mi ha lacerato. Ho riconosciuto i toni che sfregavano, con attrito, artigli necessari a tenere in piedi un pezzo di vita che si andava formando. L’amarezza di generare e sapere che alla crescita della pianta non si poteva essere testimoni. Allora l’infanzia, i capricci, l’adolescenza, la riflessione potevano solo mutare ed evolvere nella gola, certi di possederne solo un frammento nel futuro.
Vidi quest’uomo e vidi la Dea. Una forza sopra di loro prometteva al mendicante, ad Atena, a Penelope il momento in cui la vigliaccheria sarebbe cessata. Nessun araldo sarebbe stato disfatto una volta di più. Il tutto sarebbe diventato nessuno è viceversa. Presto sarebbe arrivato il momento.
Una carezza quasi da catturare ma no, quella mano divina era tanto vicina da poterla solo respirare. Osservai Odisseo fare il medesimo gesto: contemplare e concedersi il lusso di un pensiero, di una lacrima.

Quel presto verrà svelato il 20 Agosto sempre a Lodi, nella meravigliosa cornice di Piazza Broletto alle 21.30.

Si ringraziano con eterna gratitudine Marta Ossoli, Mino Francesco Manni, un onore conoscere chi della bellezza ne fa la missione. Un grazie caloroso al Comune di Lodi e a chi ha creduto in questo progetto, a Francesca e Silvia per le musiche, per le fotografie Pier Marra – Lorenzo Maggi.

erica g

 

0 commenti

Related Posts: