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Facciamo le carte e giochiamo alla Vita

da | Ott 5, 2020 | Arte & Teatro

IMG-20201004-WA0005 IMG-20201004-WA0003Perdona il passato!
-Onora il padre e la madre!
Ricorda e perdona!
Onora! Ricorda! Perdona!

Un freddo umido penetra nelle ossa, gocciola il naso come fosse una maledizione! Ah, vita cosa vuoi da me? Sono cadute delle piante e quelle parole, taglienti come il coltello impiegato poco fa per affettare i frutti dell’orto, uccidono. Quel coltello abbandonato tra lacrime e sgomento dopo l’ennesimo litigio.

Ed ora ecco, sento il lamento di quel tronco.

Poggio la mano su di esso e ne avverto tutto il dolore, che è il mio.

Si fonde e si connette tra viscere della terra e astri del cielo furente. Onora e ricorda: quasi un mantra derivato da carte mischiate male. Quale è la mia carta?

Onora e ricorda, ingrata persona! Persona, che parola orribile per definire un essere vivente. Siamo creature ma non banali persone. Siamo vagabondi erranti. E questo tronco, ah! Tra l’umido muschio che sento sulla pelle riecheggia la voce della Zia Maggie, cara e brillante zitella senza tempo come amava farsi chiamare. Lei sì, adesso mi avrebbe preso con sé e davanti ad una fumante tazza di tè, avrebbe mischiato le carte. Lei si definiva ‘il Folle’. Quest’umido muschio sta penetrando dentro le scarpe, un tepore di ghiaccio si impossessa di ogni piccolo pezzetto di pelle e di ossa. Ritorno a quel tavolo, a quelle carte.

Vivo è l’urlo ‘Onora – Ricorda’, le carte, zia Maggie, Onora-Ricorda.

Un grido di rabbia, il sorriso della zia Folle. E gli occhi si chiudono.

Un essere vivente in mezzo ad un bosco pieno di temporale.
Due esseri viventi Gio e Gio, in mezzo ad una stanza, vestiti con camici chirurgici, una litigata, la scoperta di Gio che la sua fidanzata è in dolce attesa.

Umiliazione, paura, angoscia, castelli di immagini d’apparenza, vizi e debolezze.

C’e tempo? Questo è il tempo!
Zia Maggie ride di gusto di fronte a noi, troppo mortali e troppo convinti della nostra onnipotenza egocentrica!
Questo è il tempo? O è scaduto il tempo? Ecco a voi i Ventidue Arcani Maggiori e prenda il via “Il Gioco dei Destini Sospesi”.
Si mischiano le carte, si voltano e si danza in un ballo che può riscattare l’anima custodita nel tempio del corpo.

La nostra coscienza è scossa dal voltarsi di Ventidue archetipi, frammenti presenti nel nostro complesso quotidiano di vita.

  • “In me non c’è la morte.
  • Ed in me non c’è vizio.
  • In me non c’è ingiustizia.”

Cosa dicono questi esseri mortali, capitati nello spazio della consapevolezza?!

I Ventidue Arcani dei Tarocchi si osservano e mostrano sguardi di misericordia verso questi tre forestieri che sanno così poco di loro stessi e delle loro esistenze! Non sanno più cosa è vita, morte, fede, amore. Non sanno più la differenza tra giustizia e legalità!

L’oggi è un dono da benedire! Per questo è doveroso come atto di speranza, vibrare e aprirsi all’amore, accordarsi all’unisono alla chiamata del dono di sé con i propri talenti, senza aggrapparsi alle apparenze, senza dimenticare il primo pulsare del battito di cuore.

Ri – Cor -Dare è una parola che ha in sé la radice di ‘cuore’. Dare ancora al cuore. Potremmo tradurla così ed avrebbe un significato più pieno e di abbondanza. La Madre non è proprio questo?! Dà e genera sempre tenerezza, rimprovera a volte ma non si stanca di continuare la sua missione d’amore.

Ed il Padre? Troppo spesso dimenticato, messo all’angolo, impotente nel pensiero e nel corpo, trasmette sterilità. Ed allora ri-cor-diamo il momento in cui padre e figlio, uomo e uomo si sono guardati negli occhi e lì vi è tutto il coraggio della stirpe regale dell’Uomo come Animale in senso positivo, pienamente connesso alla Natura, con la forza che può avere per portare avanti il disegno della Creazione e dell’Amore sublime.

M di Madre, Materia, Maria, Maddalena: aperta e splendente si offre alla vita.
P di Padre, Portatore, Profondo, Potente: colmo di forza nobile e pura penetra il mistero e completa il cerchio della vita.

Si è vivi per amare ed inebriare di bellezza questo mondo, sia che si è soli, sia in un viaggio con l’anima compagna, qualsiasi sia la missione si è vivi per donarsi agli altri servendo così se stessi di gioia!

Ma ecco la Scheggia di dubbio, il ‘non posso farlo’, il termine della legalità, il minuto che scade, la paura. Perché fare sacrifici in più? Perché impegolarsi in questioni dal sapore ercoliano? C’è poco tempo!

Buio e silenzio e paura: il tempo, le voci, la morte! La ruota del tempo che gira e scorre. Colpi e accessi di tosse: se le parole sono intossicate dall’ego e dalla insana caparbietà, senza sgorgare dal cuore, le parole si soffocano nell’anima, espirando per sempre.

Questo è il tempo dell’amare, per amare. E se non rimane nulla, se non il dolore, sia quella la via affinché si inizi ad amare, facendo dono di sé.

Lascia che io serva te perché servendoti, servo me stesso.

Se il dolore è l’ unica cosa rimasta, il servire con amore lo trasforma in gioia.

Quel tronco soffre ma si lascia alla natura senza remore. Invece questi tre esseri viventi debbono capire che la morte è la serva fedele del ciclo della vita, è parte della vita e non è il suo opposto. Lasciamo che ci smembri da egoismi, fantasmi di presunzione e lasciamo che ci trasformi per rinascere.

La povertà del peccato e l’umana miseria portano al crollo, allo smarrimento ma questo permette di liberare l’anima perché nello sconforto e nella bassezza c’è la possibilità di alzare lo sguardo e Lassù c’è la tua stella. Qui e ora guardala; guarda la tua stella e perdona il passato. Il tempo è qui ora, parla con amore, sii folle, sii in pace, nasci e rinasci, chiedi ciò di cui hai bisogno con Fede e danza la vita!

Gli Arcani si inchinano, le carte sono mischiate, Gio e Gio hanno scelto, il tronco ha scelto e tu cosa scegli?

Si ringraziano “La via di casa” , Gli Zelattori e Master Move Theatre di Monica Antonioli, il Centro Olistico di Busto Arsizio, con un abbraccio luminoso per il grande dono fatto!

erica g.

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