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A Cavallo verso… Serena Guerra

da | Set 27, 2022 | Libri & Cultura | 0 commenti

Tra chiacchiere, zoccoli e profumo di cuoio | Incontro con Serena Guerra | Autrice de “A cavallo verso nessuno” |

<L’unica ragione per la quale il cavallo non parla è perché la conformazione della sua bocca non lo permette> Lev Tolstoji

“Si arriva a fare ciò che la lunghezza del proprio braccio consente. E se ciascuno di noi potesse fare soltanto quello, saremmo capaci di dare e ricevere abbondanza. Sarebbe sufficiente.” – Serena Guerra
Con questa frase si apre una conversazione che pur trattando dei nobili quadrupedi, va ben oltre. Traccia una filosofia, uno stile di vita, un pensiero da cui trarre riflessioni, comprendere quanto non esista la casualità. Ogni gesto trova la propria energia di risonanza. I vari percorsi di Serena Guerra ne sono la piena dimostrazione. Opportunità, aperture, cambi di direzione che si intersecano, si sovrappongono, si aprono, si chiudono, si avvicinano senza sfiorarsi e poi riconducono altrove. La luce e l’equilibrio sono le leve da impiegare con costanza e disciplina.

Serena Guerra: è quasi spontaneo raccontarla attraverso le casualità che l’hanno condotta per i meandri della vita.
Uno tra i primi episodi “fortuiti” fu l’incontro con i cavalli avvenuto a circa 20 anni. Sino a quel momento il suo sogno – non realizzato – si concentrava sul divenire educatrice di cani da slitta. La fascinazione dei nobili quadrupedi su Serena fu tale che già dopo un anno, riuscì ad avere il suo primo cavallo di nome Jonny.

L’amore ed il coinvolgimento verso le discipline equestri l’hanno aperta al mondo fatto di selle, cuoio, lunghine, concorsi a 360 gradi. Un amore in cui l’ardore iniziale è maturato, con sfide e salti ad ostacoli (e non solo quelli addobbati delle gare!). I cavalli diventano il proprio specchio e di rimando noi stessi lo diventiamo per loro.
Con questi splendidi destrieri possiamo lavorare ad un livello emotivo, accudendoli, osservandoli, chiedendo loro di instaurare un dialogo. C’è un altro tipo di richiesta, più concreta. Con i cavalli facciamo equitazione in senso stretto, li montiamo ed in parte li “sfruttiamo”. Ecco il sottile filo teso tra queste due realtà: l’approccio emotivo e l’apprendimento scolastico per guidare un cavallo e far sì che si lasci “domare”. Il cavaliere, chiunque decida di avvicinarsi al cavallo, deve essere disposto a diventare un po’ funambolo, camminando sulla linea che è empatia e disciplina. (clicca qui una intervista di approfondimento)

Serena, di cui si legge nel retro di copertina di “A cavallo verso nessuno” – il suo libro – questa descrizione:

<Dal 1990 lavora nel mondo dei cavalli, prima come artiere e groom, poi come istruttore di equitazione inglese e giudice di dressage. Dal 2005 al 2010 ha praticato kung fu tradizionale presso varie associazioni sportive. Ad oggi è presidentessa della ASD “La mezza fermata”, da lei fondata, che si occupa della pratica e della divulgazione degli sport equestri.>

Un periodo condensato in cui è necessario prestare ascolto alla voce accogliente di Serena affinché una nuvola di vapore diffonda il suo pensiero, aprendolo, come la corolla delle margherite si offre ai primi raggi che fanno capolino all’alba.
Nel lavoro di artiere l’autrice è cresciuta interiormente, comprendendo il valore e la forza della propria motivazione. Tale insegnamento l’ha fatto proprio, arrivando a trasportare quello che accade nei dialoghi e nelle relazioni umane, nell’equitazione. Per questo sono state necessarie molte ore dedicate a pulire i box, spalare letame, dar cibo ai cavalli. L’umiltà che segna e offre nozioni impareggiabili, respirando quell’aria talvolta acre e densa: Serena ha colto successivamente fiori.

<Per me l’unica cosa che contava davvero era poter avere un cavallo, poter stare con lui più tempo possibile, e non mi curavo di quali sacrifici dovessi fare per poter avere queste cose.
Non mi importava di arrivare al maneggio all’alba, se la prima cosa che vedevo era Jonny affacciato alla finestra del suo box. Non mi importava di spezzarmi la schiena tutto il giorno, pur di avere un paio d’ore da dedicare a lui. Non mi importava di essere trattata come la più umile serva, perché non c’era orgoglio che non potessi ingoiare pur di avere il mio cavallo al centro della mia vita.>

Serena da artiere diventa istruttore, sempre con ferrea volontà e amore incondizionato, partendo sempre dal relazionarsi con il cavallo nel suo luogo quotidiano, il box.

<Dal box di un cavallo, puoi capire molte cose. Guardando i suoi escrementi, osservando le condizioni della lettiera, capisci subito se, magari, è stato male durante la notte; se si è agitato o è rimasto tranquillo, se ha mangiato con appetito oppure svogliatamente. Anche quando ho iniziato a lavorare come istruttore, non ho mai permesso che fosse qualcun altro ad occuparsi del box del mio cavallo. E sono convinta che sarebbe bene che ciascun cavaliere lo facesse. Chi non è disposto a pulire il proprio cavallo, per come la vedo io, non merita neppure di salirci sopra.>

Immaginiamo di interagire con un essere umano. Quando parlo con una persona è spesso spontaneo domandarsi: sono capito? Mi ascolta o sente? È timoroso? È arrabbiato? È insicuro? Sono gradevole, interessante, attraente tanto da attrarre lo sguardo?
Quanti allievi si pongono questi quesiti verso un cavallo? Quanti montano sul cavallo impartendo ordini in modo sbagliato, e se il cavallo non esegue, invece di domandarsi: “Riesco a farmi capire? Cosa sto sbagliando?” si intestardiscono senza cambiare approccio, convinti che il cavallo sia uno stolto! Ma con gli umani oserebbero comportarsi così?!?

<“Ehi, tu! Vammi a prendere un caffè!”>: immagina cosa accadrebbe! Con il cavallo si dà per scontato che lui sia lo schiavo di tutti (anche morale) il cui dovere è ubbidire a chiunque. Il cavallo è un animale che lavora con noi. Per eseguire bene il suo lavoro, ha bisogno di chiarezza, di coinvolgimento, di rispetto e di motivazione, proprio come un artiere, solo che siamo noi che dobbiamo darla a lui.>

Debbo diventare quell’umano responsabile del suo coinvolgimento!

È un processo impegnativo, in cui rimboccarsi le maniche, accogliere le lezioni impartite dai cavalli, bravissimi maestri d’umiltà!
Serena, oltre ad aprire la conoscenza verso la strada comportamentale, non dimentica l’importanza della scuola classica poiché, quando si sale in sella, si diventa guide per il cavallo e non ci si può permettere di avere piedi e testa tra le nuvole. Il legame può diventare davvero molto forte se fiducia, disciplina, equilibrio e ascolto convergono in un assetto armonico. Di errori ne si faranno molti, è normale. Nello stesso tempo è fondamentale non permettere allo sbaglio di sopraffarci, di lasciare il comando al cavallo, di imbrigliarci nell’orgoglio. Non si deve arrivare a spezzare i fili intessuti tra cavallo e cavaliere, dopo molto allenamento, altrimenti si provoca dolore. In sella bisogna essere dei buoni guidatori, accettarsi con i propri limiti, essere disposti a ripetere un esercizio tante volte quanto è necessario. La motivazione e l’amore verso chi ci ha accettati sulla propria schiena debbono essere altissime.
Serena si immerge per un ventennio negli abissi del dressage, gestisce un maneggio, La mezza fermata, è istruttrice e giudice nelle gare. Ne vede tante di lezioni, e non solo sul campo.

<Ho avuto un istruttore che diceva sempre: “Se dovete fare una cavolata, almeno fatela fino in fondo!” . Nella vita, e a cavallo soprattutto, riescono bene le cose in cui siamo veramente disposti ad andare fino in fondo, senza vacillare, senza ripensamenti, senza mezze misure. Senza fermarci di fronte alle difficoltà, rimanendo pronti a qualsiasi sacrificio o fatica, perché il nostro obiettivo ha, per noi, un valore che supera tutto questo. Ogni piccolo errore può trasformarsi in qualcosa di diverso, come una nota stonata che un abile musicista riesce a raccogliere, costruendole intorno un accordo che la reinserisce nella melodia. Al contrario, le cose giuste fatte senza convinzione, senza anima, senza volontà, raramente funzioneranno; soprattutto con i cavalli che, come nessun altro, sanno leggere dentro di noi. Molti cavalieri, quando si inizia a sudare, ad applicarsi su esercizi che non riescono, si gettano nelle paludi di frustrazione e sconforto, iniziano ad evaporare, a perdere interesse. Queste persone, con il cavallo giusto, potranno anche ottenere dei risultati sportivi, ma saranno sempre dei cavalieri a metà: tappi di sughero sopra un mare di cui ignorano la profondità.>

Ora la sua visione abbraccia orizzonti più ampi, si è distaccata solo un poco dalla sfera equestre. Nei suoi progetti c’è la scrittura di un manuale a tutto tondo sull’approccio verso il cavallo dal punto di vista sia dell’animale che del conducente.
Chiedo se è soddisfatta della propria esistenza, Serena risponde alla toscana: “Sono contenta matta!”
Non avrebbe voluto un’altra vita, si è sempre sentita la bambina che era, certo con una maturazione più cosciente, pur avendo quel brio paragonabile ai pop-corn che si cuociono in una pentola, mettendo il coperchio affinché non schizzino ad ogni angolo della cucina!

Serena ha scritto “A cavallo verso nessuno”, chiacchierando con lei mi vien da pensare che per la strana volontà del destino, con il pensiero di un cavallo mi sono trovata a dirigere i miei passi verso Serena ed una nuova filosofia, ancor più concertante verso una visione globale, completa, armonica.

“Chiedimi di mostrati poesia in movimento e ti mostrerò un cavallo” -Ben Jonson 

Si ringrazia con profonda ammirazione Serena Guerra e tutti i cavalli!

erica g.

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