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E’ Don Giovanni a portar Rose e Auguri

da | Feb 14, 2023 | Arte & Teatro | 0 commenti

“Don Giovanni” Libretto W. A. Mozart – L. Da Ponte | Regia di Serena Nardi | Orchestra Canova

Esistono molte forme di Amore ed altrettanti modi per celebrare, rendergli memoria, adombrarlo di significati e ricorrenze. Si prenda ad esempio il giorno di San Valentino: fiori, romanticismo, candele, doni, esperienze che oltrepassano la dolcezza, scivolando su lascive seduzioni di proposte odierne per trascorrere un giorno, il giorno, dedicato all’Amore.

Ma non ci si rende conto che ad essere celebrato non è l’amore, è l’egoica immagine di sé in un qualsiasi dì incorniciato nella convenzione.

Allora non prendiamo in considerazione le solite serenate da innamorati, guardiamo, scaviamo, entriamo con il potere di un animale Totem – la Talpa – quale l’introspezione, il discernimento nel Buio, la coscienza di energia e flusso che è attorno a noi.

Incontriamo il Don Giovanni esattamente nel giorno degli innamorati.

Lui che di cuori ammaliati e infranti se ne intende! Incontriamolo addentrandoci nel labirinto, il suo – ed anche il nostro – dove al centro c’è un Minotauro. Conosciamolo nel Buio e rendiamoci consapevoli di quanta nube c’avvolge, non è amore confuso, è qualcosa di sbiadito, è un atteggiamento volto al proprio <sgretolamento irrefrenabile umano> [dalle note di Regia di Serena Nardi].

14 Febbraio: ci sono sì, petali di rose rosse e colori decisi netti, tre in particolare, rosso, bianco e nero. È una occasione, un invito, lo stesso del Commendatore che rivolge a Don Giovanni.

Prima di arrivare alla risposta si intraprende il cammino sfidante di un circuito creato non dal genio di Dedalo: in tal caso è sempre l’involuzione della società attuale che prepara e incorre in <labirinti fisici e metafisici in cui ci perdiamo e ritroviamo, in specchi in cui ci cerchiamo con ansia per riscoprire errando tragicamente> [note di Regia].

C’è il rosso, il nero e il bianco, le tre scuole di magia, le tre alchimie, le tre discipline che esoteristi, curanderi e accorti uomini d’affari utilizzano. O sono semplicemente colori di aura, trovabili tra la gente di tutti i giorni, che combatte, si arrende, vivacchia, si alza o non si alza, è o non è?

Tali tonalità si possono usare distinte, con il sano acume e l’intellighenzia oppure, nel dissoluto atteggiamento del Don Giovanni, aggrovigliare le nuances, lasciarsi trascinare in vorticosi legamenti amorosi e frantumarli come canne al vento, salvandosi fuggiaschi dall’oblio, fino a che si è capaci di sperperare il proprio animo, di venderlo, e poi?

In questo Don Giovanni ci sono Petali di Rosa rossa e specchi: sogni di follia, di speranza e disperata agonia i primi vellutati, profumati, marchiati indelebilmente di quei nomi deflorati da un uomo sconsiderato. 

E questi specchi! Ah, terribili costruzioni disposte come intrecci geometrici, impossibili da risolvere.

I nostri cocci tenuti insieme da una corolla e poi disfatti, rovinosamente pioggia che si appiccica ai nostri pori, facili, presuntuosi, impertinenti come don Giovanni eppure tentati di divenire uno degli altri protagonisti, seppur colmi e quasi sbronzi di caratteristiche e vizi d’uomo, ancora salvabili però, disposti alla via di redenzione.

Don Giovanni invece dice no, soffoca tutto nel torpore nebuloso, la scena si ribalta e da ultimo conduce a lui, nel mondo del no e dell’inferno di sé medesimo.

I desideri malati, illusioni moderne, seduzioni acute che sul lungo termine sono mendaci e insane deviazioni, non possono che condurre al Rovente luogo, fulcro della propria non compresa perdizione, come se il no al pentimento porta all’unica dimora possibile per un non reo, l’io infernale, l’ombra di un Minotauro. 

Eppure in questo capolavoro di Mozart Da Ponte leggo l’appello all’uomo di oggi: puoi pentirti?

Non è un meraviglioso quesito d’amore puro e sincero?

Non è la scelta più caritatevole verso di sé per dimostrarsi pronti al sacro sentimento-emozione?

Lo si legge anche negli altri protagonisti, il Servo Leporello (la coscienza), Donna Elvira (l’archetipo del matto), Maestro e Zerlina (protezione, gelosia e l’abilita femminile, il potere di legare a sé l’amato, la richiesta di custodia come sancisce il vincolo coniugale), Donna Anna pronta al sogno dapprima, al coronamento di un amore, in ultimo? La sua ala spezzata la fa indugiare. Il Commendatore, primo e ultimo giudice retto (l’archetipo del Papa) può aprire alla dimensione di Eden oppure rigettare nell’ombra focosa, nelle ceneri e nei zampilli lussuriosi.

Nel Don Giovanni si nota dove conduce la propria dissoluta condotta, intesa come non amore e non sogno. Prima che l’anima sia dannata, recuperiamo senno e pentimento. E non si trova giorno migliore di oggi, del qui ed ora, per rivolgere all’io il più grandioso quesito di sempre: la salvezza amorosa che passa per l’umiltà umana. 

Puoi pentirti? 

Si ringrazia con affetto filiale la delicatezza di Serena Nardi, l’attenzione premurosa di Mara Grisoni; si ringraziano gli artisti, coloro che hanno permesso di realizzare la produzione, Giulio Rossini, il Mo Enrico Pagano e l’Orchestra Canova, la meravigliosa Renata Campanella, il Teatro Ospitante “Condominio” di Gallarate

erica g.

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