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Futura: un messaggio che arriva da molto lontano

da | Mar 9, 2023 | Arte & Teatro | 0 commenti

7 – 8 Marzo 2023 | Teatro Blu Cadegliano | “Futura”

“Ho ballato quel valzer da 35 anni, eppure ne ho di meno, forse di più?

Mi ha imbrigliato nella sua risata burbera e seducente. Ma non dovevo sedurre io?

Ah, le nocche delle mie mani sono raggrinzite e lise, arse pure loro come la gola.

Al minuto di silenzio che apre la serata di Gala, non ci alziamo né io né lui, da ben 35 anni, poco più, poco meno.

Perché lo osserviamo ogni giorno, prima di sorseggiare caffè dalla chicchera.

A volte abbiamo le fiamme, tizzoni sulle gote tanto vorremmo essere predatori, poi ci abbandoniamo ebbri con i petti quasi nudi dal troppo fervore e ci commuoviamo di noi stessi.

Tu, Donna.

Tu, Uomo.

Ci mettiamo a ridere come pazzi, ragazzini, balordi. Non manca mai il bacio del buongiorno.

Tu, Uomo ad ogni respiro.

Tu, Donna ad ogni respiro.

Noi gli auguri li recitiamo, li sgraniamo, come preghiere, macinando sotto i polpastrelli un vetusto filo di perle legnose.

Anche oggi lui si è avvicinato e ha iniziato il primo coro.

Tu sei Donna, ti amo.

Io ho sorriso, adesso tocca a me.”

“Futura” – dove la dimensione include la sostanza Donna

Questa densità nasce dopo aver sperimentato e vissuto la nuova produzione di Teatro Blu Cadegliano “Futura”. Un omaggio alla Donna, nella giornata dedicata e fortemente voluta dalle Nazioni Unite a partire dal 1975. Ascoltando però i racconti di tre storie femminili in contesti differenti, si avverte una connessione tra un passato storico apparentemente lontano e la proiezione sul qui, ora e il domani, il futuro.

Silvia Priori con la musica dal vivo di Francesca Galante (voce) e Ciro Radice (arrangiamenti e musiche) diventano archeologi e ricercatori sul campo – hanno portato alla luce un reperto dalle peculiarità immutate, quasi colto da una inspiegabile immortalità – capaci di mostrarci il messaggio affidato ad una sottilissima carta, infilata in una bottiglia.

Non vi sono solo parole, bensì anche pellicole da sviluppare, sono ancora in bianco e nero, l’eleganza vuole la sua parte! Tre artisti focalizzati su un unico obbiettivo, il loro sguardo puntato al faro della consapevolezza, dell’affermazione, della gratitudine verso una dimensione, un luogo, una identità, una volontà, una forza, una bellezza racchiusi sotto il vocabolo “donna”.

Il crescendo di “Futura” segue un andamento che sfiora il matematico esponenziale

New York, Buenos Aires, Milano, un periodo temporale la cui volta abbraccia gli anni Trenta e Settanta, Dorothy, Maria e Franca, un climax che si avvia da un’analisi quasi psicologica, sottile e chiara grazie ad un elemento che passa quasi inosservato all’udito. Ebbene, questo geniale magma seduce e commuove a passi di tango, sino a rendere limpido, senza alcuna possibile contraddizione quanto la condizione di donne, lavoratrici sia rimasta immutata, lungo lo scivolare del tempo.

Si delineano i contorni di donne, figure femminili in cammino, rigorosamente in bianco e nero, ci si guarda attorno, il proprio giardino, il proprio minuscolo mondo, si guarda dentro se stessi (l’autocritica!) e, avremo sì i colori, eppure, la prospettiva appare immutata lungo lo scorrere dei secoli. Come mai si è usata la carta copiativa? Perché spesso non sappiamo osare strappare i fogli lucidi e prenderci un blocco nuovo?!

Lasciamo permeare nella nostra pelle i racconti delle tre donne, poniamo corpo e animo sotto la corrente fluida delle note e della voce.

Futura, una formula elegante, semplice, la cui consistenza è quella della mimosa, nasconde la tensione del presentare qualcosa di nuovo, di battezzarlo, cela tutti quei passaggi burocratici, le trasferte, i lunghi pomeriggi di studio, le serate in cui ci si arrende al plaid e ad una tregua con Morfeo, la voglia di dare il via, di far scostare il sipario, di abbeverarsi di energia, di ballare tutta la notte perché finalmente si è di nuovo ubriachi di energia. E’ merito di fili invisibili che uniscono gli esseri viventi, in un luogo, nel tempo.

Questo flusso è stato tinteggiato di essenza femminile, un dono da condividere, riconoscere: a ben pensarci “donna” contiene la parola “dona”, una coincidenza oppure? Si afferma la presenza del coraggio della semplicità, dell’inventarsi, rinnovandosi, appellandosi alla propria dignità, chiave di sé, donna, non trattabile.

Si ringrazia con ammirazione e generosità Silvia Priori, Teatro Blu Cadegliano, Francesca Galante, Ciro Radice; si ringrazia il Teatro ospitante Castellani di Azzate

erica g

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