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Adornati di piume, oltre le cascate, ascoltando voci D’Angelo

da | Lug 19, 2021 | Arte & Teatro

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Apro il dizionario, cerco tra le pagine ingiallite la lettera “S”, sfoglio con pacata solerzia i fogli tanto delicati, sgretolabili se non trattati con devozione, scorro sino a trovare la parola cercata: “soubrette“.

Ecco il dizionario suggerisce tale definizione:

Questa parola che nell’immaginario collettivo evoca mondana leggerezza, in realtà nasconde sotto al gusto fresco e frizzante tutte quelle peripezie, quegli intrecci e quei ricami tipici di una quotidianità nostra, ben visibile se capaci di osservare a fine giornata, le azioni, i gesti, gli inconvenienti, gli scontri e gli incontri dell’umano esistere.

Forse è per questo che nasce l’Operetta, per deliziare, pur trasmettendo sottili messaggi, tra danze, canto lirico, prosa, comicità.
Rivolto ad una borghesia dall’intensa vita sociale, in via di affermazione, questo genere teatrale, con le sue storie incredibili, nostalgiche, stuzzichevoli, allietano perché il lieto fine c’è, sempre, comunque.

L’Operetta oggi può diventare un medicamento, una terapia, c’è bisogno di lieto fine, di inizi leggeri -e non vuol dire che siano superficiali!- e attimi libertari.

Ecco, l’Operetta dona queste sfumature all’animo. C’è una compagnia la cui missione è quella di portare le storie di un genere da scoprire nuovamente, che richiama a sé e trasmette con mite potenza, virtù e coraggio, grazie ai vari protagonisti, dalla Vedova Allegra, alla Principessa della Czarda, al Cavallin Bianco, con una giusta dose di soave malizia.

Le voci e l’atmosfera coinvolgono, portando il pubblico dentro alla storia, in un palco che appare un anfiteatro, gettato con grazia e lungimiranza su una distesa verde, in un clima montano, da mani e idee sagge, credenti ancora nella cultura e nella bellezza dell’arte (stiamo parlando del Comune di Cunardo – provincia di Varese-).

Tutti si uniscono alle arie, in un coro per nulla arrugginito. Si avvicinano a quella Donna Angelo, colma di fermezza e decisione, dolcissima nei tratti e nella voce, un soprano dai lineamenti ateniesi, con piume e abiti portati da un’automobile appena lucidata, dal carattere ancora da forgiare, perché si tratta dei primi del Novecento.

Accompagnata da un fidato amico – questo è ciò che appare – assistendo al Gran Galà di Operetta, che interpreta passi di prosa comici, canta arie con le note di un Baritono divertente (Matteo Mazzoli), a tratti mondano, poliedrico nello snodarsi di un percorso storico e teatrale, assolutamente centrato e determinato a trasmettere il sorriso, la curvatura all’in su delle labbra dell’Arte.

Questa Soprano, Elena D’Angelo, candida, inconfondibile come voce, leggiadra si può dire, duetta e giunge sulle cime più alte grazie ad un Tenore profondo (Alessandro Fantoni), riservato, misterioso, in quei brani dove occorre sottolineare, rivelare l’arcano di un dilemma, per sciogliere quei dubbi, per rendere uno sguardo schivo, l’arcobaleno del lieto fine.

Elena D’Angelo con la sua Compagnia d’Operette regala il lieto inizio, portando avanti una missione affidatale da Arte.

Elena, una musa ateniese che canta e ammalia, timida, una grazia celeste, sul palco dimentica ogni timore, ogni remora ed è il personaggio, la sua storia, l’avvicendarsi di peripezie ed infine il già citato “lieto inizio”, perché piuttosto che una fine, si apre un nuovo percorso! Ecco il messaggio che Elena ed i suoi compagni di viaggio trasportano dentro di sé, nella sede delle corde vocali… al momento opportuno, viene diffuso… che sia in un cortile, in un anfiteatro, su un palco, ovunque!

Per giungere da Elena abbiamo passato una Cascata (cascate della Valganna), simbolo di moto, dinamicità, rottura di una staticità… benchè siano immutabili nella forma eppure in continuo movimento, scorrono maestose… l’essenza di ciascuno è quella sacra aria da rivelare per cui non si deve barattare con nulla, è dentro di noi che risuoniamo nel cosmo, il resto scorre e muta, si evolve!

Un Galà di Operette dove il buon inizio non manca, aspetta noi, ed Elena affiancata dai suoi compagni “educa”, conduce al di fuori, con tale aria:

Tace il labbro, t′amo dice il violin
Le sue note dicon tutte m’hai d′amar
Dell’amor la stretta chiaro a me parlò
Sì è ver tu m’ami, tu m′ami è ver” (tratto da “La Vedova Allegra” – Tace il Labbro -)

Si ringrazia con cuore, la Compagnia di Operette di Elena d’Angelo; si ringrazia per la lungimiranza e l’attenzione alla cultura, il Comune di Cunardo!

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