Due piedi calzanti un paio di ballerine in raso di seta nera, sono eretti accanto alla vetrata di specchi.
Non una grinza, solo morbidezza e gli occhi, toccando quelle punte, ne apprezzano la setosità: ricordi di Estati in cui pesche giovani e mature, con la loro tenera peluria invisibile, deliziavano luoghi traboccanti di eventi felici, deliziavano chi vi dimorava.
Quegli attimi verranno ancora? La stanza diventa vuota, almeno in apparenza, quei piedi si posano e si mostrano così, con tagli, cerotti, garze, grumolini di sangue. Hanno imparato da soli che i grandi sogni necessitano di abrasioni e medicamenti.
Lo hanno imparato da quando erano piccini… ed ogni paio di ballerine, testimone fedele, è conservato come trofeo. I piccoli sono capaci di intuizioni mirabolanti, proprio come i loro sogni. Quando si regalano un paio di ballerine, bisognerebbe soffermarsi sul quanto sono già pronti questi giovanotti e giovinette ad entrare nel mondo! Sono i grandi, spesso, ad averne timore.
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Questo incipit è un dettaglio per raccontare un libro e il genitore stesso di questo libro!
Ballerine Nere Numero 33, autrice Elisa Crosta.
Una creaturina deliziosa, con la voce del Sole che bacia la rugiada, il sorriso dell’Est sorgente.
Immaginarsi questo libro è accogliere se stessi nel modo più semplice possibile: tornare bambini. Ah, che magia! E non è nemmeno una strategia errata o banale, anzi! Pensiamo per un attimo, di fronte ad un trauma se potessimo comportarci come un bambino!
Un trauma è una ferita, un qualcosa di lacerato. A tal proposito, riporto qui le parole di Linda Di Ianni – dalla presentazione del libro a Blue Room Café – tratte da un noto psicoanalista come spunto di riflessione:
“Con il trauma si lacera la trama che tiene insieme aspetti sensoriali, emozionali e mentali; è la trama necessaria per fare l’esperienza e poi per ricordare. L’evento traumatico rischia, può rischiare di essere un oggetto straniero, non assorbito che erompe magari in flashback invadenti oppure in pensieri ossessivi. Se invece lo si comincia già a sognare, il trauma, la situazione estrema, se comincia il suo percorso verso la simbolizzazione
verso la propria elaborazione […]” cit. di Sándor Ferenczi, Psicoanalista ungherese
… allora si diventa capaci di metabolizzarlo piano, lentamente.
Cosa accadrebbe se davvero dinanzi ad un trauma risvegliassimo il nostro fanciullino? Saremmo folli o geniali?Lucia, la protagonista di Nove anni, di Ballerine nere numero 33, mostra un percorso.
Non è un libro per bambini o meglio, non è un libro qualunque.
Dovete immaginare che nasce da molti incipit, da un quadernone con la spirale a fianco, tra le pagine spiccano decine di post-it di mille colori, etichette e graffette, da dettagli sensati e profondi.Ma la profondità è riflessa in una leggerezza impressionante.
Temi toccati che viaggiano alle lunghezze degli abissi, presentati con gli occhi di una bambina che ha un prima ed ha un dopo.
Questo quadernone, scritto durante il tragitto da casa al lavoro, in metropolitana e nei venti minuti a piedi, colmo di frasi, parole, pensieri su pensieri, ha un grande potenziale. Arriva anche lui, con Elisa alla sera, sistemano insieme i bambini a letto, dopo le pappe, i giochi, le fiabe. Si ritrovano in una cucina dalle dimensioni microscopiche (Elisa adora la semplicità) ed ecco, questa piccola Donna e grande Madre, chiede al suo quaderno ne il permesso di compiere un lavoro di raffinatura: taglia, cuci e pulisci, con proposizioni e periodi.
Quel quadernone è il prima di Elisa, il libro è il dopo. E lo lascia andare, una volta finito, affinché incontri chi è destinato a lui, per una coincidenza, una vibrazione d’intesa, il Fato, Dio o quegli angeli che il cammino presenta.
Elisa, la divoratrice di libri, ricercatrice del proprio fanciullino, nata a Genova, trasferitasi a Roma per studio e lavoro, dipinge un trauma lacerante con gli occhi di un bambino.
Elisa, che passa tra una goccia di pioggia e l’altra, e così facendo incontra e discorre con un nonno conosciuto poco, il tempo sufficiente di strappare ed imprimere nel cuore filosofie di vita.
Elisa che restituisce la possibilità di vedere con gli occhi di un bambino le certezze, la routine, le abitudini, il linguaggio stereotipato dei grandi che scoraggia benché sia usato per proteggere.
L’avvertenza è che chi legge questo libro ha compiuto un percorso su di sé, ha saputo confrontarsi con il dolore, ha ritrovato sé con nuove risorse, ha trovato il suo ‘dopo’.È un’avvertenza poiché si tratta di un libro fragile, in cui i ricordi e gli oggetti diventano esperienze sensoriali, in cui si comprende quanto evoluti siano i bambini nel loro silenzio di ascolto assorto.
Le domande sono puntuali e sospese sino a che non trovano una adeguata risposta.
Elisa prende dei pennarelli, li ha comprati per creare il cartellone di presentazione della sua creatura: disegna un paio di ballerine, tanti fiori, il grembiule della mamma, la sua penna rossa per correggere i compiti, e la bacchetta di una fata.
Non si affida alle novità grafiche digitali, preferisce la grazia di un disegno a mano libera, della creatività semplice, che non passa mai di moda. Prende poi il telefono, pensa al suo mare di Genova, ai suoi ricordi, al suo prima e riflette sul dopo. Ha davvero tutto per essere felice, indossa le ballerine nere, con un numero differente.Desidera che anche altre donne, giovani ragazze, madri, abbiano la possibilità di un ‘dopo’ felice, di un percorso da avviare che sia un divisorio potente.
Ecco perché contatta la Cooperativa Sociale BeFree a Roma, devolvendo loro il compenso dell’autore per ogni copia del libro venduta (qui è possibile ordinare la copia del libro direttamente dalla casa editrice).
Perché un prima pesante è la leva che forgia un dopo leggero.
N.dR. La Cooperativa Sociale BeFree nasce dalla volontà di giovani operatrici per dare accoglienza, sostegno, formazione, aggiornamento nei campi riguardanti tratta, violenza e discriminazioni di genere. Tutto questo è analizzato ed affrontato da molteplici e svariati punti di vista offrendo davvero un aiuto ed un riferimento fondamentale per vittime e per chi desidera dare aiuto ed il proprio contributo.
Si ringrazia Elisa Crosta e la sua dolcezza!
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