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Anita: la scoperta di Voce e Volto di una Roccaforte

da | Ott 15, 2021 | Libri & Cultura

mariafranzè Copertina-Anita
Anita di Maria Franzè

Incontrare la copertina di un libro e desiderare di entrare a farne parte conoscendo anzitutto l’artefice di un prodigioso esperimento di fisica e alchimia, è l’inizio non solo di una presentazione del frutto di un’autrice bensì, rappresenta il coltivare e diffondere una conoscenza bella, feconda, fertile.

Perché il percorso tra la cruda realtà storica e quotidiana non preclude la possibilità di un sogno da realizzare, l’analisi sottile che trascende molti fatti storici, portando una carica centrifuga, fa raccogliere elementi di introspezione su ciascun protagonista, su Anita ed il suo cosmo.

“Quando ho iniziato a leggere il libro di Maria, in anteprima, mi si sono da subito reso conto che avrei dovuto leggerlo tutto prima di immaginare qualsiasi ipotesi sulla copertina.
L’unica cosa di cui ero certo era la tecnica e che avrei utilizzato dei colori vivaci […] “
(Massimo Greco Pittore – in copertina il suo dipinto Sogni, urla e silenzi)

Ma c’è anche una forza centripeta, capace di condurre al centro, ad una roccaforte, una polarità sicura e luminosa, dai colori accesi, e qui c’è la voce di una Calabria intima e concreta, impersonificata da Maria.

Tra i lettori ed i protagonisti, tra chi ti ascolta e Anita, una cantastorie popolare con aneddoti, cosa ti contraddistingue?

Maria: – La lettrice e il lettore hanno un atteggiamento di ascolto di fronte al testo letterario, consentendo all’opera di “parlare”, ed è la stessa posizione che ho assunto nella stesura di Anita ma così è stato anche per i miei libri precedenti. In questa relazione ciò che mi contraddistingue dagli altri attori in gioco è il solo fatto che io sono l’autrice, o la cantastorie dei miei personaggi, per utilizzare la definizione di Mauro Geraci – antropologo culturale e cantastorie – nella sua lusinghiera Prefazione al mio romanzo. Durante la narrazione, mi identifico nei protagonisti e alla fine divento anche la più spietata lettrice di me stessa.

Cosa simboleggia la copertina? Quale significato ha questo fronte? Si tratta di un dipinto e nasconde certamente dettagli da ricercare…

Maria: -A me la copertina, il dipinto Sogni, urla e silenzi di Massimo Greco, evoca i numerosi momenti di stasi e movimento presenti nel romanzo. Parlandone con il diretto interessato, sono rimasta colpita ed incuriosita dal significato che le ha conferito!

La narrazione di Maria Franzé aiuta ad immaginare, lo avevo già sperimentato con “Le donne i bambini e la guerra”, dove tutto mi scorreva come un film di quelli che ti prendono. Alla fine ho trovato una soluzione che doveva essere tutto.” (Massimo Greco)

Anita, un nome che porta al pensiero di una donna carismatica quale è la donna di Garibaldi, in realtà quanto c’è di Maria, quanto c’è di biografico, di vita vissuta, incontrata in questo personaggio?

Maria: – In realtà, per quanto riguarda il titolo avevo le idee molto confuse. Dopo una lunga riflessione, ho scelto Anita ispirandomi ad Anita Riberas de Silva, una donna forte e coraggiosa, che tutti conosciamo come la moglie di Garibaldi. Anche la protagonista del mio romanzo, come l’illustre Anita Riberas de Silva, abbandona il Brasile seguendo le ragioni del cuore, abbandonandosi a mente libera e senza remore all’avventura di un lungo viaggio. Aggiungo che tale scelta è stata anche una strategia per liberarmi delicatamente, quasi sciogliendo un vincolo, dopo lunghi mesi di revisione e attaccamento, dal precedente romanzo, ancora nel cassetto, ambientato nel Risorgimento e il cui protagonista è uno dei volontari della Spedizione dei mille di Garibaldi.

Alla fine ho trovato una soluzione che doveva essere tutto.” (Massimo Greco)

Le tue terre: Calabria, Roma e in qualche modo il Brasile. La tua voce lascia impressa la sensazione di roccaforte, in questo libro guida i fianchi di una donna sulle spiagge e sulle strade.

Maria: -Ho la fortuna di possedere delle forti radici che mi hanno trasmesso perseveranza, energia ed entusiasmo, predisponendomi a vivere con curiosità qualsiasi esperienza, riuscendo poi a elaborare quel vissuto e a trasformarlo in altro, in qualcosa di bello, perché credo che ci sia un’insita bellezza in tutto ciò che incontriamo lungo il nostro cammino. Le mie origini calabresi, il temperamento fiero, forte e gentile dei miei genitori senz’altro hanno modellato la mia personalità e influito sulla mia scrittura e sul mio carattere.

“Come raffigurare il vissuto di certa drammaticità senza arrivare necessariamente a figurare Anita? Come sarà stata Anita mentre ascoltava le urla del padre e della madre? Come poterla rappresentare in certi momenti quando non riusciva a rifugiarsi nella lettura?” (Massimo Greco)

Che relazione c’è con i tuoi libri, i tuoi lettori, con chi fa parte della tua quotidianità (un autore ha un suo essere ogni giorno, ogni istante)?

Maria: – Con i personaggi dei miei libri ho un rapporto che definirei materno. Mi prendo cura di loro fin dallo stato embrionale ovvero quando appaiono all’improvviso nella mia mente, assumendo movimenti e forme che non riesco a decifrare e allora me ne allontano, per vederli meglio, coltivando le mie passioni che stimolano la mia creatività: leggo, faccio meditazione, pratico yoga, esco a fare lunghe camminate, incontro i miei amici, mi occupo della mia famiglia e poi ritorno da loro che iniziano lentamente ad acquisire delle sembianze, mi figuro i loro caratteri e di conseguenza le loro azioni, il loro ruolo nella storia. A questo punto sono finalmente pronta a scrivere. Da brava mamma, l’accudimento durante la stesura non viene meno. Scrivo tutti i giorni, leggo, rileggo, cancello, riformulo frasi finché il manoscritto non prende la forma da me programmata e desiderata. In questa fase, quella della stesura, c’è la presenza amorevole ma integerrima della mia amica Lolita Borghese che ringrazio e con la quale coltiviamo un dialogo costante che va oltre la scrittura. Con le sue fertili osservazioni mi aiuta a meditare su alcuni punti deboli della trama, a ritrattare dei passaggi o a eliminarli del tutto. Oltre che amica adorabile ormai la considero anche la mia assistente. E per finire, ai miei lettori mi lega, e lo dico senza esitazione, una sincera gratitudine e un grande affetto.

 “Come saranno stati quei momenti traumatici, di perenne riflessione, che ne hanno determinato probabilmente un modo di essere e di fare, le scelte stesse e probabilmente determinato il riscatto nella vita?” (Massimo Greco)

Quale coraggio, perché un libro così implica una forza grande, nata da gesti e esperienze densi, profondi, con i tratti delle terre calabre, potresti descrivere?

Maria: Credo di essere una donna coraggiosa seppur con delle crepe di fragilità, ma scrivere Anita non è stato un atto di coraggio da parte mia, è stato un momento di pura creatività in cui mi sono sentita libera di esprimere la mia soggettività, come avviene d’altronde sempre nella scrittura.

“Alla fine, in quell’immagine, in quelle mani posate non necessariamente a mo’ di rassegnazione ma, forse, più di attesa, in quella quasi penombra interrotta da una luce surreale, ho trovato quella sintesi che poteva essere anche una finestra sulla storia della madre prima e della figlia poi.
Chissà se questa impronta “a colori”, di una copertina, ha condizionato in qualche modo l’immaginazione dei lettori.”
(Massimo Greco)
Chi ha letto il libro

-Anita mi ha travolto in modo forte ed impetuoso come il vento caldo della giovinezza

-Fa rivivere storia del novecento attraverso avventura avvincente della sua vita

-Anita… la meditazione per lei è la strada maestra verso la trasformazione che porterà le sue esperienze a non essere più casuali ma causali

Ringrazio Maria Franzè, la “Coraggiosa Donna della Roccaforte Calabra”, per la sua dolcezza e grinta che inebriano e si rinnovano ad ogni conversazione, dando un significato in più!

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